Nel mondo Occidentale, in Europa (soprattutto in Italia e in Francia) e negli Stati Uniti, i cattolici si stanno organizzando per andare a risiedere intorno a campanili e chiostri. In Italia è calamitante soprattutto la Santa Messa in Vetus Ordo, in Francia i monasteri rimasti veramente contemplativi. Con la pandemia da Covid-19 molte persone hanno lasciato i centri urbani per raggiungere paesi e borghi immersi nel verde perché si sa, con le epidemie è sempre stato preferibile uscire dai centri cittadini e diverse famiglie cattoliche hanno colto questo condizionamento per fare un salto anche spirituale, ciò è accaduto in Veneto come in Umbria per cercare salubrità non solo fisica, ma anche dell’anima.
Recentemente è scoppiata una polemica proprio in Francia, innescata da intellettuali e giornali progressisti, a causa dell’iniziativa di un gruppo di imprenditori, finanziati da Pierre-Edouard Stérin, che hanno intrapreso un progetto di oasi cristiane, denominato «Monasphère». L’idea disturba e ci si domanda se i cattolici vogliono autoisolarsi in un ghetto; in realtà, il progetto proviene da una domanda seria di persone che desiderano vivere maggiormente in unità con la propria fede, pur operando nella società, ma che desiderano praticare serenamente in centri residenziali di spirito cattolico, uno spirito che, senza più fraintendimenti, viene moralmente perseguitato dal cosiddetto “politicamente corretto”, che in definitiva è un emarginare e discriminare veramente chi desidera professare liberamente e pubblicamente la propria fede. Formulata la domanda, giunge l’offerta, come è accaduto in Francia, con l’edificazione di villette con giardino fuori dalle grandi città e all’ombra di luoghi sacri, dove si vivono liturgia e catechismo secondo una dottrina sana e non intossicata.
I tre fondatori di Monasphèr: Charles Wattebled, Damien Thomas, Pierre-Edouatrd Stérin.
Il progetto, rivolto ai cattolici che aspirano alla Tradizione della Chiesa, è stato avviato nel gennaio scorso nel cuore della Touraine, a 250 chilometri a sud-ovest di Parigi. Fra questi cattolici si trovano sia coloro che hanno da tempo rigettato le linee moderniste della Chiesa, sia coloro che si sono stancati dei frutti amari che hanno portato allo svuotamento delle chiese e alla secca di vocazioni sacerdotali e religiose. I promotori hanno già individuato molti altri luoghi, in tutta la Francia, dove costruire le «oasi cristiane», appoggiati anche da uomini di Chiesa che si rendono conto del positivo progetto, non di stampo protestante e settario, ma che rimanda alla costruttiva mentalità medioevale, quando le città europee, saccheggiate e devastate dai barbari, abbazie e conventi costituivano il polo d’attrazione e di ordine per gente che altrimenti sarebbe stata sopraffatta dall’angoscia, dalle scorrerie e dal paganesimo.
A un chilometro dalla chiesa di Saint-Gilles, luogo delle apparizioni della Vergine Maria a quattro bambini nel dicembre 1947, Monasphère ha costituito il «Clos Saint-Gabriel», un vero e proprio borgo di case indipendenti dal carattere storico e come si usa dire adesso «sostenibile», che unisce bellezza, autonomia ed ecologia. Su un magnifico terreno situato vicino al Santuario Mariano e Angelico di L’Île-Bouchard, Monasphère offre 17 case da 84 m² a 180 m², adatte a tutte le configurazioni familiari e dotate di giardino privato. Il «Clos Saint-Gabriel» è un quartiere che si adatta perfettamente alle parti antiche del paese, poiché la sua architettura si basa sull’urbanità locale. Un quartiere favorevole alla convivialità, con il piazzale antistante e un giardino in comune, offrendo così una vita alla luce di una forte spiritualità vissuta dal clero e dai religiosi/e, ma dove si vuole anche stabilire un giusto equilibrio fra tranquillità familiare, secondo natura e non le ideologie antispirituali e antiumane oggi di moda, ed un vicinato che vive secondo i ricchi e vitali valori cristiani.
Programmi immobiliari nuovi o di ristrutturazione, accanto a luoghi spirituali della splendida campagna francese, come monasteri, abbazie, santuari… sono in piena attività, come dimostra il team di Monasphère, che sta attualmente lavorando con la Fraternité Saint-Vincent-Ferrier su un progetto a Chémeré-le-Roi, nella Mayenne.
Alcune famiglie hanno pubblicamente riportato le loro testimonianze come hanno fatto, per esempio, Alban e Marie, giovani genitori con cinque figli: «Conoscevamo bene la Fraternità da diversi anni. Nel 2021 abbiamo fatto il grande passo e ci siamo trasferiti a Chémeré. I nostri figli e noi apprezziamo molto la vicinanza del convento che ci permette di andare a piedi alla messa durante la settimana e talvolta a Compieta. Nella nostra scelta ha pesato anche l’esistenza di una scuola elementare e di un collegio non convenzionato a 20 minuti dal convento»[1].
Il punto in cui è arrivato il barbaro pensiero distruttivo contemporaneo – abortivo, gender, omosessuale, educativo (bambini e adolescenti allo sbando, fra genitori separati/divorziati, lasciati in mano a psicanalisti e psichiatri)… – rende oggi asfissiante l’aria di molteplici città per anime non solo costrette a reprimere le proprie idee a scuola come sui luoghi di lavoro, ma anche in molti contesti parrocchiali, che scimmiottano il mondo, incapaci di attingere al patrimonio bimellenario della Chiesa in quanto, buona parte della mentalità ecclesiale odierna è soggetta al relativismo, alla globalizzazione, all’ecumenismo e all’interreligiosità. Per natura la persona è fatta per un credo (non per mille), per una famiglia normale (con un padre ed una madre), per una stabilità matrimoniale e, in definitiva, per la realizzazione piena di sé, secondo le leggi di natura e le leggi di Dio. Perciò si necessita di certezze spirituali – che il cattolicesimo ha sempre elargito con abbondanti risultati ed eccellenti frutti – di guide spirituali e di sacramenti, godendo dei benefici portati dalle virtù sia teologali che cardinali.
Ha scritto monsignor Pierre-Antoine Bozo, vescovo di Limoges: «La vita monastica ha contribuito grandemente a plasmare la cultura europea (…). È una buona idea quella di venire a ritrovare sé stessi all’ombra dei monasteri. Grazie alla dinamica équipe di Monasphère (…) chi vuole può vivere in queste oasi contemporanee e approfittare degli scambi fecondi che lo Spirito Santo suggerisce»[2].
Interessante notare come il pensiero che soggiace dietro le filosofie gnostiche dei nuovi impianti urbanistici sia non solo anticristiano, ma anche antiumano e su questa enorme questione c’è l’assoluto silenzio da parte del magistero della Chiesa contemporanea, non una parola su un tema tanto rilevante quanto salutare per il benessere di corpo ed anima delle persone. Al di là della deriva dell’“Arte sacra”, con chiese che non sono più chiese, ma ambienti protestantizzanti, aniconici, fatti di cemento e metallo, esiste una deriva dell’Arte profana dove la cultura cristiana delle nostre magnifiche città, con il loro retaggio architettonico e artistico (riconosciuto spesso dalla laica Unesco «Patrimonio dell’umanità»), ha lasciato il posto al vuoto, all’inconsistenza, alla glacialità di edifici e grattacieli impersonali.
Scrive l’Architetto Ciro Lomonte nella sua Presentazione al libro di Cesare Capitti, La città della speranza. Dal recupero della bellezza alla cura della casa comune, Qanat, (Palermo 2016):
«Nel corpus della elaborazione magisteriale su temi tanto importanti per la vita di relazione degli esseri umani non c’è una sola parola né sull’architettura né sull’urbanistica, a meno che non si vogliano considerare attinenti le dichiarazioni dedicate all’ambiente e alle favelas, che non toccano l’essenza dei problemi da cui sono afflitte le città contemporanee. Ci si può chiedere il perché di tanto assordante silenzio. Potrebbe trattarsi di un principio di fondo del Magistero della Chiesa, in base al quale le questioni temporali – laddove non toccano temi di fede e di morale – vanno lasciate alla libera riflessione dei fedeli laici. In tal caso, però, chi di dovere non si sarebbe reso conto del fatto che il modello di città diffuso oggi in tutto il mondo è stato elaborato in un contesto intellettuale anticristiano e antiumano».
La globalizzazione urbana rende antiumani e provoca grandi fenomeni di violenza interna alle case e nelle strade: lo vedevamo decenni di anni fa negli Stati Uniti, lo vediamo ora nelle metropoli europee.
«Oggi riscontriamo», afferma ancora Ciro Lomonte, «la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura. In alcuni luoghi, rurali e urbani, la privatizzazione degli spazi ha reso difficile l’accesso dei cittadini a zone di particolare bellezza».
L’Architetto Pier Carlo Bontempi, che a suo tempo avevo interpellato per la realizzazione del volume L’Arte di Dio. Sacri pensieri, profane idee (Cantagalli, 2017), è internazionalmente conosciuto come colui che rispetta i paesaggi che si sono formati e modellati secolo dopo secolo quando l’Europa era cristiana. Il suo Studio di architettura, fondato nel 1998, è situato a circa venticinque chilometri a sud della città di Parma, nella campagna dove la pianura padana incontra l’Appennino emiliano. Lo Studio si occupa della progettazione di edifici, nuovi borghi e città di natura tradizionale e il tempo è un grande amico di questo tipo di architettura, perché non passa mai di moda e non potrà mai essere un pugno nello stomaco come molti mostri di Archistar contemporanei; anzi, sono carezze agli occhi e al cuore. Pier Carlo Bontempi ha vinto il Prix Europeen de la Recostruction de la Ville per un padiglione dalle eleganti proporzioni che sembra essere sempre esistito… «Ecco i successi che si ottengono lavorando, in semplicità, con la tradizione», sta scritto nel suo sito[3]. Scrive Bontempi: «“La tradizione è un insieme di invenzioni riuscite”. Lontana da una mera riproduzione di un linguaggio obsoleto, l’architettura tradizionale è il risultato di una serie di invenzioni e innovazioni che hanno prodotto nel tempo edifici e città, belli e perfettamente funzionali. Sono quindi soluzioni collaudate da un’esperienza secolare e che si possono adattare pienamente alle necessità e ai bisogni della contemporaneità. Costruire secondo la tradizione trascende la propria epoca e ci inserisce nella continuità di coloro che sono venuti prima di noi, come di quelli che ci succederanno».
I paesaggi, i borghi e le città storiche italiane, che compongono l’ambiente costruito, hanno ispirato per secoli gli architetti di tutto il mondo, e sono tuttora la principale fonte di ispirazione di Pier Carlo Bontempi. «La bellezza e la qualità di vita in questi luoghi è immediatamente evidente; dove l’uomo e la natura insieme hanno lavorato, si è creato quel patrimonio unico che tutto il mondo ci ammira con il nome di Belpaese: il paesaggio italiano. Un paesaggio incontaminato, non è dunque un paesaggio senza edifici, ma piuttosto un paesaggio senza edifici modernisti»[4].
Come è possibile non condividere le idee di Bontempi? Ascoltiamolo: «Le scelte in favore dell’architettura tradizionale sono frutto non tanto di una preferenza stilistica, ma piuttosto nascono dalla constatazione che quella fusione di conoscenze, proporzioni, armonia tecnica e formale, che compongono l’architettura e la città storica, sono ancor oggi insuperate. Passeggiando per borghi, paesi, città storiche nel nostro bel paesaggio italiano, si è spesso pervasi da un senso di bellezza che naturalmente ci circonda e ci affascina. E subito sentiamo che in luoghi così belli forse potrebbe essere davvero più facile vivere e vivere bene. La bellezza diviene così davvero una promessa di felicità e ad essa ognuno di noi aspira»[5].
Charles Jencks, di origini scozzesi, nato a Baltimora nel 1939 e scomparso a Londra nel 2019, è stato un architetto del paesaggio, in particolare di parchi e giardini, ha scritto diverse opere sulla storia e sulla critica del modernismo e postmodernismo, ha scritto: «Le qualità di Pier Carlo Bontempi non possono essere pienamente apprezzate e valutate se non vengono considerate all’interno del loro contesto politico, culturale e tecnologico. È un lavoro di resistenza eroica contro l’analfabetismo architettonico, un raggio di speranza per la ricostruzione dei paesaggi e delle periferie sfigurati».
La ricerca spasmodica, definita da Lomonte, «esasperata», della crescita finanziaria, sganciata dalle economie reali, non considera il valore della persona, ma solo ciò che può produrre quest’ultima e, soprattutto, ciò che può consumare, attraverso una fagocitante e mai esausta promozione di cose e soprattutto di stili di vita, talvolta viziosi, talaltra aberranti. «La distorta visione antropologica oggi imperante ha gravi conseguenze sulle famiglie, sulla città e sulle periferie urbane, e conduce allo smarrimento della propria identità e della propria storia» e come ben si sa, senza storia e senza identità si diventa schiavi del potere di turno, “democratico” o no che sia.
[1] http://blog.messainlatino.it/2022/01/stabilirsi-presso-il-convento-della.html
[2] S. Montefiori, Francia, il progetto dei quartieri solo per cristiani dell’imprenditore delle Smartbox: è polemica, in «Corriere della Sera», 13 febbraio 2022.
[3] https://www.piercarlobontempi.it/architettura/
[4] Ivi.
[5] Ivi.