A sud di Roma, sull’antica via Laurentina, si trova l’Abbazia delle tre Fontane, eretta nel luogo del martirio dell’apostolo San Paolo. Appena varcato l’arco monumentale di Carlo Magno, si entra in un’oasi di pace e si respira un’atmosfera ricca di suggestioni, di silenzio, di sacralità.
Nel complesso ci sono tre chiese, l’abbazia dei Santi Vincenzo e Anastasio, fondata nel 625 da Papa Onorio I e ricostruita nel 1140 dai monaci cistercensi di San Bernardo di Chiaravalle, sulla destra la chiesa Santa Maria in Scala Coeli e, percorso un vialetto alberato, in fondo, c’è la chiesa più antica: San Paolo alle Tre Fontane, costruita nel 1599 da Giacomo della Porta su un edificio preesistente del V secolo sul luogo della decapitazione del santo.
L’abbazia è uno straordinario esempio di architettura cistercense, terminata e consacrata da papa Onorio III nel 1221, ottocento anni fa, e che è rimasta quasi inalterata da allora: bella, possente, essenziale.
Nel suo stile sobrio e austero, scevro di decorazioni, spicca, nella parete dietro il presbiterio, una magnifica vetrata dell’Assunzione di Maria. Nella quasi totale disconoscenza di questa forma d’arte non viene quasi mai citata nelle descrizioni del complesso, eppure è un’importante testimonianza del cosiddetto «stile Monaco» a Roma, firmata da Franz Xaver Zettler (1841-1916), uno dei più grandi artisti di questa scuola. (Stessa firma per le altre vetrate, comprese quelle della chiesa nel luogo del martirio).
Dalla metà del XIX secolo, fino ai primi decenni del Novecento, lo Studio Zettler e lo Studio Mayer di Monaco, suo maggiore concorrente, crearono moltissime vetrate con questo nuovo linguaggio che influenzerà il carattere delle vetrate istoriate negli anni a seguire, superando lo stile sintetico ed episodico delle vetrate medievali per diventare delle composizioni, delle scene, dei quadri.
Questa vetrata, infatti, è l’istantanea di un momento: gli angeli sorreggono la nuvola ai piedi della Vergine che assurge in cielo avvolta in una mandorla di luce circoscritta da una cornice di stelle e cherubini. È un lavoro pregevole, forte di un disegno impeccabile e sicuro, senza alcun timore nell’uso del piombo nascosto dall’intensità della pittura, e della scelta delle tinte forti. Un perfetto esempio dell’evoluzione della vetrata artistica che, pur mantenendo le caratteristiche peculiari e il carattere di forza e brillantezza proprie di questa forma d’arte, si proietta in nuove soluzioni e nuovi risultati. Un’immagine bella, che ci incanta all’interno di un’architettura romanica. Un’opera d’arte relativamente recente che, inserita in questo enorme spazio austero senza colore, non si contrappone, ma si compenetra con la sua forza espressiva fatta di luce.
L’autore di questa opera d’arte, l’artista tedesco Franz Xaver Zettler, merita di essere citato e ricordato, per il valore artistico dei suoi lavori e per l’importanza storica della sua scuola che ci ha lasciato in moltissime chiese nel mondo, numerose testimonianze e fulgidi esempi di professionalità e maestria.