La teoria del monoteismo primordiale di Wilhelm Schmidt: la Verità rivelata, ma dimenticata

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Il darwinismo biologico, sociale e religioso aveva condizionato fortemente la cultura occidentale, portando allo svilupparsi del positivismo e delle teorie dell’evoluzione delle società da una più primitiva a forme sempre più progredite, come dimostravano le “grandi” civiltà europee del XIX e XX secolo.

La Chiesa cattolica rifuggì sempre una gerarchizzazione evolutiva su base ontologica degli esseri umani sulla quale si è affermato, ad esempio, la presunta superiorità raziale durante buona parte del XX secolo. La filosofia positivista poneva un processo di evoluzione della società in cui, come sostenuto da Auguste Comte (1798-1857), l’uomo supera le visioni teologiche prima, poi metafisiche, giungendo alla piena epoca positivista nella quale può pienamente esprimere la sua libertà e la sua forza nel mondo manifestando la sua superiorità su quelle società ancora legate alla religione o alla metafisica.

Dal punto di vista antropologico questa evoluzione viene affrontata da due celeberrimi antropologi inglesi, Edward Burnett Tylor (1832-1917) e James Frazer (1854-1941). È bene sottolineare che i due autori nelle loro opere non danno un giudizio di superiorità o inferiorità ontologica dell’essere umano, ma si limitano a testimoniare che secondo loro vi è una evoluzione nell’essere umano dal punto di vista religioso e culturale.

Per Tylor le collettività primitive partono dall’animismo come forma religiosa, base per arrivare successivamente al politeismo e infine al monoteismo. Mentre Frazer aggiunge la magia come prima vera manifestazione religiosa in una collettività umana antecedente all’animismo per poi seguire lo stesso percorso fino al monoteismo.

L’etnologo e glottologo tedesco padre Wilhelm Schmidt (1868-1954) entra pienamente in questo dibattito riguardante l’evoluzione delle società e delle religioni nel corso della storia sostenendo una tesi folgorante e completamente diversa da quella dei due quotati autori citati precedentemente.

Padre Schmidt, già membro della Società del Verbo Divino, Istituto religioso fondato nel 1874 nei Paesi Bassi da padre Arnold Janssen (1837-1909) della diocesi di Münster, divenne sacerdote nel 1892. L’Istituto era stato eretto a Steyl per formare e preparare i prossimi missionari cattolici di lingua tedesca diretti in ogni parte del mondo e padre Schmidt ne fece attivamente parte non come missionario attivo sul territorio da evangelizzare, ma come grande studioso, ricercatore e personalità culturale di spicco del suo tempo e ancora oggi conosciuto e studiato. Egli infatti non si spostò mai dall’Europa e operò sia in Germania che in Austria, ma nel 1938 fuggì dalla terra austriaca occupata dai tedeschi con l’Anschluss, recandosi a Friburgo in Svizzera, dove rimarrà fino alla sua morte.

Don Wilhelm Schmidt è il principale sostenitore della tesi dell’Urmonotheismus, altrimenti definito «Monoteismo primordiale». Tale teoria è scritta nei dodici volumi che compongono l’opera Der Ursprung der Gottesidee. Eine historisch-kritische und positive Studie. Il fulcro essenziale dell’opera del sacerdote tedesco è dimostrare tramite un’attenta e scrupolosa analisi antropologica, linguistica e culturale come nelle civiltà più antiche prima e nelle civiltà orali presenti ancora oggi, definite nel XIX e XX secolo primitive, la vera origine della religione fosse un monoteismo legato a un dio unico e nel corso dei secoli questa verità religiosa primordiale si sia persa dando origine all’animismo, al totemismo o al politeismo.

 

Un contributo di padre Wilhelm Schmidt su «Journal of the Straits Branch of the Royal Asiatic Society», 1903 Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland

 

Per sostenere la sua tesi il sacerdote del Verbo Divino ha attinto a religioni e culture molto distanti e diverse tra di loro, mostrando tramite prove antropologiche e studi etnografici come la teoria del monoteismo primordiale potesse essere applicata a divinità degli indiani d’America, degli aborigeni australiani fino alla divinità Ashur assira e Marduk babilonese. Ovviamente, YHWH – Jahvè della religione ebraica è uno degli esempi trattati.

L’opera di Wilhelm Schmidt pone l’accento sulle somiglianze che queste divinità hanno con il concetto di Dio unico e celeste e di come Egli sia parte integrante della vita religiosa di ciascuno di questi popoli.

Fattore essenziale per l’opera è la conoscenza linguistica e la capacità di analisi glottologica sviluppata dal sacerdote nei suoi studi, dando anche in questo campo un contributo unico inerente la scoperta dei collegamenti delle lingue Mon-Khmer del sudest asiatico con le lingue dei mari del sud riguardanti le lingue del gruppo linguistico austronesiano.

La teoria dell’Urmonotheismus, nonostante taluni studiosi contemporanei la considerino in ambito accademico superata, viene ancora oggi studiata e approfondita, poiché molte delle similitudini e delle tesi argomentate da don Schmidt rimangono assolutamente valide e autorevoli.

Molto importante fu la critica che il sacerdote formulò all’opera di Sigismund Schlomo Freud  (1856-1939) dal titolo Totem e Tabù (1912), in cui il fondatore della psicanalisi sosteneva che l’origine della religione fosse il totemismo incarnato dalla figura paterna, la quale veniva sacralizzata grazie al complesso di Edipo. Per Freud la religione ebbe inizio nelle civiltà primitive a causa dei due tabù che colpisco l’uomo: il parricidio e l’incesto. Il totem è lo strumento che garantirebbe la sacralizzazione e la rimozione dal conscio dei due tabù ancestrali.

La critica di padre Schmidt fu molto ferma e dura su due fronti. Il primo riguarda la semplice morale: affermare che la religione possa avere origine dal parricidio e dall’incesto significherebbe ridurre la spiritualità umana a mero istinto irrazionale e autodistruttivo. La seconda critica riguarda proprio l’approccio dello psicanalista alla sua spiegazione, dato che nella sua opera non presenta alcuna testimonianza etnologia o antropologica di quanto afferma, sbagliando sia nel merito che nel metodo.

Don Schmidt lasciò in eredità ai posteri la rivista  Anthropos fondata nel 1906 e l’istituto  Anthropos fondato nel 1931, entrambe queste realtà sono tuttora esistenti e trattano argomenti di linguistica etnologia e opere missionarie.

La Chiesa quando vuole sa essere faro di conoscenza, sapere e cultura in ogni ambito e non teme mai di venir superata o derisa, dato che è l’eterno a guidare il presente.

 

 

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