La Divina Provvidenza nel libro di Roberto de Mattei

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Pietro da Cortona, Il Trionfo della Divina Provvidenza (1632-1639), volta del salone del piano nobile di Palazzo Barberini, Roma

 

«Trarre il bene dal male significa saper realizzare il bene mediante quel male che avviene senza che esso sia voluto come tale. Dio però non vuole il male per ottenere un bene migliore, ma vuole esclusivamente un bene migliore che richiede quel male per la sua realizzazione», così scrive Roberto de Mattei nel suo ultimo libro Breve Trattato sulla Divina Provvidenza, pubblicato dalle Edizioni Fiducia (pp. 156 € 13,00). Il cattolico crede nell’intervento della Divina Provvidenza nella vita dell’individuo, nella società, nella Storia; tuttavia a causa di tanti, troppi pastori che non parlano più, alcuni perché non ci credono altri perché se ne vergognano, della Divina Provvidenza se ne parla e se ne scrive poco presi come si è dagli illogici disordini del pensiero contemporaneo sempre attento a rivoluzionare piuttosto che a riordinare ciò che è fuori logica e fuori luogo. Ora arriva questo testo che si propone di ricordare ciò che i Maestri della Chiesa hanno detto a riguardo di una delle perfezioni del Dio Uno e Trino: il Suo intervento, sempre e comunque, nelle dinamiche dell’umanità e dell’universo.

«Causa prima e suprema dell’universo, Dio opera attraverso cause seconde che intreccia e orienta verso uno stesso fine. Tutti gli effetti di queste cause, secondo san Tommaso, si possono attribuire a Dio, così come si attribuisce all’artista l’opera compiuta dallo strumento» (p. 108). È proprio per questo che il cattolico serio non si spaventa mai perché, nonostante le prove che deve affrontare, da solo o in collettività, sono comunque desinate a finire per raggiungere obiettivi altri, più elevati e definitivi.

La Divina Provvidenza opera attraverso segni da vedere e ascoltare, attraverso persone ed eventi, ma in particolare, afferma de Mattei, attraverso gli angeli che sono «le più eminenti tra le cause seconde. Essi, dice san Tommaso, hanno per compito “l’esecuzione della Provvidenza divina riguardo agli uomini» (p. 110). Gli angeli sono puti spiriti, penetrati dallo Spirito Santo. Sant’Agostino afferma che tutte le realtà dell’universo sono conosciute dagli angeli nel Verbo di Dio.

Dio permette il male non perché lo subisce (Dio non subisce nulla), ma perché vuole permetterlo, così come spiega san Tommaso: «Dio non vuole che ci siano dei mali; non vuole neppure che non ci siano dei mali: ma vuole permettere che ci siano dei mali. E questo è un bene» (p. 69), mentre per sant’Agostino Dio «ha giudicato meglio permettere l’esistenza del male per trarne il bene piuttosto che evitare l’esistenza di qualsiasi male (p. 69).

Nel caotico nostro tempo, dove tutte le opinioni hanno libera cittadinanza, dove non esiste un criterio di logico discernimento e dove ognuno si illude di affermare con superbia la propria idea, salvo poi omologarsi al malessere generale di un occidente delle false e ingannevoli private e pubbliche libertà, tornare sui propri passi guardando alla fede soprannaturale non politico-sociologica e interreligiosa diviene un atto non solo di ragionevolezza, ma di autodifesa e di salvezza per vivere meglio ed essere di aiuto al nostro prossimo.

 

Pietro da Cortona, particolare de Il Trionfo della Divina Provvidenza.  In questa figura si può ammirare l’allegoria della Divina Provvidenza

 

L’intervento della Divina Provvidenza sempre e comunque è, in definitiva, credere nella Storia della Salvezza venuta da Cristo e che avrà il suo epigono nei cieli nuovi e in una nuova terra (Ap, 21,1).

Il saggio si divide in tre parti. Nella prima l’autore chiarisce che la Divina Provvidenza è Dio stesso, considerato, come si è precedentemente affermato, in una delle sue infinite perfezioni. Nella seconda parte ci si concentra all’oppositore della Provvidenza, ovvero le forze del maligno, che tenta e istiga la creatura libera a disfare l’ordine divino con la cattiveria, la rivolta, la rivoluzione, tutti tentativi destinati comunque a crollare. La terza ed ultima parte tratta l’abbandono alla Divina Provvidenza, che non è quietismo o fallace fatalismo, ma serio impegno nel corrispondere alla grazia di Dio, sempre presente, in particolare attraverso i sacramenti. La Provvidenza è proprio l’azione con cui Dio conduce le sue creature nel tempo storico e nello spazio e lasciarsi guidare dalla Divina Provvidenza significa abbandonarsi alla volontà di Dio.

Il credente è un milite che combatte contro il male e, dunque, anche contro la Rivoluzione anticristiana per instaurare là dove è chiamato a vivere e là dove è chiamato a svolgere il proprio dovere di stato il modo d’essere cristiano-cattolico. La Civiltà cristiana, secondo le indicazioni di san Pio X, costituisce la più alta espressione della corrispondenza alla grazia perché il Regno di Dio non è solo nei cuori, ma anche nel sociale e riconoscere il Regno sociale di Gesù Cristo è il perfetto sistema possibile in terra, dove anche i governanti sono chiamati a sottomettersi al Re dell’universo, dunque alle leggi del sublime Giusto e Misericordioso.

Roberto de Mattei per sviluppare il tema sulla Divina Provvidenza cita diversi autori[1] che rientrano nell’ortodossia della Chiesa, offrendo in tal modo un ventaglio interessante e rassicurante su quanto è bene conoscere sugli atti in terra del Dio Uno e Trino, che non lascia mai nulla al caso, ma tutto nei Suoi disegni concorre al bene (Rm 8,28) come afferma san Paolo, ma per gli uomini di buona volontà quel bene è più semplice riconoscerlo, apprezzarlo ed amarlo, anche prima di viverlo.

 

[1] I Dottori della Chiesa come sant’Agostino, san Tommaso d’Aquino, san Bonaventura, san Francesco di Sales, sant’Alfonso de’ Liguori; i maestri spirituali come san Luigi Maria Grignion di Montfort, Jean-Pierre de Caussade, dom François de Sales Pollien; i grandi teologi come il padre Réginald Garrigou-Lagrange, e autori contro-rivoluzionari come Juan Donoso Cortés e Plinio Corrêa de Oliveira.

 

 

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