Più di 100 anni sono passati dalla prima pubblicazione di un libro illustrato per bambini, capolavoro di arte e di poesia: Etwas von den Wurzelkinder, (Qualcosa sui Bimbi-radice) di Sibylle von Olfers. Ma gli anni non passano per il suo mondo incantato e nello stesso tempo accuratamente realistico, che piace ai bambini proprio per la capacità di avvicinarli in modo fantastico alla natura e alle stagioni.
Data la costante fortuna del libro presso le successive generazioni, fino ai giorni nostri e in molte lingue[1], si può dire che esso faccia parte dell’immaginario poetico europeo, per lo meno fino all’irruzione livellante della lobotomia televisiva e del politicamente corretto.
La loro stessa autrice appare nella prospettiva del tempo una figura delicata e luminosa, la cui breve vita ha lasciato una traccia di commovente mistero.
Sibylle von Olfers era nata nel 1881 al castello di Metgethen, presso Königsberg, nella Prussia orientale, ove ricevette la sua istruzione e le furono impartite le prime lezioni di disegno. L’impulso decisivo lo trovò a Berlino, frequentando la Scuola d’arte e vivendo presso la zia Marie von Olfers (1826-1924), pittrice e illustratrice, che le fu modello e insegnante di disegno e pittura. E’ in questo periodo che redige i suoi primi cinque libri illustrati. A diciotto anni decide di farsi suora entrando, sei anni più tardi, nell’ordine di Santa Elisabetta, col nome di Maria Aloysia, a Königsberg.
Pur continuando la sua formazione artistica, lavora nella farmacia del convento e si dedica alla cura dei malati. Nel 1907 si trasferisce a Lubecca, dove continua a frequentare corsi di pittura e insegna disegno nella scuola elementare cattolica della città. E’ allora che dipinge le sue prime pale d’altare, tuttora conservate nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Lubecca. Una polmonite la porterà a curarsi a Gardone, in Italia. Nel 1915 lavora come infermiera nel lazzaretto di Breslavia, poi rientra nella congregazione per l’aggravarsi del suo stato di salute. Mentre lavora ad una Via Crucis, in piena guerra, nel 1916 muore a 35 anni.
In tutto i libri illustrati per bambini di Sibylle von Olfers assommano a dieci, con il periodo culminante dal 1905 al 1912. Si tratta di opere d’incantevole poesia, in cui i protagonisti infantili agiscono in una natura animata e trasfigurata: la piccola Mariolina (1905) incontra i bambini–fiocchetti di neve[2], Principessina (1909) vive tra le creature del bosco, il folletto-Venticello (1910) sarà il compagno di giochi di un ragazzo: è un mondo tenero, aurorale, quale il bambino piccolo può scoprire negli insetti, nei fiori, nel mutare delle stagioni. La curiosità e lo stupore davanti al creato sono animati dai colori, dall’accuratezza botanica ed entomologica, dalla personalizzazione mai grottesca di piante e animaletti; e il rigoglio naturalistico è ripreso spesso nelle cornici delle pagine, dal più libero e delicato gusto liberty.
Il libro sui “Bimbi-radice”[3] è certo il suo capolavoro. Qui non vi è un protagonista, ma una coralità, un brulicare magico e festoso che sorge a primavera dal seno della terra.
L’edizione tedesca del 1990 comprende un saggio di Walther Scherf, che commentando l’ininterrotta fortuna dell’opera nell’area di lingua tedesca, si domanda cosa renda questi “Bimbi” così attuali:
Senza dubbio l’idea stessa dei bambini che vivono nella calda, rassicurante e accogliente terra, del gioco nelle grotte, dell’essere all’unisono con l’andamento dell’anno. […] Lo si sfogli pagina per pagina, a partire dall’impianto illustrativo: ci si sente, come i bimbi, sempre di casa nell’oscuro e imponente groviglio delle radici. E’ lo svegliarsi al riverbero della luce in seno alla Madre Terra, la vivace operosità dei bimbi nell’apparato radicale, e poi la drammatica partenza nel mondo! Se sin qui gli ambiti si mostravano distinti, ora essi risultano, con grande maestria, intrecciati l’un l’altro in un unico dirompente movimento. Il cielo stesso è un turbinio di uccelli. A questa scena ne seguono quattro all’aperto, nel mondo.[…] L’ultima, la ventosa e fredda scena autunnale, riporta gli scarmigliati bambini alla protettiva terra. Cosa si può desiderare di meglio di questa concentrazione di motivi a portata di bambino –sicurezza, partenza e ritorno-, l’essere partecipi allo scorrere dell’anno e della natura più autentica, mai in un ruolo artificiosamente costruito?
Nella storia dell’illustrazione, i “Bimbi radice” si collocano in un momento di passaggio dalle raffigurazioni ottocentesche, spesso sovraccariche e con testi edificanti, ad una tendenza modernista, più interessata alla sperimentazione estetica. Una via, quest’ultima, che pur rivelandosi ricca di suggestioni fantastiche, tenderà nel corso del ‘900 a ideologizzare la psicologia infantile, svuotando progressivamente di contenuti il mondo dell’immagine per ragazzi. La Von Olfers mantiene invece una salda e affettuosa attenzione alla naturalità dei bambini, unendo raffinatezza a semplicità. Il suo è uno sguardo di tenerezza volto alle creature e al creato, in cui ordine e bellezza, quanto trionfano nell’immenso, altrettanto si rivelano nel piccolissimo, nel nascosto, nel mite. Pur non essendovi riferimenti religiosi, si avverte uno sguardo serenamente contemplativo e una profonda, ispirata comprensione dell’anima infantile, della sua innocenza e del suo stupore: un “essere come loro”.
Anche in questo senso l’opera di Sibylle von Olfers, nel mistero del suo ripartirsi tra vocazione religiosa, arte sacra e illustrazione per l’infanzia, venne a farsi interprete di un’etica della famiglia, della casa, dell’amorevole attenzione verso i figli, della loro formazione alla bellezza, all’armonia, alla bontà.
Questo libro, conclude Scherf, fu parte di tale mentalità e –per la nostalgia che ne abbiamo- è rimasto vivo.
Il testo è stato redatto da Gabriella Rouf e Marisa Fadoni Strik
[1]Di Etwas von den Wurzelkinder non è stato edito il libro in lingua italiana. A nostra cura la rivista on-line Il Covile dei piccoli ha pubblicato la fiaba con traduzione in rima, liberamente scaricabile e stampabile: www.ilcovile.it/scritti/COVILE_836_CovileDeiPiccoli_5_Bimbi_radice.pdf
[2] Was Marilenchen erlebte, pubblicato in versione italiana in rima, Cosa vide Mariolina, in www.ilcovile.it/scritti/COVILE_937_CovileDeiPiccoli_14_Natale.pdf
[3] La prima edizione di Etwas von den Wurzelkinder è nel 1906, con ristampa nel 1907 e poi nel 1914.