La Piccola Creazione di Konrad Weiss – II

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Konrad Weiss, lo «Svevo cattolico»

 

Il poemetto Die kleine Schöpfung (La Piccola Creazione) fu scritto da Konrad Weiss, come abbiamo detto, per la bambina Felizitas, figlia del suo amico, l’artista Karl Caspar, che lo illustrò. Senza alcuna riduzione e banalizzazione, il poeta “sibillino” riesce nel compito di guidare il bambino, attraverso la famiglia e la natura, alla visione metafisica, che tutto comprende ed illumina. La narrazione è vivace, unisce umorismo e commozione,  quotidiano e sublime, comunicando il senso di stupore per il creato, ma anche di gioia, che fa venire in mente, restando in campo letterario, il Chesterton di Uomovivo.

In questo senso La Piccola Creazione esprime, nel cuore della complessa e apocalittica poesia di Weiss, un altro tipo di visionarietà, la fede nella salvezza al di là dei presaghi orrori del presente.

 

 

Pubblicata nel 1926, Die kleine Schöpfung è l’opera di Weiss che ha avuto maggiore diffusione all’epoca e anche in seguito, con due riedizioni, nel 1948 e nel 1983. I disegni di Karl Caspar inseriti nel testo ne fanno un libro illustrato molto attraente, sin dalla copertina che, nella sua semplicità, è evocativa di una condizione infantile di gioiosa disponibilità che si libra tra cielo e terra[1].

 

 

La Piccola Creazione ha avuto anche una traduzione e pubblicazione in Italia, nel 2014, nella collana I libri del Covile (Edizioni Settecolori), a cura di Marisa Fadoni Strik e Gabriella Rouf [2], con la prefazione di p.Serafino Lanzetta F.I.

Ne diamo qui un breve riassunto, seguito dal testo integrale della prefazione, che dà l’inquadramento teologico del poemetto. Weiss non poteva avere più degno ed ispirato interprete.

 

Il bambino protagonista si sveglia ai raggi del sole del mattino. Subito si fa sentire uno dei protagonisti della storia, il gallo:

«Al suo compito natìo

ecco il gallo fa ritorno,

come va da quando Dio

creò la Terra, il gallo, il giorno.»

Il bambino scende nell’aia, dove le galline gli vanno incontro, ma il gallo lo invita a intraprendere con lui un viaggio «nel fulgore del mattino».

 

 

Il cammino è ricco di scoperte e incontri: i chicchi di grano, lo stormo di «passerotti litigiosi», la talpa che spunta dalla sua dimora sotterranea, poi una colomba che si unisce a loro. Un passero saccente li rimprovera di andare in giro «senza scopo», ma un’ombra benevola e misteriosa interviene e incoraggia il bambino: «vai col sole, lieto e in pace»

L’ombra si rivela una personificazione dello spirito che permea la natura: «Ovunque spira/ il vitale soffio. E crea.»

 

Il gallo orgoglioso fa la storia della sua specie, rievocando anche l’antenato che col suo triplice verso segnò il rinnegamento di Pietro. Si leva nel cielo l’allodola e cantando indica la strada. Nuovi incontri: un corvo nero e pessimista, il canto struggente del grillo, una lepre che attraversa rapida il prato. Il sole è alto nel cielo, suona la campana di mezzodì, ed anche l’aratore cessa il lavoro. C’è un misterioso bambino con un mazzo di fiori, ci  sono i contadini che li invitano a sostare con loro; ma i tre proseguono il cammino, perché «un miracolo ci aspetta».

Ed infatti inizia una fervida salita verso il monte, finchè sull’altopiano, mentre canta «il cuculo vagabondo», incontrano l’agnello che si abbevera ad un tronco cavo.

Con delicatezza e spontaneità, Weiss introduce nella poesia la visione metafisica, con la simbologia dell’acqua che tutti e per sempre disseta. Anche una misteriosa figura di uomo delle selve si avvicina e si ristora. Due volte si sipete il monito:

«E’ la vita un corso inquieto;

tutto passa, l’uomo e il mondo.»

Ora anche l’agnello si è unito alla compagnia, e c’è l’incontro con l’affaccendato e schivo scoiattolo.

Il sole cala, con gli ultimi raggi ardenti del tramonto, e viene evocata la figura dell’angelo custode che veglierà sul sonno del bambino.

 

 

A questo punto il poeta introduce un mutamento di tono, e rivolgendosi direttamente a Felizitas e a se stesso invita a seguire il bimbo, il gallo, la colomba e l’agnello in un volo che li porterà alla visione celeste: appare l’infinito coro angelico, i simboli degli evangelisti, e il Buon Dio. Lo stesso gallo fa la sua parte, e si unisce al canto, mentre il tronco cavo della fonte è divenuto la culla del Salvatore. Un grande melo carico di frutti accoglie tra i suoi rami gli angeli e i pellegrini, finché con l’alba la visione scompare, e «tutto torna al proprio posto».

 

 

L’angelo custode, sollecito, cerca il bimbo: sì, dorme tranquillo nel suo letto, ma accanto a lui è rotolata qualche mela…

La grandiosa visione va a raccogliersi nella famiglia, nello spirito del Natale:

                  «Chiaro cielo, vasto mondo,

                   pur serena e arcana resta

                   fido asilo al vagabondo

                   la paterna casa in festa

 

***

 

Il viaggio di Konrad Weiss tra le creature di Dio

di P. Serafino Lanzetta F.I.

 

Nel suo La piccola creazione, Konrad Weiss de­scrive un pellegrinaggio attraverso il creato, un moto del cuore e della mente attraverso la bellezza di ciò che esiste, di ciò che è buono e bello. Weiss ci conduce a scoprire la bellezza del creato, dove ogni essere ci parla, ci parlano soprattutto le creature più umili. In questo “racconto di viaggio” incontreremo diversi animali: il gallo, la talpa, l’agnello, il corvo, l’allodola, la colomba, e altri ancora. Ognuno ha un significato ben preciso nel contesto del libro della creazione, letto dal nostro autore da una prospettiva cristiana.

Tra tutti primeggia il gallo, che funge da tratto d’unione nella simbolica del viaggio. È l’animale tra i più umili che annuncia il sorger della luce, e particolarmente della Domenica, giorno benedetto della Resurrezione di Cristo Signore, dà il primo rintocco: «ogni dì loda il Signore/e del giorno benedetto dà l’avviso al primo albore». Il gallo desta i dormienti alla preghiera. Ma il suo verso è anche un canto amaro: ricorda a Pietro il suo rinnegamento del Signore, il dolore di Cristo a causa dei nostri peccati, della nostra indifferenza. Per questo, molto spesso, è in alto sui campanili delle Chiese: dal­l’al­to annuncia il più alto dei misteri, la Passione, la Morte e la Resurrezione del Signore, mistero celebrato nel dì di Cristo Signore, il dies Domini. Anche Pietro, il capo della Chiesa, sembra che al gallo si sottometta col suo doloroso pianto. Quanto a dire: nella Chiesa chi sta più in alto non è chi impera ma chi serve, chi annuncia il Signore e diventa sua trasparenza. Il gallo rimane in alto e così indica a tutta la creazione e alla Chiesa stessa la vera direzione da seguire.

 

 

In questo viaggio, ci dice Weiss, quanto più in alto va il nostro sguardo tanto più si illuminano i nostri occhi, molto più la nostra vita ha un senso: «Più lo sguardo in alto sale/ bevon luce le pupille». Questa luce, la luce di Dio e della sua grazia, diventa piena davanti al suo trono.

La vita è un pellegrinaggio verso una me­ta precisa, la vita ha un senso, un fine. Anche se ognuno ne conosce la fine, la vita però si spin­ge oltre il limite. Di questo “oltre”è testimone l’allodola, un uccello che ha un significato cri­stiano molto forte: è l’unico tra i volatili che fa il suo nido nel grano, e così rimanda al­l’Eu­caristia del Signore, al suo Corpo dato per noi. Weiss canta: «l’allodola con l’ali/ sa volare oltre i con­fini/ dell’etereo spazio blu,/ che riempie col suo canto;/ e volgendo gli occhi in su/ ci si perde in quel­l’in­canto».

 

 

È il Corpo di Cristo, la SS. Umanità del Dio incarnato nella mangiatoia di Betlemme, che restituisce alla creazione la sua dignità originaria, perduta a causa dell’arroganza del­l’uo­mo e del suo peccato. Gesù Bambino, annidatosi in una povera greppia, quel tronco cavo nel quale si abbevera l’agnello, Lui, il vero Agnello del nostro riscatto, porta la creazione tutta al cospetto di Dio, davanti al suo trono d’amore e intona per noi, con tutti noi, l’inno di lode a Dio suo Padre. La creazione intera geme e soffre nell’attesa di questo giorno ultimo della rivelazione gloriosa dei figli di Dio. Sin da ora, però, in Gesù fattosi Bambino, tutti noi possiamo incamminarci sicuri verso quel giorno senza tramonto, il giorno dell’eternità, in cui risplenderà la creazione nuova e si udrà il canto nuovo.

Cantus novus è sin da ora il battito del cuore di un bambino, di Gesù Bambino. Quella bimba Felicita a cui Weiss dedica questi versi è ogni bambino, sei tu bambino che leggi queste pagine, ogni uomo che deve riscoprire il suo essere bambino per diventare veramente grande, il pastore del creato che guida in Cristo ogni cosa a Dio. Weiss dipinge un movimento del cuore.

 

Parla ai piccoli muovendo dal­l’u­miltà delle cose create fino a raggiungere le cose più grandi, fino a toccare quelle invisibili, «pioggia di dorate stille».

Chiediamoci prima di incamminarci anche noi in questo viaggio: siamo ancora capaci di lasciarci affascinare dal creato? Soprattutto nel nostro tempo dobbiamo riscoprire la semplicità della vita, la bellezza delle cose quotidiane: il canto di un gallo, il gemito della colomba, lo starnazzar di una gallina, il tonfo di una pietra. Così vedremo la bellezza che ci supera, seguiremo la bellezza che ci guida fino a Dio.

La natura ci parla. Tutti i personaggi di Weiss sono vivi e trasmettono un messaggio. La creazione, infatti, non è muta, è un poema da leggere, una sinfonia da ascoltare. All’origine di tutto c’è il Dio Creatore, Colui che ha un cuore e riposa per amore in una culla fatta di legno e fieno. Anche le cose inanimate parlano attraverso di noi e con noi. E noi finalmente scopriremo il senso del nostro viaggio nella creazione di Dio nella misura in cui ci lasceremo parlare da Colui che è la Parola eterna. Colui che nel segreto ha intessuto le tue viscere.

 

 

[1]  L’immagine a colori che apre l’articolo è un’illustrazione di Isabella Staino per l’edizione italiana de La Piccola Creazione. Il libro è l’edizione tedesca 1983, con copertina diversa da quella originale 1926, la quale si può vedere a conclusione dell’articolo. La quarta immagine è la copertina dell’edizione italiana. Le altre sono alcune delle illustrazioni di Karl Caspar, presenti in tutte le edizioni.

[2]  Oltre che nella forma cartacea, l’edizione italiana è disponibile, scaricabile e stampabile, nel sito www.ilcovile.it. unitamente al saggio AAVV Konrad Weiss, Epimeteo, Carl Schmitt e Felizitas, che comprende fra l’altro il testo originale del poemetto e le note di traduzione.

 

 

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