La storia di fedeltà a Cristo dei Martiri di Otranto – VI

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La storia di fedeltà a Cristo dei Martiri di Otranto – IV

La storia di fedeltà a Cristo dei Martiri di Otranto – V

 

I segni Prodigiosi

Dopo la strage degli otrantini, i cui corpi rimasero privi di sepoltura per 13 mesi circa, a causa del divieto da parte dei Turchi di avvicinarsi alle salme degli infedeli trucidati, i segni del cielo si manifestarono quasi subito ed è doveroso ricordarli perché la Chiesa stessa, sin dal primo processo di canonizzazione, cercò segni e prove soprannaturali che confermassero la santità dei martirizzati. Innanzitutto questi segni numerosi sono enunciati dalle testimonianze dell’Informo, ma anche da molte altre successive, rese dal popolo stesso, nel corso del tempo.

Tutti concordano nel riferire che i corpi, pur giacendo per oltre un anno insepolti sotto le intemperie del tempo e in preda alle bestie selvatiche, non solo non conobbero la corruzione, ma non furono sfiorati né da cani, né da uccelli o da altre fiere, né dai vermi della decomposizione. Non emanavano nemmeno cattivo odore, «anzi, emanavano odore soave». È davvero impressionante! E lo è ancora di più perché un testimone, in particolare il nobile Angelo Pavosio, così riferì: «E tuttavia, essendo stato decapitato dagli stessi Turchi, non dopo molti giorni dall’uccisione di detti Santi, un certo altro forestiero nel medesimo luogo e lì abbandonato insepolto, tuttavia i cani accedettero a mangiare la sua carne. Ma ai corpi dei detti martiri non si approssimarono mai».

 

Le luminarie di Otranto dei nostri giorni

 

Inoltre, tutti e dieci i testimoni dell’Informo concordano nell’affermare che furono viste «molte luminarie miracolosamente accese e ben visibili sopra quel luogo in cui giacevano essi cadaveri dei suddetti morti; ed anche sopra la chiesa arciepiscopale otrantina, dopo che gli stessi corpi lì rimasti per tredici mesi, recuperata la città di Otranto, furono trasportati nella detta chiesa per mandato del duca di Calabria e là onorevolmente custoditi». Insomma, luci miracolose brillarono sia sul colle della Minerva che sopra la chiesa, ma anche all’interno accadeva che alcune volte la cattedrale si illuminasse in piena notte, realizzando pienamente ciò che sta scritto nel Vangelo di Matteo (5, 14-16): «voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

Ma ci fu ben altro! Nel 1537 e, successivamente anche nel 1644, i Beati Martiri sarebbero apparsi ai Turchi che di nuovo volevano muoversi contro Otranto, manifestandosi a Guerrieri armati posti a difesa delle mura della città. Dalle Relazioni Ufficiali, tra il 1660 e il 1662, Pompeo Gualtieri, canonico della chiesa di Otranto, riferì un’altra apparizione dei Martiri nell’anno 1672 nei pressi della chiesa dei Francescani minimi, in cui alcuni contadini li videro in fila come se andassero in processione. Si verificarono numerose altre apparizioni anche nel 1677, dopo la mezzanotte di mercoledì 6 gennaio, di giovedì 14 e di sabato 30 gennaio, nonché di sabato 6 febbraio, più una, verso le due di notte della domenica 21 febbraio, tanto che, come riportano i documenti della PSM: «Monsignor illustrissimo Piccolomini d’ Aragona nostro Arcivescovo la stessa sera scese in chiesa, dove trovò accorso tutto il popolo e, dopo aver fatto cantare devotamente le Litanie della Beatissima Vergine nella Cappella dei Santi Martiri, con la colletta dei medesimi santi, esortò ognuno alla vera penitenza e alla Comunione generale e ordinò il digiuno universale per il lunedì successivo».

Sono documentate anche numerose guarigioni da idropisia, cecità, pleurite, malattie di cuore e altre malattie; un pescatore testimoniò di essere stato sparato per errore al petto, dove portava sempre con sé una piccola reliquia e che riportò una leggera lividura, anziché morire.

Il culto ai Santi Martiri di Otranto divampò come un fuoco in tutta l’Europa e nel mondo, tanto che da ogni parte erano richieste reliquie. La loro fama era al culmine e la fede dei cattolici ne uscì rinnovata e rinforzata. La Chiesa, ancora una volta, crebbe in età, sapienza e grazia per la testimonianza resa dai santi e dai martiri e sarà sempre così, fino alla fine dei tempi.

Dunque? La risposta alla crisi della fede è la santità come migliore apologetica, come perfetta evangelizzazione, come realizzazione autentica della vocazione di ogni battezzato, sapendo che la Chiesa Trionfante non è affatto separata dalla chiesa militante, bensì è ancora più vicina a noi perché è la chiesa dei viventi in Cristo.

Cristo è da sempre e per sempre il Re dei Re, Colui che Regna alla destra del Padre accanto a fratelli che sono stati degni di stare insieme a Lui, nel Regno della Santissima Trinità, come scrive san Paolo nella seconda lettera a Timoteo, 2, 11-12: «Certa è questa parola: se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui, se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo», ma….poco prima si parla di una battaglia da vincere: «Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù» (2Tm 2, 3), e questa battaglia, durissima, fino all’ultima goccia di sangue, è contro le forze del male e dei suoi principati, contro il demonio e tutte le menzogne che sparge sottoforma di eresie, di deformazioni dottrinali, di persecuzioni e di tribolazioni. Non è una guerra che abbiamo dichiarato noi uomini a Satana, ma è stato Satana, sin da prima della creazione del mondo ad aver dichiarato guerra a Dio, una guerra che non potrà mai vincere, sia chiaro, ma che può portare all’Inferno molte anime, riuscendo a convertirle all’adorazione del principe di questo mondo, ovvero a lui, il serpente.

 

(6-continua)

 

 

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