Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte VI

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Arriva il primo giorno della carriera politica per i nuovi ministri e come Vasily Petrovyč ha incominciato restando se stesso, la stessa cosa ha fatto Serhij Viktorovič Muchin. Infatti, il nuovo Ministro degli Esteri arriva alla sede governativa a bordo della sua macchina sportiva rossa fiammeggiante, con un abbigliamento assolutamente casual e corteggia ogni bella donna che incontra, anche solo prima di entrare nell’edificio. Dopo aver fatto il filo a due bei «fiorellini», come le chiama lui, felice come una pasqua, Serhij Viktorovič alza lo sguardo al cielo ed esclama: «Grazie tante… Vasia!».

Qui si scorge un altro limpido esempio della considerazione che la serie televisiva ha per Vasily Petrovyč; quando si guarda il cielo sorridendo e si dice «grazie», ovviamente, ci si sta rivolgendo a Dio (o almeno ad una forza divina). Nella battuta di Serhij, dopo i ringraziamenti, c’è una pausa, dopodiché esclama il nomignolo del Presidente, come se fosse Dio in persona. Ma è stato Vasily a farlo ministro degli Esteri, giusto? Sì, è vero. Ma è anche vero che l’Onnipotente agisce anche tramite gli uomini.

Chiusa la parentesi, dopo essersi rifatto gli occhi sui “fiori”, Serhij incontra, o meglio si scontra, con una donna che, per lui, sembra tutt’altro che un fiorellino. La donna, nello scontro, fa cadere tutti i documenti che aveva in mano e si infuria con Serhij Viktorovič, dandogli una borsettata ed esclamando: «Cavolo, ma è cieco?!».

Detta da lei, è un’esclamazione piuttosto strana, visto che senza i suoi occhiali ella non vede un palmo dal suo naso. Infatti, appena Serhij le restituisce le carte, la donna lo guarda, riconoscendolo, e il suo volto s’illumina di eccitazione e si presenta: questa donna è Oksana Skovoroda, la sua assistente e segretaria.

Come Serhij Viktorovič rimane deluso dalla notizia, la scena cinematografica dello scontro tra i due è altrettanto deludente per la regia. Se si osserva bene, Yevhen Koshovy (Serhij Viktorovič Muchin) sfiora appena la collega Olha Zhukovtsova-Kyiashko (Oksana Skovoroda) e non è lui che le fa cadere tutti i fogli, bensì è lei che li butta in aria. Per non parlare degli occhiali: com’è possibile che siano caduti a terra e che Yevhen Koshovy li abbia raccolti, se l’attrice non li portava fin dall’inizio?

Tornando all’interno della storia, fin da subito si vede che Serhij Viktorovič e Oksana Skovoroda non riescono a collaborare, visto che lui è totalmente impreparato per il suo ruolo di Ministro degli Esteri e non gli piace doversi adeguare, indipendentemente dalla situazione che lo richiede. Oksana gli elenca i suoi impegni e, naturalmente, la prima cosa che nota è il suo abbigliamento del tutto inappropriato. Allora, telefona per farsi portare al più presto un completo nero classico. Anche la scena della telefonata si poteva fare meglio; è giusto che Oksana Skovoroda debba sembrare agitata, ma come avrà fatto la sua interlocutrice a dirle che l’abito sarebbe arrivato in trenta minuti in un lasso di tempo di un mezzo-secondo (millesimo più, millesimo meno), tempo in cui la segretaria fa una pausa tra la richiesta e la risposta?

Vista l’ansia della sua assistente, oltre al suo aspetto poco gradito, Serhij Viktorovič comincia già a pentirsi di aver ringraziato il “divino Vasia”.

Tuttavia, le cose non cominciano troppo bene neanche per la nuova Direttrice della Banca Nazionale, Olha Jurijivna Miščenko, dal momento che trova, davanti all’edificio in questione, una manifestazione di protesta, dovuta alla fuga a Panama del vecchio Direttore che si è impossessato dei soldi dei suoi clienti, subito dopo il fallimento di una banca. Qui si può notare una grande similitudine tra Olha e il suo ex-marito Vasily Petrovyč. Ella desidera aiutare la gente comune, quindi vuole rimborsare le persone che sono state truffate, ma come Vasily non può fare a meno di Ivanovič Čuiko; Olha non può ignorare Dmitry Vasilyevich Surikov, Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Banca Nazionale e, ovviamente, corrotto quanto il Primo Ministro e come l’intero Consiglio. Infatti, cerca in ogni modo di distogliere l’attenzione della nuova Direttrice dalla folla che continua ad urlare fuori dalla finestra.

Nel frattempo, il Presidente Vasily Petrovyč Goloborodko è intento a lavorare, sotto lo sguardo indifferente di Ivanovič Čuiko. Il Primo Ministro afferma di essere soddisfatto della scelta dei nuovi Ministri, nonostante la totale mancanza di esperienza nel campo socio-politico. Per fare buon viso a cattivo gioco, Vasily Petrovyč risponde: «Ivanovič, tuttavia, potrei obbiettare che, anche se loro mancano un po’ della necessaria esperienza, finora, se la sono cavata».

Il Presidente Goloborodko ha detto un «finora» di troppo nella sua frase, visto che non è passato neanche un giorno, da quando i suoi amici sono entrati in carica.

Appena Vasily ha finito la frase, ecco che entra come una furia nel suo ufficio proprio uno dei suoi Ministri; per essere precisi, il Ministro della Difesa Ivan Andrejevič Skorik, che sbraita di voler mollare tutto, non notando neanche la presenza del Primo Ministro e dimenticando che il suo amico «Vasia» è il Presidente dell’Ucraina, in questo momento.

Vista l’agitazione dell’amico e la “gufata” appena avvenuta, Vasily Petrovyč porta Ivan Andrejevič fuori dal suo ufficio e comincia a parlare con lui sotto lo sguardo confuso della segretaria Bella, alla quale il Presidente ha chiesto un sedativo, allora lei gli porta della valeriana. Il motivo della sua agitazione era che, quando Ivan è arrivato al Ministero, aveva visto un gran numero di generali presenti e lui odia tutti i generali. Secondo Bella, i generali al Ministero sono 430. Allora, Vasily, rimasto allibito, domanda: «A cosa ci servono tanti generali?»

«Per dire, al Pentagono ce ne sono 40» risponde la segretaria.

«Sono solo quaranta al Pentagono! Cacciane un po’!» esclama, alla fine, il Presidente al suo Ministro della Difesa. E ancora una volta, arriva un esempio della grande adorazione che l’Ucraina ha verso gli Stati Uniti d’America. Tanto è grande l’amore per gli USA, tanto è grande l’odio di Ivan Andrejevič per i generali; senza neanche aver bisogno della valeriana, promette di cacciarne almeno tre quarti del numero di generali, per poi andarsene entusiasta. Già, entusiasta di mandare in mezzo alla strada 323 generali…

Appena Vasily Petrovyč rientra nell’ufficio, Ivanovič Čuiko ritorna a scherzare sulla scelta dei ministri, dato che hanno una familiarità tale con il Presidente che possono entrare bruscamente nel suo ufficio, ignorando totalmente ciò che li circonda, le formalità e il rispetto per l’autorità. Vasily cerca di rabbonirlo dicendo che quello del Ministro della Difesa era un caso isolato. Ma ecco che arriva un altro Ministro alias un’altra figuraccia: Olha Jurijivna entra furibonda nell’ufficio presidenziale, non accorgendosi di Ivanovič Čuiko, ed esclama all’ex-marito: «Vasia, guarda, sono scioccata! Puoi dirmi chi è l’imbecille che ha piazzato questi deficienti nel Consiglio di Sicurezza?».

«Io!» risponde Ivanovič, facendo notare la propria esistenza e mettendo in imbarazzo i due coniugi, che escono dall’ufficio. E di nuovo Bella si ritrova a dover dare il “sedativo” ad un Ministro. Dopo avergli spiegato i propri problemi, Vasily non intende condividere questa patata bollente con lei e la manda via, ricordandole che, in quanto Governatrice della Banca Centrale, è lei che deve prendere le decisioni.

Ancora una volta, Vasily Petrovyč rientra nel suo ufficio e si scusa sotto lo sguardo divertito del Primo Ministro. Ma si sa, come si dice: non c’è due senza tre. Infatti, ecco che arriva Serhij Viktorovič, che non solo non nota subito Ivanovič, ma nemmeno Bella, da cui prende sia il bicchiere che tutta la bottiglia di valeriana.

Stufo di questo tran-tran e di essere insultato, il Primo Ministro lascia l’ufficio e il Presidente deve sentire anche i problemi del Ministro degli Esteri, ovvero prendere posizioni sulla guerra civile in Uganda. Vasily Petrovyč cerca di consigliarlo dicendo: «Se è un colpo di Stato, va condannato».

«Ma gli USA, lo sostengono!» risponde Serhij.

«Allora sostienilo!».

«E la Cina lo condanna!».

«Perché non prendi una posizione neutrale?».

«Ah no, Vasia! Lo fa solo la Svizzera».

A questo punto, il Presidente ucraino chiude il discorso, caccia il Ministro degli Esteri e lascia che se la sbrighi da solo. Eppure, invece di guardare unicamente le posizioni politiche estere, sarebbe bastato dirgli di esaminare accuratamente la situazione  e le circostanze della guerra civile in Uganda, così da poter prendere una decisione precisa. Ma in effetti, se Zelens’kyj ha ignorato per otto anni la guerra civile nel suo stesso Paese, come abbiamo già visto nella prima parte, perché il suo personaggio dovrebbe preoccuparsi di un colpo di Stato che avviene all’estero?

Per essere uno che era ben consapevole della loro inesperienza, Vasily Petrovyč ha dimostrato di saper controllare ed aiutare bene i suoi ministri… Gli unici che non hanno dimostrato di avere gravi problemi sono il Ministro delle Finanze, Michajlo Ivanovič Sanin, entrato nell’ufficio presidenziale unicamente per invitare Vasily a pranzo, e il capo della Polizia, Nina Yegorivna Tretyak (al momento in riunione con il Consiglio di Sicurezza Nazionale), la quale mostra a tutti la grandezza della sua autorità.

In effetti, il suo senso di superiorità è talmente evidente, da spaventare i membri del Consiglio, tanto da pensare che sia una spia russa. Allora decidono di drogarla con una sostanza chiamata «pioggia estiva», che fa perdere il contatto con la realtà. Infatti, qualche ora dopo averla ingerita, a Nina Yegorivna era sembrato che si fosse messo a piovere e ha incominciato a ballare, come se fosse nel film Ballando sotto la pioggia. Intanto, i membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale la riprendono con una videocamera, contando così di rovinare la sua immagine.

Esattamente come nell’episodio precedente, anche questo si conclude con una cena tra amici in casa Goloborodko e Vasily propone un brindisi per il primo giorno da ministri dei suoi ospiti e per congratularsi per il lavoro da essi svolto. Tuttavia, Vasily Petrovyč fa questo brindisi, senza neanche sapere cosa hanno fatto, nei particolari, i suoi amici. Come farà a scoprirlo? Tramite i media.

Alla televisione, trasmettono nel telegiornale un servizio rapido, dedicato a ciascuno dei nuovi ministri. La prima è Olha Jurijivna, che ha promesso di risarcire i clienti truffati della banca fallita. Ancora una volta, ritorniamo alla seconda parte, ove nel discorso di insediamento Vasily Petrovyč si rifiuta di fare promesse, dato che non sa cosa riuscirà a mantenere. Evidentemente Olha deve averlo dimenticato, visto che ha fatto una promessa che ha smosso l’economia nazionale, alzando in maniera vertiginosa il tasso di cambio.

Ora, tocca al ministro della Difesa Ivan Andrejevič che, dopo aver cacciato i generali, ha bloccato un progetto di costruzione di alloggi per le famiglie dei militari. Ivan Andrejevič si giustifica affermando che quel progetto era, in realtà, un modo per riciclare denaro sporco.

Il giornalista continua con il ministro degli Esteri Serhij Viktorovič, accusandolo di aver violato gli standard internazionali sulla correttezza politica, durante la sua conferenza stampa. E per farsi capire meglio, fa ascoltare il suo intervento sulla questione dell’Uganda: «In realtà, penso che siano fatti loro. Perché noi dobbiamo essere costretti a parlare della politica africana? I neri sono persone normali, se vogliono ribellarsi, che lo facciano».

«Intendeva, forse, dire: “gli africani”» risponde un giornalista della conferenza.

«Neri o africani, qual è la differenza? Neri e africani non sono la stessa cosa? O c’è qualcosa che non va nella parola “neri”? Non ho mica detto “negri”, ho detto “neri”! Comunque, c’è una barzelletta fantastica su questo! Ve la racconto».

Alla fine, tutti guardano con rimprovero Serhij Viktorovič, finché lui non esclama: «Cosa ho detto di sbagliato?».

Di sbagliato c’è solo il poco senso dell’opportunità e incapacità di esprimersi in maniera adeguata. Se dobbiamo cercare qualcosa di concretamente sbagliato nelle sue parole, troviamo l’associare la parola «neri» con la parola «africani», ma non per questioni razziali, bensì, più semplicemente, per questioni geo-politiche. Con «neri» si intende persone di colore, ovvero appartenenti alla razza o etnia, se preferite (anche se non è proprio corretto), di pelle scura; mentre con «africani» ci si riferisce a persone di nazionalità appartenenti ad uno Stato dell’Africa, quindi possono essere di razze diverse: neri, bianchi o, ormai, anche gialli. Se lo sceneggiatore della serie voleva far fare a Serhij Viktorovič Muchin la figura del razzista, direi che non c’è proprio riuscito.

Il giornalista chiude il servizio dando appuntamento agli spettatori l’indomani per sentire un lungo servizio sul ministro delle Finanze Michajlo Ivanovič; a quanto pare, già il primo giorno, ha mosso le acque per combattere la corruzione. Se già era troppo efficiente come agente, immaginate come sarà ora che è diventato il capo dei servizi fiscali…

In quanto a Nina Yegorivna, lei riceverà la batosta più pesante, rispetto ai suoi amici. Ma questo lo si vedrà nel prossimo episodio. Per il momento, si limita a tenere in mano il cappello dell’ex-capitano Ivan Andrejevič e a dire: «Bè, per essere sciapo, lo è davvero…».

Dopodiché lo posa sulla tavola e aggiunge: «Forse, dobbiamo aggiungere un po’ di pepe, che dite?».

 

6 continua

 

 

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