Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte V

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Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte IV

 

Come è stato anticipato nella parte precedente, Vasily Petrovyč ha bandito, per la prima volta in Ucraina, un concorso pubblico per selezionare i nuovi ministri. Una delle ragioni per cui non era mai stato fatto prima è, probabilmente, per la selezione dei curricula, dal momento che ne sono arrivati, come era prevedibile, a migliaia, richiedendo inevitabilmente tempo e fatica per il loro vaglio. Anche per questo il Presidente comincia di nuovo a sentirsi afflitto, ma il motivo principale è che, tra nomi raccomandati ed ex-politici corrotti, riesce a trovare più elementi da scartare che da prendere in considerazione. Tuttavia, ciò gli permette anche di finire in fretta l’esame dei curricula e di passare ai colloqui. Eppure il Presidente continua a non prenderla con spirito, visto che i candidati rimasti sono qualche decina.

Sappiamo tutti che questa è una sua personale iniziativa, ma pare che se ne sia già pentito dal momento che preferisce accorciare i tempi, piuttosto di trovare i ministri “incorruttibili” che desiderava tanto.

Cosa si fa per scacciare una o più persone indesiderate? Gli si mette davanti i lati negativi del suo prossimo impiego. Prova a spaventarli con la notizia della grande riduzione degli stipendi, ma senza successo. Allora il suo assistente fa un tentativo a sua volta, dicendo che la corruzione di massa sarà punita con la pena capitale. Apparentemente, nessuno reagisce, tranne il Presidente, che si allontana con l’assistente, per poi dirgli: «Punto primo non è vero affatto e punto secondo è disumano! Esiste una moratoria sulle punizioni capitali».

Se torniamo un momento alla terza parte, ricorderemo certo che Vasily Petrovyč ha avuto un’interessante conversazione con Ernesto «Che» Guevara, con il quale non ha dimostrato alcun inorridimento per il desiderio di morte nei confronti dei corrotti. È cambiato di colpo da «disumano» ad «umano»?

Ad ogni modo, l’assistente gli fa cenno di tornare dai candidati, che da una trentina ne sono rimasti solo due, di cui uno sordomuto. Allora, l’assistente dice al Presidente: «Credo che la scelta sia ovvia; la selezione finirà oggi».

Finite le selezioni per tutte le cariche, Vasily Petrovyč accoglie con grande entusiasmo i nuovi ministri; entusiasmo che viene subito spento niente meno che da Ivanovič Čuiko che, subito dopo l’incontro, gli porta da firmare la lista dei candidati per il portavoce. Un grave errore, visto che nella lista c’è anche il nome di un vincitore. Non avendo partecipato alla selezione, il Primo Ministro non poteva sapere chi l’aveva già superata. Preso alla sprovvista, Ivanovič si giustifica goffamente, dicendo che è merito della sua intelligenza che è al pari di quella del Presidente. In altre parole, il Primo Ministro è riuscito a scegliere e a far passare tutti candidati selezionati e, ancora una volta, Vasily si ritrova circondato solo da politici corrotti.

E così il Presidente, per risolvere la cosa, annulla le selezioni e sceglie personalmente i nuovi ministri prima del voto del Parlamento. Ma chi sono le persone oneste che Vasily è finalmente riuscito a trovare, per di più in così poco tempo? Quelle che ha sempre avuto sotto il naso, ovvero i suoi vecchi compagni di college e la sua ex-moglie Olha Jurijivna Miščenko.

Quest’ultima, impiegata in una banca, dovrebbe diventare direttrice della Banca Nazionale, il Ministro della Difesa ha come candidato il Capitano della Marina Ivan Andrejevič Skorik, il Capo della Polizia l’insegnante universitaria Nina Yegorivna Tretyak, il Ministro degli Esteri l’attore Serhij Viktorovič Muchin e per il Ministro delle Finanze c’è l’ex-agente fiscale Michajlo Ivanovič Sanin, licenziato per aver scoperto “troppi” movimenti di corruzione, anche all’interno della stessa Guardia di finanza.

Sembra che ci sia qualcosa di familiare in questa manovra. Infatti, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, dopo essere stato eletto Presidente (21 aprile 2019), ha dato un posto nella politica anche allo staff cinematografico che ha realizzato la fiction. Quando si dice saper dividere la realtà dalla fantasia…

Tonando al Servant of the People, ovviamente, Ivanovič Čuiko è rimasto sorpreso, per non dire scioccato, per questa candidatura che, oggettivamente, sembra una vera e propria riunione di ex-compagni di scuola, a cui nessuno è fortemente disposto a partecipare. Se Vasily Petrovyč voleva dare dimostrazione di non cedere al populismo, ha senza dubbio scelto un modo interessante di dimostrarlo al popolo ucraino, visto che ciascuno dei nuovi selezionati non è stato scelto tanto per i suoi studi, quanto per la conoscenza personale che Vasily ha nei loro confronti. Infatti, ha praticamente dovuto supplicare i suoi amici di accettare l’incarico, in particolar modo l’ex-moglie Olha e l’amico Serhij, che alla fine ha ceduto alla richiesta solo per liberarsi del suo regista, dato che non lo tollerava più.

Con il Capitano Ivan, invece, è stato sufficiente approfittare del debito di gratitudine. Quando il Presidente è andato alla caserma militare per parlargli, ha assistito alla scena dove veniva rimproverato e degradato dal suo Generale per avergli rubato i pneumatici della sua lussuosa automobile. Lo aveva fatto per rivenderli e comprare, così, gli stivali nuovi per i soldati, dato che essi li portavano bucati da più di sei mesi. Allora, Vasily, approfittando della sua posizione, ridicolizza il Generale e lo degrada al posto del suo amico. È vero che il Generale utilizzava il denaro nel modo sbagliato, ma questo non giustifica il furto; Vasily Petrovyč deve aver dimenticato di dire questo ad Ivan, ma dal momento che solo coloro che sono suoi amici sono “onesti”, non era affatto necessario ricordarglielo.

L’ex-insegnate del Presidente, Nina, è stata scelta unicamente per la sua severità nei confronti degli studenti che la soprannominavano «KGB», altra chiara punzecchiatura nei confronti di Mosca.

Michajlo, probabilmente, è stato il più facile da convincere data la sua passione di “far pulizia” per conto del fisco e la possibilità di vendicarsi del suo ingiusto licenziamento.

 

 

Come il Primo Ministro, ovviamente, anche il Parlamento ha trovato la candidatura dei nuovi ministri totalmente ridicola, specie quando il Presidente ha parlato di ciascuno di loro in modo chiaramente personale e non professionale, come è, invece, da norma.

Nonostante le perplessità, alla fine il Parlamento, incoraggiato dallo sguardo di Ivanovič Čuiko che non considera i candidati una grande minaccia, vota all’unanimità a favore. Mentre la sala si riempie di applausi, ecco che le porte si aprono ed arriva il terzo personaggio immaginario di Vasily Petrovyč: Gaius Iulius Caesar, meglio conosciuto come Gaio Giulio Cesare (13 luglio 101 a.C. o 12 luglio 100 a.C. – 15 marzo 44 a.C.). Questi si complimenta con lui per il successo: «Ben fatto. Questo era solo l’inizio… Senza alleati fidati non ce la farai. E io ne so qualcosa…».

 

 

Dopodiché, se ne va dandogli la schiena, in modo da mostrargli le innumerevoli coltellate che ha ricevuto. Dal momento che Giulio Cesare è stato ucciso dai membri del Senato, oltre che da Cassio e dal figlio adottivo Bruto, perché si rivelò una minaccia per la politica di allora, la scena è buona simbolicamente, ma non storicamente, dal momento che l’attore scelto è troppo giovane per rappresentare il dittatore romano quando è stato assassinato; sembra avere l’età di Bruto al momento del fatto…

Terminata la riunione di ex-compagni di scuola nella sede presidenziale, essa continua nella casa Petrovyč, per concludere la giornata trionfante con una cena tra amici, anche se solo Vasily è davvero contento del risultato, visto che nessuno era convinto di candidarsi fin dall’inizio. Senza contare i media che hanno molte motivazioni per attaccarli.

Per risollevare il morale Vasily Petrovyč ricorda un’avventura che avevano avuto tutti insieme, eccetto Nina Tretyak ovviamente, in una discoteca. Poi, alla fine, propone un brindisi: «Siamo in una situazione molto simile; siamo finiti in un posto pieno di orchi. E abbiamo due scelte: possiamo fuggire o rimanere».

«E aggredirli» aggiunge Serhij.

«Appunto» riprende Vasily «ve lo prometto. Abbiamo l’opportunità di migliorare la condizione del nostro Paese. Domani andrà tutto bene, ve lo prometto».

Quest’ultima frase ci riporta alla seconda parte, quando, durante il discorso d’insediamento, afferma di non voler fare promesse che non è in condizione di mantenere. Ma se è così, allora perché può promettere ai suoi amici che andrà tutto bene? Se sa che la battaglia sarà dura, perché dice che andrà tutto bene? Come fa a dirlo, se non ha ancora visto i suoi nuovi ministri al lavoro? Come fa a sapere che non saranno loro ad essere aggrediti per primi?

Sembra quasi la promessa che Volodymyr Zelens’kyj ha fatto agli ucraini quando è incominciata la guerra con la Russia: «vinceremo noi».

 

 

(5 continua)

 

 

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