Le assai remote origini della Famiglia Lascaris, estinta più di cento anni fa

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Palazzo Lascaris, Torino

 

Il nome del palazzo del Consiglio regionale piemontese e della breve via che ne costeggia il prospetto posteriore è giunto sino a noi attraverso un complesso itinerario da luoghi e anni remotissimi.

Dopo l’occupazione di Costantinopoli ad opera dei Crociati, nel 1204, si pensò che l’Impero bizantino, smembrato dai conquistatori franchi e veneziani, fosse distrutto per sempre. L’instaurarsi dell’Impero latino d’Oriente, sotto la guida dell’imperatore Baldovino di Fiandra, sembrò risolvere definitivamente a favore degli Stati occidentali la “Questione d’Oriente” di quegli anni, che sul piano religioso pareva risolversi a favore del Papato. Ma le radici dell’Impero romano d’Oriente erano troppo salde e profonde per poter essere rapidamente estirpate. Si formarono così alcuni piccoli Stati autonomi, che non poterono essere controllati dalle potenze occidentali. Mentre un ramo della famiglia degli Angelo fondava una despotia comprendente l’Epiro, l’Acarnania e l’Etolia, i fratelli Alessio e Davide Angelo-Comneno gettavano, agli albori del secolo XIII le basi del Regno di Trebisonda. Il più significativo centro della resistenza bizantina, in stretta connessione con i precedenti, fu, però, non a grande distanza dalla stessa Costantinopoli, Nicea di Bitinia. Qui si rifugiò e installò seguito da molti   vescovi e dignitari imperiali Teodoro Lascaris, genero di Alessio III, il quale era stato designato imperatore dopo la fuga di Alessio V Ducas “Murzuflo”. È da questo momento che il nome dei Lascaris fa la sua prima comparsa nella storia d’Europa. Una figlia di Teodoro, Eudossia, si congiungerà in matrimonio con il ligure Guglielmo Pietro dei conti di Ventimiglia. I discendenti dei due adotteranno il cognome Lascaris, portandolo attraverso i secoli lontano dall’Asia Minore e dall’Impero di Nicea (dove la linea mascolina era destinata a spegnersi nel volgere di breve tempo) in Provenza, Savoia, Piemonte e altrove.

 

Stemma che portarono i Lascari imperatori d’Oriente

 

Le diverse diramazioni che rappresentarono il cognome Lascaris in Europa, vale a dire i conti di Tenda, i signori di Briga, i conti di Castellar (luogo che fu fondato all’inizio del Quattrocento dalla famiglia) e quelli di Peglia, nonché i signori di Dosfraires, non discendono dunque direttamente e in linea maschile come alcuni storici in passato hanno sostenuto, dagli imperatori bizantini, ma soltanto in linea femminile. In ogni caso le origini dei Lascaris non sono meno insigni. In quanto ramo dei conti-sovrani di Ventimiglia (che sono considerati una delle principali casate d’Europa) essi riconoscerebbero quale proprio capostipite un Corrado, vissuto nella seconda metà del Novecento avanti il Mille, figlio dell’Imperatore Berengario II e, quindi, fratello di Adalberto re d’Italia.

I Ventimiglia possedettero oltre centosessanta signorie, parecchi marchesati e contee, alcuni ducati e dieci principati. Tra l’undicesimo e il quattordicesimo secolo furono protagonisti di prima grandezza delle vicende storiche italiane e francesi. Riuscirono a conservare a lungo una notevole potenza e a non essere schiacciati dall’invadenza di potenti vicini anche grazie ad un’accorta politica matrimoniale. Nel 1115 Elena sposava il marchese di Monferrato; verso la metà del secolo, Guido II, conte di Ventimiglia, si congiungeva in matrimonio con Eleonora, figlia di Umberto Il Santo, conte di Savoia; nel XIII secolo Emanuele sposò Sibilla, contessa di Marsiglia (i loro discendenti restarono in Provenza, assunsero il cognome de Marseille e diedero origine a numerose famiglie feudali di storica rilevanza). Sempre nel Duecento, Arrigo, o Enrico, passò a dimorare in Sicilia, avendo sposato Elisabetta, contessa di Gerace, figlia del principe longobardo Alboino, la quale gli aveva portato in dote molti possessi feudali che erano appartenuti al padre. Arrigo fu viceré di Napoli e vicario generale di re Manfredi; i medesimi incarichi appartennero successivamente ad almeno sette suoi discendenti. Nel Trecento la famiglia venne dichiarata la prima di Sicilia e conservò inalterato il proprio prestigio sin quasi ai giorni nostri. I rami principali si sono recentemente estinti, mentre esiste tuttora la linea dei baroni di Monteforte la quale, pur non conoscendosi con esattezza l’attacco genealogico, apparterrebbe alla medesima agnazione.

Se i conti di Ventimiglia si distinsero nel corso di molti secoli, il ramo denominato Lascaris non fu da meno.

Il profilo prosopografico dei personaggi che figurano nello schema genealogico è quello classico, comune, si può dire, a tutte le famiglie storiche: uomini di guerra, di Lettere, di Stato, di Chiesa. Tra questi ultimi spiccano le figure di alcuni vescovi di Riez (località che fu feudo dei Lascaris provenzali): Marco nel 1466, Antonio nel 1523 (poi fu vescovo di Limoges). Onorato fu vescovo di Aosta dal 1583 al 1590; due personaggi, entrambi di nome Gaspare, ressero il vescovado di Carpentras rispettivamente attorno al 1665 e nella prima metà del 1700. Guglielmo, agostiniano, fondò a Tenda, facendo ricorso al proprio patrimonio, un convento dell’Ordine.

A cavallo tra guerra e fede si situa la singolare figura di Luigi Lascaris che nel 1360, da breve tempo entrato in religione, si sposò, spinto da una passione travolgente ma senza rinunciare ai voti, ed ebbe discendenza. La regina Giovanna di Napoli gli affidò il comando delle proprie genti d’arme in Provenza ed egli sconfisse gli inglesi cacciandoli dalla regione. Papa Urbano V gli intimò di abbandonare moglie e figli e di rientrare nel monastero in cui aveva fatto professione di fede. La regina Giovanna, però, aveva ancora bisogno della sua opera di condottiero e, grazie alla sua intercessione, Urbano V gli concesse di restare ancora per venticinque anni “nel mondo” (autorizzazione ratificata dal successore, Gregorio XI). Luigi, a un tempo prete e sposato, morì senza avere ripreso la tonaca, nel 1376, prima che il termine accordatogli fosse spirato.

Tra gli uomini di guerra, più d’uno perse la vita in battaglia; fra gli altri può essere ricordato Giovanni, che morì nel 1688 durante l’assedio di Negroponte. Considerevole importanza storica può essere attribuita a Giovanni Paolo Lascaris di Ventimiglia e Castellar, che fu Gran Maestro dell’Ordine di Malta nel Seicento.

 

Stemma di Giovanni Paolo Lascaris di Castellar Gran Maestro gerosolimitano

 

Tra gli alti funzionari dello Stato devono essere menzionati Onorato, detto Il Grande, che fu, nel quindicesimo secolo, ciambellano e commissario di Renato, duca d’Angiò, re di Napoli; un altro Onorato fu nominato, nel 1577, presidente della Camera dei Conti di Piemonte. Più tardi Giulio Cesare verrà creato (1723) presidente del Senato di Monferrato; un suo figlio, Giuseppe Vincenzo diverrà, dopo essere stato Ministro degli Esteri, viceré di Sardegna e cavaliere della Santissima Annunziata.

I Lascaris, non diversamente dai Ventimiglia che li avevano originati, contrassero alleanze con molte grandi famiglie. Dal matrimonio di Anna con Renato, Il Gran Bastardo di Savoia, ebbero origine i Savoia, conti di Tenda e marchesi del Villar. Dolorosamente famosa fu Beatrice di Tenda, nata nel 1372, che si ritiene essere appartenuta alla famiglia (il che solo in tempi recenti è stato messo in dubbio). Vedova del condottiero Facino Cane, che aveva sposato nel 1398, Beatrice sposò in seconde nozze il duca di Milano Filippo Maria Visconti, portandogli in dote l’imponente somma di 400.000 ducati. Il duca l’accusò di adulterio e di congiurare contro di lui e la fece decapitare il 13 settembre 1418 nel castello di Binasco, insieme con il suo presunto amante Michele Orombello. Storici, letterati e musicisti credettero all’innocenza di Beatrice sino a farne un’eroina romantica, capace di ispirare romanzi, novelle, opere, tragedie.

 

Loggiato della corte di Palazzo Lascaris, Torino

 

Nella storia torinese il ricordo del nome dei Lascaris (che si sono estinti più di cent’anni or sono con la morte, avvenuta nel 1867, di Adelaide, moglie di Gustavo Benso di Cavour) non è affidato soltanto al palazzo di via Alfieri o alla splendida villa di Pianezza – donata dalla famiglia alla diocesi di Torino per divenire la residenza estiva degli arcivescovi – ma anche a un personaggio di prima grandezza, del quale anche recentemente è stato studiato il profilo biografico. Si tratta di Agostino Lascaris di Ventimiglia, un uomo che per la città ha fatto molto. Sindaco di Torino nel 1817, fu presidente dell’Accademia delle Scienze e vicepresidente della Camera di Agricoltura e di Commercio. Si deve a lui l’attuazione della prima «Esposizione d’Industria» di Torino del 1829 e di alcune successive edizioni che diedero forte impulso all’economia torinese e piemontese.

 

Stemma portato dalle linee nizzarde

 

 

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