La fionda contro la spada

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Ho trovato recentemente una pagina di un uomo spirituale di questo tempo – scritta diversi anni fa – che mi piace proporre ai lettori di questa rubrica di spiritualità:

«Non passa nemmeno più per la mente di pregare per la pioggia. La Chiesa non invita più a pregare perché Dio intervenga nella natura, diriga il suo corso a beneficio dell’uomo. Neppure si prega più perché Dio guidi i capi delle nazioni o impedisca che si compiano i loro propositi quando non sono ordinati alla pace. Si crede ancora ai miracoli perché ancora ci vuole almeno un miracolo per la beatificazione e la canonizzazione di un servo di Dio. Fino a quando si esigerà? Intanto non piove più da cinque mesi e manca anche l’acqua da bere; intanto la situazione del mondo peggiora ogni giorno e ci avviciniamo paurosamente a una catastrofe immane, passivi, pensando di non avere alcun potere di arrestare il corso fatale della storia. In quale Dio crediamo? Il Dio di cui crediamo e che ha promesso di ascoltare la nostra preghiera, è veramente il Dio a cui le creature tutto obbedisce? Il nostro cristianesimo sempre più diviene una religiosa sradicata dal mondo e come sospesa per aria. La scienza soppianta la religione, la fiducia nei farmaci, nella tecnica, nella diplomazia sostituisce la fiducia in Dio. La fiducia in Dio spera tutto da Lui, la fiducia invece nei mezzi molto spesso esclude la fiducia in Dio e diviene idolatria della scienza e del potere politico. Come più umile ma anche più biblica e vera quella religione che, con le rogazioni, univa in comunione d’amore nella pietà e nel suffragio i vivi ai morti! Dividere il mondo fisico dal mondo spirituale è abbandonare il mondo fisico al potere del maligno; tentazione sempre risorgente della gnosi che divide il Dio Creatore dal Dio Salvatore. Siamo uomini di questo mondo e Dio è assente».

La frase finale indulge un po’ al pessimismo, ma possiamo pensarla vera quando le varie idolatrie hanno soppiantato la fede nell’unico Dio, Creatore e Salvatore. Se siamo uomini solo di questo mondo, Dio è come assente per noi. Non possiamo imputare a Dio la colpa del silenzio, quando lo abbiamo mandato via noi da tutto: dalla scena politica, dalla vita della socialità, dalla creazione, dalla famiglia, mettendoci noi nella cabina di regia anche per quanto riguarda le cose disposte dalla natura, da quella semplice natura nella quale ci troviamo immersi quando veniamo al mondo.

Abbiamo tolto il Cristo dalle aule e dai luoghi pubblici? Ebbene, Egli se ne va. Non insiste per rimanere. Intendiamoci, Egli non abdica al Suo ruolo, ma semplicemente non si impone: lascia che il mondo vada come gli uomini scelgono che vada. Scrive in proposito il grande Domenico Giuliotti: «Se Cristo s’accetta, il nostro cuore è in pace; se Cristo si bandisce, non crediate che insista per rimanere; se ne va. Se ne va persino più lontano di qualunque possibile lontananza impostagli dal nostro bando. Ma la sua assenza resta; Egli, per così dire, è ancora presente nel castigo che deriva da quella assenza».

In quale follia vada precipitando l’uomo sragionante, perché senza fede, lo segnala anche Joseph Ratzinger. Quando era Cardinale, in un’omelia del 1987, commentando il versetto del Vangelo «In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 5,40), egli disse: «Queste parole del giudice del mondo, il Figlio di Dio, hanno oggi guadagnato un’attualità imprevedibile ancora poco tempo fa. I più piccoli senza potere, i fratelli del Signore più vicini, sono oggi i bambini non ancora nati e domani forse saranno anche gli anziani e gli ammalati che non partecipano più al processo di produzione. Ad un ricercatore australiano tempo fa veniva chiesto da un deputato se non gli fosse possibile eseguire i suoi esperimenti invece che sui feti umani con i feti delle scimmie, più vicini agli esseri umani. La risposta dello scienziato fu che queste specie sarebbero troppo preziose per essere usate in tali esperimenti, mentre – diceva – dalla specie umana abbiamo un numero più che sufficiente di feti. La scienza, nata per difendere la vita, diventa così uno strumento della morte come la scienza autonoma di Adamo che ha distrutto il paradiso».[1]

Le scimmie risultano così, più preziose degli uomini, solo perché al mondo ci sono più uomini che scimmie!

Il primo autore parla di “idolatria” della scienza, il secondo di “scienza di Adamo”, capace di distruggere il Paradiso.

Questo è il panorama attuale nel quale ci muoviamo, e pare che le voci che si alzano per difendere il retto ordine della natura e della fiducia in Dio, non vi siano, o siano flebili, timide. Dove, dov’è andato il nostro Dio? Davvero si è eclissato lasciando il mondo all’ineluttabile sua rovina?

«Signore, da chi andremo – gridò san Pietro al termine del discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao – tu solo hai parole di vita eterna!» (Gv 6,68). Questo appello rimane vero, l’unico che possiamo di nuovo affermare con decisione. Ormai non possiamo più avere alcuna fiducia nella scienza, non perché di per sé non sia una cosa buona, ma perché pare che essa sia in mano, oggi, a uomini senza fede e contro Dio e contro l’ordine naturale, in mano a quell’Adamo corrotto che distrugge il Paradiso, mentre Dio lo aveva creato perfetto per lui nell’armonia di tutti gli esseri.

Il processo della rovina di per sé non è irreversibile: tutto si può sempre fermare, ma occorre una decisa presa di posizione da parte della Chiesa di Dio, che non tema di mettersi contro il mondo, e di affermare a voce alta, a qualsiasi costo, la verità delle cose. Una scienza che non obbedisca a Dio è un leone cieco che divora tutto quello che incontra. Il mondo fisico separato da quello spirituale è consegnato nelle mani del maligno.

Di qui il grido dei piccoli, degli uomini che conservano la fiducia in Dio, delle famiglie che credono nel sacramento e nella vita, di coloro che con coraggio affrontano con la fionda un Golia che ci viene incontro con spada e armatura. La storia sacra lo insegna: Gedeone con 300 uomini sconfisse uno sterminato esercito di Amaleciti (Gdc cap.7), Abramo divenne padre a cent’anni, santa Giovanna d’Arco a 16 anni sbaragliò con pochi soldati un intero esercito inglese, Giuditta da sola tagliò la testa del feroce Oloferne, il solitario Elia con una semplice preghiera fece scendere il fuoco dal cielo per vincere la prova contro i quattrocento profeti di Baal. Ecco, allora, dove si era “nascosto” Dio: nella fiducia dei piccoli, dei fedeli purosangue che non pensano minimamente di rovesciare governi e distruggere leggi inique, ma hanno il “senso di Dio” perché si fidano. Sono i piccoli, i diseredati, quelli che Ratzinger chiama «coloro che non partecipano più al processo di produzione». Solo la fede genuina, pura, cristallina e, diciamolo, semplice, vince il mondo. La fede in Gesù. «Voi avrete tribolazioni dal mondo, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).

Questa è l’ora. Questa è la nostra ora.

L’ora della croce e della purezza, della fiducia e dell’onore, della piccolezza assoluta. L’ora di Dio, la nostra ora.

 

[1] Joseph Ratzinger, omelia tenuta presso la comunità di don Orione, Roma 1987.

 

 

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