Fino ad ora, questa puntata la si può definire la più riuscita della serie televisiva ucraina, cinematograficamente parlando, a causa di colpi di scena che sono apparentemente deludenti, per poi rivelarsi soddisfacenti per lo spettatore.
Incomincia con il ritorno all’attacco dello scagnozzo degli oligarchi, visto nell’episodio precedente, per cercare di corrompere i ministri, nonché amici intimi di Vasily Petrovyč. E, questa volta, sembrano accettare tutti la cosiddetta “offerta”, anzi, richiedono una somma di denaro ancora più alta di quella che era stata offerta loro.
Intanto, Yuriy Ivanovič Čuiko, dopo una riunione, tenta di “svagarsi” un po’ controllando le entrate, illegali ovviamente, avvenute durante l’estate, delle varie imprese degli oligarchi. Ma, con grande dispiacere del Primo Ministro, la somma totale è decisamente più bassa di quanto sperava, a causa delle nuove riforme anti-corruzione del Presidente e dei controlli del nuovo Direttore dei Servizi Segreti, Michail Ašotovyč Tasunjan. Questo costringe Yuriy Ivanovič a diminuire la quota destinata agli azionisti ed aumentare quella destinata al popolo ucraino. Dopodiché, se ne va infuriato, dicendo: «Come rimpiango i vecchi tempi…».
Nella sede principale della polizia ucraina, Michail Ašotovyč, incontra il nostro corruttore e lo riconosce al volo: Igor Vasiljevič Krivitskiy, membro del comitato della sicurezza, nonché colui che avrebbe dovuto, secondo i desideri degli oligarchi, essere Direttore al suo posto, dopo le dimissioni di Nina Yegorivna. Ovviamente, il loro incontro rende Igor Vasiljevič abbastanza nervoso, ma Michail Ašotovyč, gli parla amichevolmente: «So di aver preso il suo posto, ma spero che l’abbia presa sportivamente. Senza rancore, giusto? Siamo uomini d’onore!».
«L’ho presa sportivamente».
«Sarà un piacere, allora, fare affari insieme!».
E si stringono la mano, salutandosi velocemente.
Vasily Petrovyč convoca il Primo Ministro nel suo ufficio, per parlare della riforma sull’educazione, portandogli, così, altre amare delusioni.
«Nel campo dell’educazione?» domanda Ivanovič.
«Sì».
«Ma funziona già bene».
Alla risposta di Yuriy Ivanovič, il Presidente si mette a sorridere, quasi divertito: «Questo chi lo dice? I ministri e deputati, i cui figli studiano in America o in Inghilterra?».
«Non faccia di tutta l’erba un fascio, Presidente. I miei figli studiano qui».
«Sì, al British College.» risponde Vasily Petrovyč, mostrando chiaramente come egli “spii” i suoi nemici e le loro famiglie. Ammesso e non concesso che sia corrotto, quando un genitore è ricco, è normale voler dare ai propri figli il meglio, come farli studiare in istituti prestigiosi.
E come inizio del discorso, il Presidente afferma: «Sa una cosa? Sono favorevole al modello della Cina o di Singapore, che hanno un’ottima istruzione».
Questo è vero, ma ciò che Vasily Petrovyč dimentica è l’incredibile pressione che lo Stato, nonché le stesse famiglie fanno sui giovani, affinché seguano concretamente e inesorabilmente gli studi per realizzarsi nel mondo del lavoro. Ciò avviene soprattutto in Cina, dove gli studenti, quando questi falliscono, loro e le loro famiglie possono ricevere sanzioni e umiliazioni di ogni tipo, anche quelle più pesanti. Ragion per cui, nello Stato cinese, il tasso di suicidio da parte dei giovani è molto alto.
«Ma penso anche ai nostri ministri» riprende Vasily Petrovyč «i cui figli studiano all’estero, in scuole prestigiose. Ed ecco la legge che vorrei proporre: che alla fine degli studi, tornino qui per lavorare nel nostro Paese. Potremo assumerli nelle istituzioni statali per un minimo di cinque anni».
«E sarebbero degli ottimi professionisti» risponde Ivanovič, per poi tirare fuori un’altra valanga di scuse, in modo da rimandare il più possibile il progetto del Presidente. Poi, cerca di andarsene, per non dire “di scappare”, ma Vasily Petrovyč lo ferma per chiedergli sui rimborsi dei salari. Come c’è da aspettarsi, il Primo Ministro gli risponde positivamente, dicendo che gli stipendi sono già stati pagati. Tuttavia, per sua sfortuna, il Presidente ha fatto delle ricerche a sua insaputa, riportando tutti gli ammanchi nelle grandi città ucraine, tra cui Charkiv, dove le persone non vengono pagate da quattro mesi. In risposta a questa “rinfacciata”, Yuriy Ivanovič ridacchia impacciato, dicendo: «Vasily Petrovyč, mi sembra strano. Quattro mesi senza dispendio… E come fa la gente a sopravvivere senza stipendio?».
«Esatto… Me lo dica lei. Allora, come fanno a vivere?».
«Il bilancio è già stato fatto. Le scappatoie vanno cercate a livello locale».
«Lo faccia…» conclude Vasily. Al Primo Ministro non resta che andarsene, ma prima di varcare la soglia dell’ufficio della segretaria presidenziale, si volta ancora una volta verso il Presidente ed esclama: «Quattro mesi? Non riesco a crederci… Ho lavorato troppo… Mi ci vuole una pausa».
È difficile capire se questa battuta sia solo un’altra scusa o se sia la pura verità, dal momento che tutte queste riforme lo stanno letteralmente sfiancando…
Nel frattempo, la “squadra” fedele di Vasily riceve i soldi promessi dagli oligarchi. Ad ognuno arrivano in modo diverso; c’è chi li riceve dentro ad una scatola di cartone per fornelli, chi in una valigia lanciata da un elicottero e chi in una semplice borsa. Tutto per un totale di 50 milioni di dollari.
Il mattino seguente, Vasily Petrovyč riceve una chiavetta USB, in cui è contenuto un video dove sono ripresi i suoi amici, mentre prendono i soldi sporchi. Subito dopo, riceve una telefonata da Igor Vasiljevič, che minaccia il Presidente di rendere pubblico il video, a meno che egli non si dimetta entro una mezzora. Ma Vasily Petrovyč lascia che il video venga pubblicato, poi chiede alla sua segretaria Bella di convocare una conferenza stampa, dove parlerà insieme ai suoi ministri e, infine, dice a Michail Ašotovyč di procedere con un arresto.
Alla conferenza stampa, davanti ai media, dell’opposizione e non, il Presidente chiarisce tutta la faccenda:
«Pochi minuti fa, tutti i canali televisivi hanno mostrato un video dove i membri… della mia squadra hanno accettavano delle tangenti. Voglio chiarire che il video non è un montaggio; il video è reale. Inoltre, è stata una mia precisa istruzione che il denaro venisse accettato».
Ed ecco il colpo di scena cui abbiamo accennato all’inizio. Si scopre, infatti, che gli amici di Vasily gli avevano parlato fin da subito dei tentativi di corruzione da parte di Igor Vasiljevič, nei loro riguardi. E così, il Presidente ha voluto che essi accettassero il denaro, pretendendo di ricevere il più possibile, in modo da pagare gli stipendi arretrati dei dipendenti ucraini.
«E pensa che le crederemo?» interviene, scettica come sempre, la giornalista Yana Klymenko «Questa è chiaramente solo una scusa, un patetico bluff. E, mi spiace ma non è nemmeno originale».
«Yana, la sua reazione è più che comprensibile» risponde il Presidente «e ce l’aspettavamo, per cui… ho per voi un altro video».
Il video in questione raffigura il Ministro degli Esteri, Serhij Viktorovič Muchin, che spiega che sta agendo in un’operazione speciale del Servizio Segreto dell’Ucraina e che sta per accettare una grande somma di denaro, da devolvere (nel suo caso un po’ a malincuore) al bilancio nazionale dell’Ucraina. La stessa videocamera mostra poi come il Ministro abbia ritirato il denaro.
«Vorrei aggiungere, ed è un fatto» esclama successivamente Vasily Petrovyč «che tutti i miei collaboratori, che hanno preso quelle tangenti, sono stati registrati e abbiamo dei video su ognuno. Su vostra richiesta, potrete riceverne ogni singola copia».
Spesso si dice che quando un telefono suona arrivano brutte notizie, ma non in questo caso. Michail Ašotovyč telefona al Presidente per informarlo che Igor Vasiljevič Krivitskiy è stato arrestato e che lo interrogherà finché non dirà il nome del suo capo (anche se noi spettatori sappiamo già che di capo ce n’è più di uno). Mentre gli parla, il nuovo Direttore filma i membri del Servizio di Sicurezza, mentre ballano, drogati da Michail stesso. Insomma sta facendo a loro la stessa cosa che essi avevano fatto a Nina Yegorivna, nella sesta parte, e dice: «Tanti saluti a Nina Yegorivna dai suoi ex-associati».
Terminata la telefonata, Vasily Petrovyč riporta ai media la notizia dell’arresto di Igor Vasiljevič, per poi concludere, dicendo: «Come risultato dell’operazione speciale, con le tangenti, abbiamo raccolto un totale di 50 milioni di dollari».
Ed ecco che mostra il suo “risultato” ai giornalisti, ovvero tutto il denaro accumulato su di un carrello e portato in sala, mentre gli oligarchi guardano la scena in televisione, con l’amaro in bocca per lo smacco appena subito, ma senza disperare. Anche perché il punto di riferimento di Igor Vasiljevič Krivitskiy è Yuriy Ivanovič, e non uno di loro.
E come frase conclusiva della conferenza stampa, Vasily Petrovyč aggiunge un messaggio diretto agli oligarchi stessi: «Se volete corrompere ancora la nostra squadra, sentitevi pure liberi di farlo. Siete cordialmente i benvenuti. I problemi in Ucraina abbondano e il vostro denaro sarà apprezzato».
È il caso di dire Vasily Petrovyč Holoborodko uno, oligarchi zero.
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