Primo centenario dell’Incoronazione della Santa Vergine di Basella

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Nel comune di Urgnano, Provincia e Diocesi di Bergamo, sorge un antico e ben conservato Santuario Mariano intitolato alla «Madonna degli Angeli». Siamo nella media pianura bergamasca, a circa una quindicina di chilometri dal capoluogo. Anche ai giorni nostri il luogo è collocato in un ambiente rurale, sulla riva destra del fiume Serio, nella piccola frazione di Basella.

Il tempio venne costruito, nel XIV secolo, a ricordo di due apparizioni che ebbero per protagonista una giovane contadina del luogo. Il suo nome era Marina, figlia di Pietro, del fu Alberto, detto il Casone. All’epoca gli umili popolani non avevano, del resto, un vero e proprio cognome, ma venivano identificati con il patronimico.

I fatti risalgono ad un’epoca piuttosto antica e, dunque, la documentazione specifica non abbonda. Esiste tuttavia una solida tradizione orale e iconografica raccolta da cronisti successivi. Non mancano, inoltre, autorevoli testimonianze coeve di personaggi importanti come Bernabò Visconti e il fratello Galeazzo II.

Nella notte tra il 7 e l’8 aprile 1356 era caduta una forte brinata sui terreni agricoli di Basella. La fanciulla Marina Casone, figlia quindicenne dei proprietari di quei campi, si recò, la mattina successiva, a visitare le coltivazioni di famiglia, in località Santa Maria. Ben presto si rese, però, conto che l’eccezionale brinata aveva bruciato i teneri germogli, compromettendo gravemente il raccolto, unica risorsa della famigliuola.

La ragazza, molto rattristata, invocò allora la Madonna:

«Vergine Santa!» E scoppia in un pianto dirotto. Si reca, quindi, in un altro podere per raccogliervi lo strame. Appena giunta sul luogo, ecco che le appare una bella Signora, che tiene per mano un Bambino. Costei, guardandola con dolcezza, le dice: «Marina, perché piangi?».

La fanciulla rispose quasi di impeto: «Ma non vedete, Signora, il danno della brinata? I poveri moriranno di fame!», Ella, ovviamente, pensava soprattutto alla sua umile famiglia.

«Oh, no! – replicò la bella Signora – Il raccolto non sarà danneggiato da questa brinata, sarà anzi superiore a quello degli altri anni.  Verrai in questo luogo tra nove giorni, e allora ti svelerò ogni cosa».

Marina prese molto sul serio le parole che le erano state rivolte.

Il 17 aprile successivo ella rivide, dunque, la Signora, ancora col Bambino in piedi al suo fianco, che le si presentò come la «Regina del Cielo». La Madonna le chiese di fare voto di perpetua verginità e soggiunse che le era apparsa per consolazione sua e degli abitanti di Urgnano. Le chiese, inoltre, di fare scavare nel luogo ove posava i piedi, aggiungendo:

«Sotto queste pietre troveranno un altare a me dedicato. Dirai che, appena la mia chiesa sarà riedificata, un sacerdote novello celebri qui la sua prima Messa per le anime dei defunti qui sepolti. Sappi che, se sapessero la devozione di questa chiesa, perfino gli sciancati si farebbero portare qui. Dirai poi che ti confezionino una veste color rosso e celeste, che tu porterai tutte le domeniche venendo a questa chiesa. Ti sceglierai, inoltre, nove vergini, con le quali starai nella chiesa di Urgnano dalla prossima Domenica delle Palme fino all’ora della Resurrezione di Cristo. In seguito, verrai tutte le domeniche con queste fanciulle a questa chiesa e visiterai anche tutte le chiese del territorio di Urgnano».

Vennero immediatamente realizzati gli scavi nel luogo indicato e si ritrovarono effettivamente i ruderi di un’antica chiesetta, forse di epoca paleocristiana. Tutti questi avvenimenti celesti erano narrati in una coeva pergamena, vergata da un certo Alberico Caneparo, che oggi sembra purtroppo scomparsa dagli archivi parrocchiali di Urgnano.

Una particolarità di queste due apparizioni riguarda la figura di Gesù Bambino, che si presenta già grandicello e non in braccio alla Madre. Sembra quasi una prefigurazione del Bambino di Praga. Si notino, inoltre, i significativi riferimenti alla Prima Messa di un Sacerdote Novello e alla devozione degli antichi fedeli sepolti in quel luogo.

Ad ogni modo, nonostante quei tempi fossero molto difficili e tribolati, il Vescovo di Bergamo Monsignor Lanfranco De Saliverti (1320-1381) ci mise solo due settimane a decidere sul riconoscimento della soprannaturalità degli eventi. Non erano, infatti, ancora state approvate le complesse procedure che saranno adottate, per queste situazioni, dal Concilio di Trento. Evidentemente avevano inciso sulla decisione il ritrovamento dei ruderi e la comprovata virtuosità della fanciulla.

Già il 1° maggio del medesimo anno il Vescovo benedirà così la prima pietra del nuovo Santuario.

La costruzione, più piccola dell’attuale, progredì molto velocemente. Fu anzi proprio il Duca di Milano Bernabò Visconti (1321-1385) a contribuire generosamente in prima persona con l’offerta di dieci fiorini d’oro versati già l’11 giugno. Egli stava, infatti, tornando da Venezia e volle visitare personalmente il cantiere. Anche Galeazzo II Visconti (1320-1378) si recò in pellegrinaggio a Basella e si dice che qui vegliò un’intera notte in preghiera accanto alla veggente. La scena è rappresentata in un affresco quattrocentesco, di autore ignoto, che si trova, ancor oggi, a destra del presbiterio.

Circa un secolo dopo, anche il grande condottiero Bartolomeo Colleoni (1395-1475) finanziò l’ampliamento della Chiesa e vi favorì l’arrivo dei Frati Domenicani. Egli, ormai anziano, si era ritirato a vivere nel vicino Castello di Malpaga. Qui fece, inoltre, tumulare la salma della sua figlia prediletta, Medea, scomparsa prematuramente nel 1470, all’età di soli quattordici anni. Il corpo della fanciulla fu, poi, traslato nel 1842 nella Cappella Colleoni di Bergamo, accanto al padre.

Ulteriori donazioni ed ampliamenti furono, quindi, patrocinati nel 1522 dal nipote del grande capitano di ventura Alessandro Martinengo Colleoni.

I padri domenicani rimasero a Basella fino alle leggi anticlericali adottate dalla Serenissima nel 1784. Seguì un periodo di decadenza conclusosi nel 1920 con l’arrivo dei Passionisti, l’ordine religioso fondato da San Paolo della Croce (1694-1775). Questi religiosi custodiscono ancor oggi il tempio e l’annesso convento.

L’ultimo grande avvenimento vissuto dal Santuario si registrò l’8 settembre 1921. In tale data, grazie all’interessamento dei Passionisti, si svolse la solenne incoronazione del simulacro della Vergine Maria, precedentemente autorizzata dal Capitolo Vaticano. L’atto fu compiuto dal Cardinal Pietro La Fontaine (1860-1935), Patriarca di Venezia. Il porporato era affiancato da altri sei Vescovi. L’8 settembre 2021, dunque, ricorrerà il primo centenario di questa solenne Incoronazione.

 

 

 

 

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