La storia di fedeltà a Cristo dei Martiri di Otranto -VIII

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I santi Antonio Primaldo e 812 compagni martiri, conosciuti come Martiri di Otranto, ricordiamolo ancora, sono stati uccisi in odio alla fede il 14 agosto 1480 dai Turchi guidati da Gedik Ahmet Pascià, per aver rifiutato la conversione all’Islam dopo la caduta della loro città. Beatificati il 14 dicembre 1771 da papa Clemente XIV, sono stati canonizzati il 12 maggio 2013 da papa Francesco.

E noi, che ci dichiariamo cattolici, saremmo disposti a dare la nostra vita pur di non rinunciare alla fede in Gesù Cristo? Riflettiamo, meditiamo, preghiamo e cerchiamo di diventare cattolici più convinti, più convertiti, più seri.

Concludo il mio discorso sul Re dei Re, ovvero su Gesù Cristo, Nostro Signore, su Maria Santissima, Regina di tutto, e su noi poveri mortali immensamente amati ma anche immensamente in pericolo di “non vita eterna”. In questo tempo di Covid, chi più chi meno, siamo abbastanza spaventati e confusi, viviamo di incertezze sotto molti aspetti: il lavoro, la scuola, la casa, la salute, il futuro nostro e dei nostri figli… Pare non esista nemmeno una banca in cui gli investimenti siano davvero al sicuro e portino davvero frutti certi delle nostre fatiche. Un virus piccolissimo ci è piombato in casa e vacilliamo su tutto. E’ un buon momento per capitalizzare proprio la debolezza esistenziale, per renderci conto che la figura di questo mondo è destinata a passare e forse lo sappiamo, ma come e in quale momento abbia da passare genera comunque paura.

Il cristiano, invece, non ha mai paura, non dovrebbe averne, se non per qualche piccolo e breve istante, per poi subito affondare nella fede, nella speranza e nella carità, in Dio, in Gesù e in Maria, perché anche se cadiamo e cadremo tutti, prima o poi, cadremo sempre nel palmo di Dio, se saremo disposti ad esserGli figli e figlie per davvero. Questa è l’unica vera ed eterna consolazione: che siamo Figli di Dio e lo siamo realmente! Ma dobbiamo puntare alla santità, per la nostra salvezza e per tutti i nostri fratelli.

Dovremmo anche noi combattere come fecero i santi e i martiri (e quelli di Otranto sono da Magistero infallibile!) perché nessuno vada perduto…

No, nessuno ha da finire all’Inferno; forse questo non sarà possibile, ma mettercela tutta è la vera battaglia finale. Non c’è stato eroe, né ci saranno mai eroi più grandi dei cristiani che daranno la loro vita per la salvezza anche di una sola anima.

Adesso, che ho finito veramente, mi rivolgo di nuovo a te, figlia mia, che hai “provocato” questa mia piccola storia: sai che facciamo, dopo che hai avuto la pazienza di ascoltarmi mentre, scrivendo, ti chiedevo il tuo parere? Imitiamo quella otrantina senza nome, schiava del turco a Valona, e pregando ardentemente Gesù e Maria, mettiamo anche noi queste poche pagine in una barchetta senza marinai e senza vele e lasciamola andare nel vento dello Spirito Santo, per sbarcare dove Dio vorrà… se lo vorrà. Anche le nostre vite lasciamole guidare da Lui.

La tua mamma, una parrocchiana della diocesi di Otranto, come te.

 Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Mt 5, 3-12).

 

(8- fine)

 

 

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