Nella parte precedente, eravamo rimasti con Vasily Petrovyč che riassume Tolja come autista, anche se egli si atteggia sempre come guardia del corpo. Questo fa parte della sua persona, ma la cosa infastidisce molto il Presidente, tanto da sembrare praticamente già pentito di averlo riassunto. Infatti, non fa altro che guardarlo male, cercando di ignorare invano la sua presenza. Per il momento, l’unica persona che ha dimostrato contentezza nel rivedere Tolja come guardia del corpo del Presidente è la segretaria presidenziale Bella, che gli offre un suo solito: caffè macchiato.
Intanto, il Ministro delle Finanze Michajlo Ivanovič apre una riunione dicendo ai presenti: «Grazie per essere qui. Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovato seduto allo stesso tavolo con quasi l’intera… élite imprenditoriale dell’Ucraina».
L’ élite in questione è formata da donne, vecchi e anche ragazzini, alcuni completamente disinteressati. Come è stato accennato nel precedente episodio, Michajlo Ivanovič ha convocato i parenti dei politici ucraini, in modo da poter discutere, o piuttosto decidere, l’utilizzo dei loro fondi, visto che stanno per ricevere tasse davvero pesanti. Come ha fatto per i politici, chiama per nome ciascuno dei presenti e li interroga, elencando le rispettive proprietà: distributori di benzina, squadre di calcio, saloni di bellezza, distillerie, società di motori a reazione. Quest’ultima è intestata ad un ragazzino tra i dieci e dodici anni, che gioca con l’i-pad, con le cuffie, completamente ignaro di cosa stia accadendo intorno a lui o del perché si trovi lì. La madre si giustifica affermando che è stato il nonno ad insistere per lasciargli la società. E allora Michajlo Ivanovič domanda alla signora: «E chi sarebbe il nonno?».
«Ah, mi può credere; è un santo».
E subito dopo, la scena successiva mostra il Ministro degli Esteri Serhij Viktorovič è insieme a dei politici georgiani, che escono da una chiesa con il prete ortodosso. La sua instancabile assistente Oksana Skovoroda guida gli ospiti verso la prossima meta, mentre il suo superiore rimane a parlare della chiesa con il sacerdote; a quanto pare, un giudice ha dato tutte le sue ricchezze per ristrutturare l’intero edificio, opere d’arte incluse, per poi farsi monaco. Il prete voleva presentarlo al Ministro degli Esteri, ma Sebastian, così si chiama il benefattore, in quel momento, era troppo occupato a rimproverare in termini giuridici il proprio cane, che aveva assalito un pollo per mangiarselo.
Oltre alla guardia del corpo appena riassunta, Vasily Petrovyč si ritrova davanti un’altra seccatura: sua sorella Svetlana Petrovna Sakhno. Ella si presenta senza preavviso nell’ufficio presidenziale e, ovviamente, la sua non è una visita di cortesia. Siccome ha perso il lavoro, vuole che il fratello gliene trovi uno.
«Un lavoro?» domanda Vasily Petrovyč «E quale?».
«Non lo so, a me sta bene qualunque cosa. Decidi pure tu. Capo della tua segreteria, o… O Ministro delle Ferrovie. O magari… Anche sindaco di Odessa. Per me va bene qualunque cosa. Ad ogni modo, se proprio dovessi scegliere io farei… il Capo della Dogana, uh?».
Più per l’incredibile sfacciataggine di Svetlana Petrovna, Vasily Petrovyč si rifiuta di accontentare la sorella per essere contro il nepotismo. Come Svetlana, anche Vasily è piuttosto sfacciato, visto che poco tempo prima aveva fatto diventare Ministri i suoi compagni di scuola, tra cui la ex-moglie. Sì, è vero che loro, a differenza della sorella, avevano una minima competenza nei loro rispettivi campi, ma proprio minima, come abbiamo già potuto constare nella parte IV.
Invece, le cose sembrano andare bene con Michajlo Ivanovič, che ha dimostrato ai presenti che i guadagni che ricevono somme fruttate dalle proprietà a loro intestate sono superiori rispetto a quelle dichiarate allo Stato. Inoltre, consegna anche a ciascuno di loro un mandato di comparizione, informandoli che fino alla data della prima sentenza nessuno può lasciare né la città di Kiev, né il Paese. I più anziani si mostrano abbastanza preoccupati della cosa, altri un po’ meno, specie una donna che ha passato tutto il tempo della riunione a fare foto e selfie e se n’è fatto uno persino con il mandato; si scoprirà poi che ella è la figlia del Primo Ministro Jurij Ivanovyč Čuiko. Il Ministro delle Finanze chiude così l’incontro con i parenti “corrotti”.
A proposito di parenti, Svetlana Petrovna non demorde, e prova a chiedere aiuto a Serhij Viktorovič, al quale chiede di farla Ambasciatore di un Paese estero. Il Ministro degli Esteri la informa che per lei sarebbe impossibile farlo perché dovrebbe imparare il galateo, esperienza che lui, avendola vissuta in persona e da poco tempo, non augura a nessuno. Allora Svetlana dice: «Ci sono 197 Paesi nel mondo. Ho controllato! E ora, tu vieni a dirmi che non ce n’è uno in cui potrei fare l’Ambasciatore non parlante?».
«La Russia».
«Oh, a me serve un lavoro, non un esilio».
E qui torniamo all’ennesima frecciata gratuita nei confronti della Russia. Ma a giudicare dal suo attuale Ministro degli Esteri, Sergej Viktorovič Lavrov, in carica dal 9 marzo 2004, la Russia non sembra un Paese dove non si parla. Anzi, viste tutte le recenti censure che ha subito nel mondo, direi che si cerca di farla tacere il più possibile. A proposito del Ministro Lavrov, non è curioso il fatto che lui e il Ministro degli Esteri della serie televisiva abbiano lo stesso nome (Serhij Viktorovič – Sergej Viktorovič)?
È difficile dire che la cosa sia voluta. Se così fosse, allora non ci sarebbe alcuna ironia satirica, visto che il Ministro degli Esteri dell’Ucraina immaginario fa parte della categoria dei personaggi “buoni”. Se invece, cosa più probabile, la scelta del nome è stata assolutamente casuale, con grande dispiacere di Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, questa fiction ha dato alla Russia, nonché a Sergej Viktorovič Lavrov stesso, un buon motivo per ridere.
Tornando alla fiction, oltre all’ipocrisia, c’è un’altra cosa che accumuna i due fratelli Holoborodko, e cioè l’ignoranza: i Paesi nel mondo sono in totale 206, di cui 195 riconosciuti “sovrani” e altri 11 sono Stati semi o non riconosciuti (sono considerati tali solo gli Stati indipendenti e non quelli membri di federazioni). Se Svetlana Petrovna vuole fare davvero l’Ambasciatore, dovrebbe fare ricerche più approfondite. Tuttavia, non sembra esserci questo rischio, visto che arriva Oksana Skovoroda, la quale si inserisce nella conversazione e spiega a Svetlana che i posti che desidera lei richiedono appoggi dall’alto, ovvero dal Presidente, mettendola così davanti alla realtà. Tutto quello che riesce a procurarle è un posto di addetto alla cultura in Mongolia. A questo punto, ella decide di rivolgersi a Michajlo Ivanovič per farsi aiutare.
A sera fatta, Vasily Petrovyč e Michajlo Ivanovič, in seguito raggiunti da Serhij Viktorovič, guardano il servizio della giornalista Yana Klymenko sull’inchiesta per evasione fiscale dei parenti dei politici corrotti. Anche questa volta, Yana si mostra scettica sulla politica anti-corruzione del Presidente ucraino, affermando che, in casi precedenti a questo, i corrotti erano riusciti a sfuggire alla condanna corrompendo i giudici. E qui si ritorna al punto di partenza: tutti in Ucraina sono corrotti, giudici compresi.
Ma Serhij sa dove trovare un giudice onesto. Di chi si tratta? Niente meno dell’ex-giudice che si era fatto monaco, conosciuto in giornata.
Infatti, non si sa come, ma Sebastian si è lasciato convincere a tornare alla sua vecchia professione e tratta in modo oggettivo gli imputati. Tuttavia, lo fa con lo stesso tono che un prete deve assumere mentre conclude la messa. E come se non bastasse, appena finito di leggere la sentenza che priva i deputati della libertà provvisoria e degli arresti domiciliali, sta quasi per dare la benedizione ai presenti. Ma da quando un prete, o anche solo un monaco, può essere tale, se torna ad occuparsi di cose terrene come la giurisprudenza? E se Sebastian aveva rinunciato a tutto, allora perché è tornato nei tribunali? Una vocazione davvero forte, la sua…
Ovviamente, questa situazione non lascia indifferente i politici, tra cui lo stesso Primo Ministro, tanto che chiedono un incontro con il Presidente. Dato che quest’ultimo ha in pugno i loro parenti, tutti i politici accettano di pagare le tasse arretrate, in cambio della caduta delle accuse. Il “buon” Vasily Petrovyč accetta la trattativa e i politici stanno per andarsene, quando egli li richiama.
«Voi tutti» dice Vasily Petrovyč «Oltre a far parte del Governo, siete anche degli imprenditori. Ma la legge lo vieta. O rinunciate ai vostri affari, o…».
«Oppure?» interviene irritato Jurij Ivanovyč.
«O vi dimettete. A voi la scelta».
La scelta, prevedibile, è quella di vendere e tenersi la sedia politica. Con questo ulteriore ricatto, il Presidente ucraino ha dimostrato il suo innato bigottismo, affermando verbalmente che imprenditori e oligarchi sono la stessa identica cosa. Un conto è avere una società con cui si evita di pagare le tasse, un altro è averne una e allo stesso tempo avere una carica politica. Che c’è di sbagliato in questo? Perché Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj) non lo domanda a Donald John Trump, imprenditore e, allo stesso tempo, politico?
È vero che all’epoca della prima stagione della serie (2015) Trump non era ancora diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma anche se fosse salito prima alla Casa Bianca, dubito che per Zelens’kyj possa essere un modello da seguire, nonostante Trump sia puramente americano.
Per concludere la serata in bellezza, Vasily Petrovyč torna a casa, stappa una bottiglia di liquore (lui che dovrebbe essere astemio) e si mette a guardare la televisione con Svetlana. In tv stanno dando uno spettacolo satirico, dove il presentatore ridicolizza il Presidente, dandogli dell’ingenuo, visto che le proprietà che i politici stanno vendendo sono solo quelle di scarso valore. Da felice che era prima, Vasily Petrovyč ora si deprime, rendendosi conto (sempre grazie alla televisione) che non ha alcun appoggio da parte del popolo ucraino.
«Dai, non fare così» gli dice Svetlana «Ci penseremo noi, vedrai».
«Oh, ma tu cosa c’entri?».
«Sono il nuovo direttore dei Servizi Fiscali».
A questa notizia, Vasily guarda la sorella allibito.
«Cosa? Micha non ti ha detto niente?» domanda retoricamente Svetlana, prima di lasciare il fratello tra i suoi pensieri. Seri o confusi? Non si sa…
– 11 continua