Intervista all’Architetto Gabriele Tagliaventi: la Città europea e la sua Architettura

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Per approfondire il tema della Tradizione cristiana nell’Architettura urbanistica e paesaggistica abbiamo interpellato l’Architetto Gabriele Tagliaventi, professore ordinario di Architettura Tecnica all’Università di Ferrara, architetto a Parigi e autore di più di 20 libri Tagliaventi è autore di più di 20 libri di Architettura e Urbanistica[1]. Grazie a Tagliaventi è stata istituita la Triennale Internazionale di Architettura e Urbanistica A Vision of Europe di Bologna. È curatore di mostre itineranti di architettura e urbanistica. Dal 1998 al 2009 è stato autore di progetti architettonici e urbanistici di varia natura in diverse città europee, sempre legati ad uno stile di stampo urbanistico rinascimentale. Dal 2000 si dedica alla divulgazione nel campo dell’Architettura e della città.

 

Architetto, in un’epoca scristianizzata come la nostra, cosa pensa dei progetti architettonici di “borghi” cattolici ad hoc come sta accadendo in Francia con il progetto Monasphère?

Anzitutto devo dire che trovo il progetto per l’Ile-Bouchard molto interessante. Si tratta di un Hameau, la cellula elementare dell’insediamento rurale in Francia e le sue caratteristiche architettoniche e urbanistiche sono assolutamente coerenti con la Tradizione Francese.

Bisogna aggiungere che questo progetto si colloca all’interno di un contesto, quello francese, che negli ultimi 10 anni ha visto un’ondata senza precedenti di violenze da parte di fondamentalisti islamici che hanno colpito duramente la comunità cristiana.

Dagli attentati ai mercati di Natale si è arrivati ai brutali massacri nelle chiese di Saint Etienne-du -Rouvray e di Notre Dame a Nizza, passando attraverso gli attentati a Parigi al Bataclan, la strage sulla Promenade des Anglais sempre a Nizza, l’assassinio del professore Samuel Paty nella periferia di Parigi e, purtroppo, tanti altri.

Tutto ciò ha, evidentemente, creato un clima d’insicurezza aumentato dalla tragica situazione delle Banlieues dove vari commissariati di polizia sono stati chiusi dopo essere stati incendiati e distrutti varie volte come a Saint Denis.

 

Secondo Lei si tratta di un’iniziativa innescata solo per la pandemia da Covid-19 oppure è un qualcosa che va oltre a tale circostanza?

Non c’è dubbio che il Covid 19 abbia cambiato radicalmente il mercato immobiliare francese. Negli ultimi 2 anni sono fuggite da Parigi 208.000 persone, soprattutto famiglie con bambini e, parallelamente, il sistema scolastico del Comune di Parigi che nel 2019 contava 2,3 milioni di abitanti, ha perso il 7,9% degli alunni.

Si assiste a una generale migrazione verso Città Giardino, Suburbs, Villaggi Rurali, ambienti percepiti come più sicuri in tempo di Pandemia e caratterizzati dalla possibilità di abitare una Maison o una Maison de Ville con giardino, godere di ventilazione trasversale, e di una vita all’aria aperta. Si tratta della ricerca di una “Città Sana” dove poter svolgere una vita sana, casa con giardino, ma con attività e negozi a 10-15 minuti a piedi.

Da questo punto di vita, il Villaggio Tradizionale presenta una forte attrattività per un Paese che ha sempre avuto, a differenza dell’Italia, una grande presenza rurale. Il Villaggio Tradizionale sembra essere la risposta perfetta alla domanda della società contemporanea.

Tutto ciò si aggiunge allo stato generale d’insicurezza in cui vive da 10 anni la Comunità Cristiana in Francia a causa degli attentati islamisti e del generale clima di violenza nelle scuole e nelle periferie.

 

Perché alcuni politici e intellettuali francesi, con la compiacenza dell’opinione mediatica si è già scagliata contro questo progetto?

La Francia è un Paese molto polarizzato politicamente e dove la presenza di una forte minoranza di religione islamica costituisce un appeal per politici in cerca di un bacino di voti sensibile al contrasto e alla negazione dei valori tradizionali francesi.

La Francia è un Paese storicamente cattolico, molto legato alle sue tradizioni che troviamo soprattutto nella France Profonde, il mondo rurale dei 16.000 Comuni Rurali che costituiscono l’ossatura della produzione agricola.

Tutto ciò è paradossale o, meglio, mostra come sono cambiate le cose negli ultimi 40 anni.

Nella campagna elettorale del 1988, il Presidente Francese François Mitterand inondò tutto il Paese con manifesti che mostravano il paesaggio tradizionale del Villaggio Francese con, in primo piano, il Campanile della Chiesa sotto lo slogan: «La Force Tranquille».

40 anni fa il Presidente Socialista faceva appello ai valori tradizionali della Francia, ai Villaggi, alla Chiesa con la piazza, il Bistrot, il Mercato, il Lavoir.

Oggi la Sinistra francese, in grave crisi dato che il candidato socialista ufficiale Anne Hidalgo, attualmente sindaco di Parigi, è accreditata di solo un 2%, si rivolge alla minoranza islamica in cerca di voti usando come propaganda l’avversione alle comunità Cristiane.

 

Alle critiche ha risposto in questi termini il vescovo di Limonges, monsignor Pierre-Antoine Bozo: «La vita monastica ha contribuito grandemente a plasmare la cultura europea» e pertanto egli considera questa idea molto positiva, al fine di ritrovare se stessi all’ombra dei monasteri. Lei che cosa direbbe a coloro che vi si oppongono e provocano polemiche?

Sono assolutamente d’accordo con le parole del Vescovo di Limoges.

Le abbazie, i monasteri, le chartreuses hanno costituito un grande motore per la resistenza della civiltà durante tutto il Medioevo, da Fontevraud nella Loire -una vera e propria Abbazia-Villaggio- alla Grande Chartreuse sulle Alpi vicino a Grenoble, dalla Chartreuse du Val de Benediction a Villeneuve-les-Avignon a Cluny, le comunità cristiane hanno svolto un ruolo fondamentale per la conservazione degli elementi della civiltà romana in Francia e permesso di attraversare la lunga epoca delle invasioni barbariche e delle lotte feudali mantenendo i libri e i caratteri della civiltà.

 

Perché la bellezza delle chiese attira enormemente l’interesse turistico, ma non desta la voglia di comprendere che cosa sta dietro quei capolavori architettonici e iconografici?

Questo è un tema davvero chiave per comprendere cosa succede oggi. L’edificio religioso è sempre stato l’orgoglio delle comunità, delle città. Attorno a Parigi ci sono, nel raggio di 50 chilometri la Cattedrale di Meaux, quella di Chartres, quella di Pontoise, Saint Denis, poco più a nord abbiamo Beauvais, la più alta cattedrale gotica e tutte queste meraviglie architettoniche hanno in comune lo straordinario contrasto con la comunità urbana che le ha generate. Si tratta di villaggi o piccole città rurali che hanno impiegato secoli ed enormi risorse per costruire edifici religiosi Grandi e Belli.

Volendo possiamo considerare Parigi con la sua Notre Dame come un’eccezione, le gradi cattedrali gotiche sono costruite in piccole città come Amiens Caen Reims. Questa Tradizione continua nel Rinascimento e fino alla fine del 1800 con le grandi chiese cristiane di Saint Sulpice, La Madeleine, le Sacre Coeur a Parigi, Notre Dame de la Garde a Marseille, la stessa Basilica di Notre Dame in Avenue Jean Medecin a Nizza, dove è avvenuto il massacro recente, viene costruita a partire del 1864 lungo il nuovo asse commerciale della nuova città fuori del Vieux Nice.

Questa Tradizione termina quando il Modernismo Architettonico si afferma come ideologia dominante sia nelle amministrazioni comunali sia nelle gerarchie ecclesiastiche. Da un certo momento in poi, la Chiesa Cristiana non è più un luogo di Bellezza ma uno scatolone in mezzo a tanti altri scatoloni, spesso addirittura ispirato alle teorie “Brutaliste” che prendono come riferimento…i bunker di conglomerato cementizio del Vallo Atlantico.

 

A Suo avviso qual è la ragione per cui i giovani cristiani, rispetto alla generazione “sessantottina”, ha maggior bisogno di certezze, di riferimenti stabili fino a desiderare una dottrina, un catechismo ed una liturgia della Tradizione della Chiesa? Da una parte le chiese tradizionali si riempiono, le altre moderniste si svuotano e vengono dismesse o vendute…

Fino al 1968 esisteva una continuità culturale. Il mondo cambiava, come sempre era cambiato, ma si trasmettevano gli stessi valori, le comunità cristiane e tutta la società erano coscienti di appartenere a una grande Civiltà che ha come caratteristica indiscutibile l’essere Cristiana. La stessa Francia aveva ripreso la sintesi di Costantino: la cultura Classica Greco-Romana e il Cristianesimo. La Francia aveva assunto, o aveva sempre aspirato a ricoprire, il ruolo che, nell’antichità era stato svolto da Roma. Il centro, il motore della Civiltà Classica e Cristiana.

Questa grande ambizione, iniziata da Francesco I e continuata sotto Maria e Caterina de Medici, Enrico IV, Richelieu, Mazarino, Luigi XIV, ha prodotto il trasferimento della cultura rinascimentale italiana in Francia attraverso il trasferimento fisico degli architetti, dei muratori, dei carpentieri, degli artisti italiani da Leonardo a Bernini, da Sebastiano Serlio a Visconti.

Questa continuità della Civiltà Classico Cristiana francese viene completamente devastata dall’onda del 1968.

Fino al 1968 nella stessa Ecole des Beaux Arts si utilizzava come libro di riferimento il famoso “Leçons d’Architecture” di J.N.L. Durand che era servito a tutti gli architetti francesi e non nel corso del XIX secolo. Dal 1969 in poi è tutto cambiato.

Oggi, addirittura, si cerca di “cancellare” l’identità della nostra Cultura Classico Cristiana attraverso la rimozione o distruzione delle statue, ma anche degli edifici. Il monumentale libro di Louis Réau, “Histoire du Vandalisme”, raccoglie una montagna di opere architettoniche distrutte prima dalla Rivoluzione del 1789, poi dalla Comune del 1871, poi dal Modernismo novecentesco.

È evidente come i giovani Cristiani siano travolti da questa onda di “cancellazione” della loro identità, della loro Storia, della loro Tradizione. E, coraggiosamente, siano alla ricerca di una nuova Fondazione.

 

Secondo il Suo punto di vista le città devono continuare ad essere identitarie di un territorio, piccolo o grande che sia, oppure devono seguire linee globalizzate?

Credo che, proprio in un’epoca di Globalizzazione, sia ancora più importante che le città presentino identità locali, differenze legate al sito, al clima, alla geografia, alla cultura. Tutto ciò rende l’esperienza molto più interessante del visitare ovunque nel mondo la stessa periferia, gli stessi scatoloni.

Casomai… mi domando se davvero la Globalizzazione continuerà con la guerra appena scoppiata e con la Pandemia da Covid 19. Non dimentichiamo che il vero inizio del Medioevo non è certo il 476 anno in cui non successe letteralmente nulla, ma, piuttosto il 541 quando il Mediterraneo e tutta la sua rete di città Romane e Cristiane tornate a un livello di benessere e di relazioni all’interno del grande “Lago Romano”, fu sconvolto dall’arrivo della Peste di Giustiniano che uccise tra il 30 e il 40% della popolazione, con punte del 50% proprio nelle grandi città: Costantinopoli, Antiochia, Tessalonica, Alessandria, Cartagine, Roma.

 

Che differenza passa fra la stratificazione di stili diversi, come dimostrano certe abbazie o chiese lungo il corso dei secoli, e adeguamenti liturgici inseriti in contesti di altro spirito teologico ed artistico?

Questo è un altro tema essenziale. Le prime Comunità Cristiane hanno usato edifici Romani come il Tempio, il Tholos, la Basilica proprio per la coerenza tra la loro forma e la liturgia. I primi edifici, e la prima città, costruiti per essere edifici Cristiani dentro una Città Cristiana sono a Costantinopoli. Hagia Eirene e, soprattutto, Hagia Sophia, introducono un nuovo Tipo concepito apposta per ospitare un rito Cristiano e una comunità Cristiana. Troviamo esperimenti a Ravenna in San Vitale e a Costantinopoli nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco, tuttavia il ruolo di Hagia Sophia come riferimento per tutta la comunità Cristiana è stato unico, anche in periodo di scismi e difficoltà. Non è un caso che Pio II scelga il Tempio come riferimento per la Rinascita della Città a Pienza e Hagia Sophia sia il modello per la nuova grande Basilica di San Pietro voluta da Giulio II per tornare a fare di Roma il centro spirituale e culturale di tutto il mondo Cristiano. È interessante notare però che esiste una fantastica continuità culturale nel mondo Mediterraneo Cristiano durante tutto il Medioevo. L’influenza di Aristotele e della Scolastica hanno preservato i caratteri dell’Architettura Romana Cristiana che oggi definiamo «Romanici» mentre, al nord delle Alpi e oltre il Rodano si sviluppino, a partire dal 1100, le Cattedrali Gotiche, cioè le grandi chiese costruite con un differente Stile e un differente sistema costruttivo, Gotico come viene definito dagli architetti del Rinascimento Italiano, cioè “Barbaro”.

In questo senso, troviamo una grande continuità tra l’Architettura Romana e quella Rinascimentale attraverso il sotterraneo permanere nell’Italia e nel Mediterraneo, della Cultura e dell’Architettura Romana Cristiana durante tutto il Medioevo. Sono pochissime le chiese con archi rampanti gotici in Italia, soprattutto al Nord, a Milano e Bologna, Nessuna nel centro della Cristianità, nessuna a Roma.

La Storia ci dice come la Permanenza sia stata un grande valore fondativo per l’Architettura Cristiana. Questa permanenza è stata messa a dura prova dagli esperimenti post Concilio Vaticano II, ma la Cultura rimane e ha dimostrato di avere una forza capace di resistere al periodo delle invasioni e dei barbari. Questa Cultura aspetta solo che arrivi qualcuno che accenda la fiamma, come Pio II ha fatto nel 1461.

 

 

[1] Fra i volumi pubblicati ricordiamo: New Urban Stadia (2019), Manuale di Architettura Urbana (2007), New Urbanism (2002), Rinascimento Urbano (1996), ha vinto vari Concorsi Internazionali di Architettura e Urbanistica a Londra, Ricostruzione dell’area di Marsham Street, 1996; a Bruxelles, Ricostruzione della Rue de Laeken, 1989; a Varsavia, Ricostruzione del Centro, 1991; a Berlino, Ricostruzione dell’area del Tacheles, 2000. Inoltre, Alla Ricerca della Forma Urbana, Patron Ed. (Bologna 1988), A Vision of Europe (Alinea, Firenze 1992), Garden Cities. A Century of Ideas, Projects, Experiences (Gangemi, Roma 1994), Urban Renaissance, (Grafis, Bologna 1996), The Other Modern 1900–2000 (Dogma, Savona 2000), New Civic Architecture (Alinea, Firenze 2004), The Guide to Eco-Efficient Urban Neighborhoods (Alinea, Firenze 2009), New Urban Stadia (Editrice Universitaria, Padova 2020), La Città Sana (Editrice Universitaria, Padova 2021).

 

 

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