La verginità di Maria Santissima è qualcosa che va oltre e supera qualsiasi concetto che diamo a questa parola. Nel significato comune della lingua italiana intendiamo una persona (uomo o donna che sia) che non abbia avuto rapporti di natura sessuale di alcun tipo con altra persona. Quando parliamo invece di “verginità consacrata”, ci riferiamo al dono che la persona fa di sé stessa, nella sua totalità e integrità, a Gesù, inteso come Sposo divino, nella vita religiosa; è allora la verginità per il Regno dei Cieli della quale parla anche il Signore nel Vangelo. Qui si intende, quindi, non solo l’integrità fisica, ma anche e soprattutto il dono totale di sé, nei pensieri, nei moti interiori, nella mente e nel cuore: una relazione, insomma, piena e totale con Cristo, seppur nel Mistero. I Padri della Chiesa parlano di questo stato come “anticipazione della vita del Cielo”. In Paradiso, infatti, non ci si sposa, né si è sposati (Lc 20,35), quindi in un certo senso si è tutti vergini, per essere tutti di Gesù e, in Lui, in piena comunione fraterna con tutti gli altri beati del Cielo. Non è facile capire, psicologicamente, come si potrà essere tutti di Cristo e contemporaneamente in comunione profonda con tutti… ma così sarà.
Ebbene, la verginità di Maria è queste cose messe insieme, ma anche le supera immensamente. Ella è di Dio e per Dio a prescindere, non è pensabile, né pensata se non in questo travaso continuo di tutta se stessa a Dio. E, si noti, questo rapporto di assolutezza non è da intendersi solo nel suo essere in relazione col Cristo, perché prima dell’Incarnazione Maria non sapeva nulla di Gesù, almeno nelle sue nozioni esteriori, né poteva immaginare di essere Lei la donna scelta per essere la madre dell’uomo-Dio.
Maria Santissima è vergine fin dall’inizio, quindi nel suo essere giovinetta, nel suo essere bambina, perché lo è dall’istante in cui ha iniziato ad esistere nel grembo della madre Anna. Il suo essere e stato verginale precede, nel tempo, il suo essere madre, e quindi Ella è costituita nel modo verginale per essere tutta di Dio, in un modo pazzesco, inimmaginabile. Nessun altro al mondo, nessuno di noi è creato così. Ciò significa che non c’è pensiero in Lei, per quanto casalingo o umano, che non abbia questo riferimento totale a Dio Padre.
Ella nasce, e appena ha l’uso della ragione va a vivere nel tempio. Sì, dicono si tratti di una pia tradizione, ma siccome la tradizione è attestata, possiamo ben pensare che sia vera. Usava, allora, che delle bambine andassero a vivere nel tempio, come potrebbe essere nella nostra società che un nostro figlio vada in un collegio religioso anche da bambino, senza che questo sia di scandalo a nessuno. Erano le “vergini consacrate a Dio”, per il servizio (che era temporaneo) del tempio, ossia per la vita di preghiera e probabilmente erano anche adibite alla custodia, pulizia e manutenzione degli arredi del tempio. Maria Santissima non poteva che andare lì, perché non aveva altro interesse: la sua verginità esigeva quel luogo.
Una volta terminato il servizio nel tempio di Gerusalemme, Ella torna a casa, si fidanza con un uomo perché il matrimonio era la via comune e indiscussa di tutte le donne di Israele: non esisteva l’istituto della verginità consacrata perpetua. Eppure Maria Santissima si fidanza nella condizione indubitabile di verginità consacrata perpetua, perché Ella non può che essere così.
Questo pensiero viene condiviso da Giuseppe, che accetta. Anche questa è tradizione, ma assai attestata e confermata. Non dimentichiamo mai che Giuseppe è santo, che il soffio della Grazia era nel suo cuore, che anch’egli era disposto, pur senza i vertici di Maria Santissima, alla condizione di totale dedizione a Dio nella verginità.
Ed ecco che improvvisamente appare l’angelo, che le annuncia la nascita da Lei di Gesù. Maria risponde: «Non conosco uomo».
Sembra un’obiezione impropria. Non c’era Giuseppe? Forse che non conosceva Giuseppe, suo fidanzato? Invece l’espressione è giusta, anzi, ovvia: La Madonna non può che dire quella parola, perché non ne conosce altre: ella è vergine dentro, nel cuore, è di Dio, e non conosce che Lui.
Sublime altezza di questa espressione, così radicale: «non conosco uomo»! Non conosco uomo perché conosco solo Dio. Certo, vedo che gli altri ci sono, che esistono, e “conosco” razionalmente la presenza attorno a me di altre persone, ma in realtà, gli altri, non li conosco.
Ed ecco che dalla verginità di Maria sboccia, per miracolo, la maternità. Scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort che «entrando» nel grembo verginale di Maria, Dio tornò nel suo Eden, nel Paradiso terrestre dove un tempo camminava in compagnia di Eva ed Adamo, prima del peccato (Gen 3,8). Dunque, Maria è Paradiso di Dio, come Dio è Paradiso di Maria. La verginità vertiginosa di Maria si apre ad accogliere Colui che Ella conosce, Dio, che da quel momento porta in Sé. Non si capisce come Ella, logicamente, non sia morta sul colpo, sbalzata istantaneamente nella dimensione della Gloria divina, e come abbia potuto continuare a vivere portando nel suo grembo l’Infinito. Eppure, Ella continua la sua vita, da casalinga, ritirata nel suo Cielo dal quale non uscirà mai, nemmeno quando si troverà sotto la croce del Figlio. Anche allora la Vergine, davanti a Dio che sacrifica Se stesso per togliere i peccati del mondo, accoglie lo Spirito di Cristo nel suo cuore trafitto, e genera l’uomo redento: «Donna, ecco tuo figlio».
Santa Teresa di Gesù Bambino affermava che la Madonna è più madre che regina; le dava fastidio che si parlasse di Lei in termini troppo elevati. Scriveva: «Che i sacerdoti ci mostrino delle virtù praticabili! È bene parlare delle sue prerogative, ma bisogna soprattutto poterla imitare. Lei preferisce l’imitazione. Per quanto sia bella una predica sulla Santa Vergine, se tutto il tempo si è costretti a fare; Ah!… Ah!…, se ne ha abbastanza! Come mi piace di cantarle: il sentiero stretto del Cielo, tu l’hai reso facile praticando sempre le virtù più umili».[1]
Ma come si fa ad imitare la Madonna? Don Divo Barsotti scriveva che la santa più imitabile di tutti è Maria di Magdala, colei che conosce l’abisso del male, e che da questo emerge con un atto di fiducia grandioso, dopo aver incontrato lo sguardo del Salvatore. Maria Santissima, nella sua verginità, è inimitabile, ma piuttosto, è «abitabile». Ella ci invita a partecipare della sua verginità come rifugio da tutti gli inquinamenti delle nostre non-verginità, ossia le nostre passioni, i nostri compromessi col peccato, le nostre debolezze. Sì, perché questa sua prerogativa, lungi dall’essere imitata, diventa il Paradiso anche nostro, il luogo dove abitare e vivere stabilmente. Vivendo in Lei (nel suo Cuore Immacolato, preciserà poi la Madonna a Fatima) noi troviamo Dio, e lo conosciamo in modo unico. Anche noi allora diremo, pur a siderale distanza, ma sicuri come dei bambini: «non conosco uomo!». Conosceremo infatti Dio, e tutto vedremo attraverso la Grazia di cui Ella è ripiena fin da prima che fosse madre.
«E’ più madre che regina», scrive santa Teresina, ma mi si permetta di dire che Maria Santissima è pienamente Vergine prima di ogni altra cosa. E sembra che questo dia fastidio al demonio, stando alle sue parole durante gli esorcismi. E sembra che dia fastidio anche al mondo il quale, non volendo più conoscere Dio, non conosce più nemmeno gli uomini. Siamo abbandonati a noi stessi, se pretendiamo di conoscere l’uomo senza prima conoscere Dio, come vogliono tutte le filosofie immanentiste e atee del post-umanesimo.
Ma ora, più che mai, proprio in questo buio del tempo attuale, ecco che brilla di nuovo, sicura, potente, la Stella del Mattino: Lei, la Vergine Maria, che nel suo continuo apparire e parlare agli uomini, indica a tutti il rifugio universale, sicuro, potente, impenetrabile ad ogni forza oscura: la sua verginità. Che è unica al mondo. Che è voluta da Dio non solo per Sé, ma anche perché ci venga offerta. È la sua verginità il Paradiso di Dio, l’Eden nel quale incontrarLo ed esserne inebriati.
Oggi la Chiesa sempre aperta, nella quale non si prende alcuna malattia, l’arca di Noè per resistere al diluvio, è la verginità di Maria Santissima. Siamo tutti invitati ad entrare in essa.
[1] S. Teresa di Gesù Bambino, Gli scritti, Ediz. OCD, Roma 1990, pag.366