Paliotto d’Altare di Santa Maria in Traspontina (Foto dell’Archivio di Barbara Ferabecoli)
Roma conserva molteplici meraviglie dell’arte e dell’architettura barocca, tesori dove ricchezza di materiali e manifattura preziosa ci lasciano stupefatti, meravigliati, e il Bello ci sorprende in una sintesi sublime tra contenuto e forma.
Il paliotto d’Altare di Santa Maria in Traspontina a due passi da San Pietro in Vaticano, forse non è l’opera più rappresentativa del barocco romano, ma è singolare e particolarissima e a pieno titolo rappresenta quel connubio straordinario tra arte e artigianato che connotava tutte le opere di quel periodo.
L’Altare Maggiore (di cui questo paliotto fa parte) fu eretto, su disegno di Carlo Fontana, nel 1674 come monumento per l’antica immagine dell’icona italo-bizantina, l’originale è andata perduta alla fine del XVII secolo, al suo posto ora c’è una copia del XIX secolo, che campeggia sotto un ricco baldacchino circolare con quattro grandi colonne, statue e una grande corona sorretta da angeli.
Il paliotto è “solo” un drappo, un magnifico tappeto decorato con motivi geometrici e floreali.
La sua frangia giallo oro esce dalla cornice verde dell’architettura dell’Altare, un po’ a sinistra e un po’ di più a destra secondo una ricercata asimmetria che ci dà l’illusione che sia stato maldestramente appuntato alle estremità, ma il suo artefice, mastro Giuseppe Marini, ci inganna al punto tale che il marmo pesa come il drappeggio di un panneggio pesante.
Questo prezioso tappeto è però più grande della finestra dalla quale sporge, la porzione che si vede, infatti, risulta decentrata, storta; la croce che sarebbe dovuta essere al centro è scivolata di lato, così tutta la decorazione della “stoffa” disegna una linea obliqua.
Non ha quindi un disegno equamente ripartito per la misura dello spazio nel quale viene visto, ma per questo l’effetto che ne deriva è vivacissimo.
In questo straordinario progetto artistico, mirabilmente realizzato, anche la scelta dei materiali è studiata con attenzione, è una tarsia di agate, alabastri e preziosi marmi colorati; l’interno della croce e il punto centrale dei fiori rossi (colore della croce) sono in madreperla, punti bianchi traslucidi che, seguendo le pieghe, brillano per l’incidenza della luce secondo il punto di vista con il quale vengono osservati.
Ecco che in tutta la fantasmagoria e la maestosità architettonica del baldacchino, l’invenzione del paliotto dell’Altare Maggiore richiama un’attenzione particolare e una curiosità che solo le cose insolite suscitano.
Per l’importanza che doveva avere, infatti, non bastava un’opera bella, serviva un’invenzione scenica, uno “sbaglio”, un drappo che sta scivolando sotto i nostri occhi, perennemente in movimento, distrattamente lasciato cadere da un lato.
Magie dell’arte barocca e della straordinaria inventiva dei suoi maestri.