Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte IV

Home » Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte IV

 

 

Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte I

Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte II

Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte III

 

Si dice che un eroe, per essere tale, debba agire in un modo che sia al di fuori del normale. Questo è vero, tuttavia non si deve neanche dimenticare che il termine «anormale» non vuol dire per forza illogico, irresponsabile o irrispettoso.

Evidentemente, il Presidente ucraino non ha tenuto conto di questo particolare dal momento che questo nuovo episodio incomincia con l’ormai ex-capo della sicurezza presidenziale Tolja che cerca, da tutta la mattina, Vasily Petrovyč per conto del Primo Ministro, che si sfoga contro di lui, con un’altra battuta americanista:

«Un Presidente non può uscire di casa, prendere un taxi e andare dove gli pare. Pensa un po’ se Obama si presentasse qui, eh? Come giustificheremo il fatto che non sappiamo dove sia finito il Presidente? Ti rendi conto che è grave?!».

Oggettivamente, Ivanovič Čuiko ha ragione, ma perché è andato a pensare all’allora vertice degli Stati Uniti anche quando il suo Governante, quello ucraino, quello che ha la responsabilità della sua Nazione, è scomparso?

Alla fine, Tolja riceve una telefonata che lo informa sul luogo dove si trova Vasily Petrovyč. Cosa gli è successo? Perché non si trova? Ha avuto un incidente? È stato rapito?

No… È solo tornato a scuola. Sì, il Presidente ucraino è tornato a fare l’insegnante, dopo appena il suo primo giorno in carica, e sembra che voglia continuare a farlo; tant’è vero che segna sul registro scolastico il tema della lezione successiva, per poi raccontare ai suoi studenti (attuali o ex, non si sa) la sua nuova carriera di Presidente dell’Ucraina. Insomma, si è messo a fare due mestieri, dando la precedenza a quello che gli aggrada di più e ignorando, anche se momentaneamente, i doveri che ha verso l’altro che è di gran lunga più urgente, come ha ribadito lui stesso fin dall’inizio della serie.

Due lavori simultanei, altro particolare che rende Volodymyr Zelens’kyj e Vasily Petrovyč identici: come Petrovyč sembra rinunciare alla carriera di insegnate, Zelens’kyj ha «lasciato» la sua carriera di attore, entrambi per diventare Presidente dell’Ucraina. Questo fatto, ci può riportare al recente incontro, tenuto il 20 giugno scorso, che Zelens’kyj ha avuto con Ben Stiller, attore americano e Ambasciatore dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Qui, Stiller dice al Presidente: «Lei è il mio eroe, ha lasciato una grande carriera da attore per questo. Il modo in cui sta guidando il suo Paese è veramente di ispirazione». «Una carriera non grande come la sua» risponde Zelens’kyj.

 

 

Questa forma di elogio da parte dell’attore americano, a mio modesto parere, non corrisponde al vero. Perché?

Come avevamo già visto nella prima parte, la prima preoccupazione di Volodymyr Zelens’kyj, eletto il 31 marzo del 2019, è stata la corruzione che circolava nel suo Paese, mentre già da sei anni ormai, il Paese era stretto in una violenta guerra civile. Una situazione che il Presidente ucraino ha continuato ad ignorare anche per i suoi due anni e mezzo di governo; a lui interessavano solo due cose: entrare nella NATO e nell’UE. La vita di un popolo è davvero meno importante, se paragonata a questi titoli?

A quanto pare, per Vladimir Putin non è così. Infatti, ha riconosciuto la minaccia geografica, territoriale e, soprattutto, politica che stava incombendo sulla Russia. E così, il 24 febbraio di quest’anno, è iniziata la guerra o l’operazione militare speciale russa.

In questi quattro mesi di conflitto, cosa ha fatto Zelens’kyj? Il primo giorno ha dichiarato che venissero arruolati su due piedi i civili, che venissero preparate le sacche di sangue per tutte le possibili trasfusioni per i feriti e che le carceri venissero svuotate per far arruolare pure i criminali. Nonostante tutti gli avvertimenti, le dichiarazioni e le azioni militari del Governo russo, prima del 24 febbraio, il Presidente ucraino si è ritrovato totalmente impreparato a ricevere l’attacco da parte degli invasori. E quel che è peggio, ha coinvolto la sua popolazione civile: famiglie impedite dagli stessi militari ucraini a lasciare le città attaccate perché dovevano fungere da scudi umani, assassini lasciati a piede libero, bambini costretti a costruire bombe molotov…

E negli ultimi due mesi Zelens’kyj non ha fatto altro che chiedere agli USA e all’UE sempre le stesse cose: soldi e armi, così da prolungare ancora di più questo conflitto, e l’inserimento dell’Ucraina nell’Unione Europea. Anche in un momento delicato e tragico come questo, il Presidente ucraino preferisce pensare ad un titolo puramente politico-ideologico, piuttosto di trovare un mezzo diverso per riuscire a raggiungere un accordo di pace con la Russia.

Mi spiace per Ben Stiller, ma, alla luce di questi fatti, «Il modo in cui» Volodymyr Zelens’kyj «sta guidando il suo Paese» non «è veramente di ispirazione», se non per evitarlo.

Tornando al Servitore del Popolo, Vasily Petrovyč viene a sapere che lo hanno considerato disperso nel Paese dalla preside della scuola dove insegna. Ma perché non ha semplicemente avvertito coloro che lavorano per lui di dove andava, evitando così trambusti e preoccupazioni inutili?

Alla fine, Vasily ritorna nelle sue vesti da Presidente e ha già messo in pratica il progetto di riforma del Governo ucraino, come aveva dichiarato nella parte precedente: i deputati e i parlamentari che rinunciano alle loro proprietà di lusso, taglio ai loro stipendi, riduzione del proprio personale e trasferimento del Consiglio, del Parlamento, del Gabinetto e dello staff presidenziale in un unico edificio.

Vasily Petrovyč arriva, come al solito, in taxi davanti alla nuova sede presidenziale. Dopo i rimproveri di Ivanovič Čuiko per la sua ingiustificata “sparizione”, il Presidente osserva compiaciuto la fila delle biciclette dei deputati parcheggiate davanti all’edificio. Ma se ha preteso che tutti venissero in bici, allora perché lui è venuto in taxi? Lui non ce l’ha? Voleva risparmiare i soldi per comprarsene una? Chi lo sa…

Il secondo controllo, ancora più scrupoloso del primo, da parte del Governante è l’arredo interno della struttura, in particolar modo quello del suo ufficio. I suoi mobili dall’aspetto e lo stile classico, ma realizzati tutti in impiallacciatura, come tutte le porte, soprammobili e oggetti riciclati:

«E questi libri?» domanda Vasily.

«Li ho portati da casa mia, signore.» risponde la sua segretaria Bella.

Insomma, dal vecchio ufficio sono stati portati solo i documenti e i simboli della presidenza ucraina.

Questo rende Vasily Petrovyč entusiasta, finché non nota un quadro attaccato al muro, un regalo del Primo Ministro. Sebbene anch’esso sia un oggetto “riciclato”, il Presidente mostra ancora una volta il suo disprezzo verso di esso solo perché la cornice è laccata in oro. Ivanovič Čuiko riesce a “salvare” il dipinto, ricordando che un Presidente deve ricevere persone importanti nel suo ufficio, durante la sua carica, e quindi deve accoglierle in un ambiente bello.

«Lasciamolo» esclama, alla fine Vasily Petrovyč, anche se con amarezza.

Finita l’“ispezione” nell’ufficio presidenziale, il Primo Ministro accompagna il Presidente a vedere il resto dell’edificio. Durante il tragitto, gli mostra cosa abbia portato questa manovra politica: tutti i componenti radunati in un solo luogo, traffico in centro diminuito, risparmio sulle casse dello Stato. Inoltre c’è stato anche un risparmio sui parlamentari; vista la loro continua assenza durante il proprio mandato, i parlamentari da 450 sono scesi a 70.

Dopo aver spiegato l’organizzazione del Parlamento, Ivanovič Čuiko invita Vasily Petrovyč a prendere un caffè al ristorante, divenuto bar, della nuova sede. Se durante il primo tragitto il Primo Ministro ha elencato i pro di questa firma, durante il secondo si vede costretto a rivelare i contro. Per mantenere il tenore di vita dei “corrotti”, lui compreso, Ivanovič racconta al Presidente che i soldi risparmiati erano già stati «riassegnati agli organi di Governo».

«Abbiamo alzato gli stipendi a parlamentari e ministri. Non hanno più il portaborse, significa che lavorano di più».

«Non diciamo sciocchezze! Non lavorano di più, fanno solo… il lavoro che hanno sempre evitato di fare».

Come scusa è abbastanza plausibile, ma, come si capisce nella risposta di Vasily, questo non gli interessa. Anzi, con questa frase afferma chiaramente che avere dei dipendenti, almeno per i politici, è solo un modo di evitare il lavoro.

Un’altra battuta interessante emerge durante il vano tentativo di Ivanovič Čuiko di rabbonire Vasily Petrovyč:

«Presidente, consideri tutte le spese: c’è stato il trasloco, l’installazione delle linee per le comunicazioni, le nuove piste ciclabili per la città, le varie biciclette, i buoni e gli incentivi».

Appena raggiungono il bancone del bar, il Primo Ministro esclama: «I nostri caffè».

E Vasily Petrovyč, tra l’inorridito ed il confuso, domanda: «Come “i nostri caffè”?».

«Lo vuole o no il caffè?».

Realizzando che i caffè non fanno parte dell’elenco delle spese, il Presidente risponde «».

«La torta?».

«No, grazie».

«Va bene, dobbiamo risparmiare».

Quest’ultima risposta di Ivanovič dimostra che, a dispetto di quello che pensa Vasily, il Primo Ministro ha capito appieno la politica del suo Governante: ciò che risparmi tu, specie se sei un ricco politico, va allo Stato.

Adesso, viene la prima scena dove si dimostra, in questa serie, il potere del telegiornale ucraino. Quest’ultimo riesce sempre ad avere più informazioni del Presidente stesso, in particolare quando parla la giornalista Yana Klymenko, famosa per essere contro i politici e i governati, compreso l’ultimo arrivato.

Nel suo primo servizio visto da Vasily, ella accusa il nuovo Presidente di fare false promesse e di populismo, dimostrando che alcuni deputati o ministri hanno solo finto di aver accettato la sua politica ecologica: quando devono raggiungere la sede governativa, fanno un tratto con le loro automobili, dopodiché tirano fuori le proprie biciclette e, infine, raggiungono l’edificio.

Con questo scoop, Yana riesce a scioccare Vasily Petrovyč, dato che aveva creduto ingenuamente che tutti avrebbero cambiato stile di vita, solo grazie al suo “bel” discorso. Ora, il Presidente si ritrova davanti alla paura più grande di tutti i politici: perdere l’appoggio dell’opinione pubblica.

Sapete perché si dice che la paura e la fretta sono sorelle? Perché sono entrambe pessime consigliere e una porta direttamente all’altra. Infatti, Vasily Petrovyč, preoccupato di perdere credibilità, se prima era partito in quarta, adesso parte in quinta e tenta di cacciare il Primo Ministro, insieme a tutti i politici che lo hanno seguito durante la sua carriera politica.

Non saprei dire se è intenzionale o meno, ma, durante la loro discussione, emerge una battuta che si ricollega all’ultima puntata della serie tv.

«Si guardi in torno solo un attimo» dice Vasily a Ivanovič «ad esempio chi c’è in questo bar? Segretarie, portaborse… E i parlamentari?».

«Non so, immagino che non abbiano tempo per mangiare» risponde nervoso il Primo Ministro «Lavorano senza sosta».

«Mi faccia il piacere, Ivanovič! Non ha motivo di prendere le loro difese. Non è ad un talkshow in TV!».

Chiusa parentesi, alla fine, Ivanovič Čuiko riesce a salvare la sua posizione e quella dei suoi colleghi, facendo leva sulla sua inesperienza, non solo nel campo politico, ma anche in quello umano; se caccia su due piedi i parlamentari, questi potrebbero vendicarsi con un impeachment. Dovendogli dare ragione, Vasily Petrovyč chiede di dargli un’alternativa e lui gliela dà: lasciar stare i parlamentari e i loro stipendi e concentrarsi sui ministri. Il Presidente può scegliere di togliere le cariche ai ministri attuali e sceglierne altri a seconda delle sue quote. I ministri che Vasily si ritrova a poter scegliere sono: il Ministro degli Esteri, il Ministro della Difesa, il Presidente della Banca Centrale, il Direttore della Tesoreria e il Capo della Polizia.

Se la giornata del Presidente Vasily Petrovyč è iniziata con una battuta su un Presidente americano, perché non concluderla allo stesso modo?

Dopo aver constatato la grande lucidità e la sorprendete efficacia della sua segretaria nello svolgere il proprio lavoro, Vasily dice: «Non ho idea di cosa avrei fatto senza di lei».

«Ci mancherebbe» risponde Bella «Pensi che una volta un piccione ha sporcato il terzo Presidente due minuti prima che incontrasse Bill Clinton. Da allora, sono pronta ad ogni evenienza».

Il terzo Presidente ucraino è stato Viktor Andrijovyč Juščenko (Choruživka, 23 febbraio 1954) e ha coperto la sua carica dal 2005 al 2010. In effetti, c’è una lieve somiglianza tra lui e Vasily Petrovyč, dal momento che Viktor Andrijovyč Juščenko ha vinto le elezioni del 2004 contro il candidato sostenuto dal Governo, Viktor Janukovyč (Jenakijeve, 9 luglio 1950); quindi, anche qui, apparentemente, il popolo ha vinto contro il suo stesso Governo.

Tuttavia, nonostante l’incontro con numerosi politici stranieri, non sembra mai aver incontrato il Presidente Bill Clinton. E meno male che Vasily Petrovyč è un insegnante di storia che fa il Presidente ucraino…

 

 

(4 continua)

 

 

Facebook
WhatsApp
Twitter
LinkedIn
Stampa
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mettiti in contatto con noi!

Hai delle domande o delle osservazioni da comunicarci?
Ti risponderemo il più rapidamente possibile!

Europa Cristiana

Direttore Carlo Manetti

Iscriviti alla nostra newsletter

Se ci comunichi il tuo indirizzo e-mail, riceverai la newsletter periodica che ti aggiorna sulla nostre attività!

Ogni settimana riceverai i nostri aggiornamenti e non di più.

Torna in alto