La contesa delle reliquie di San Tommaso d’Aquino

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Nel 1974 le ossa furono traslate nel luogo che le avevano accolte nel 1369,
cioè la chiesa cosidetta dei Giacobinì (dei domenicani).
L’urna con le reliquie di San Tommaso è oggi posta sotto l’altare maggiore.

Durante il processo di canonizzazione di san Tommaso d’Aquino, venne recisa la sua testa, mentre la sua mano destra – quella che aveva stilato le opere teologiche e che aveva imposto le consacrazioni – venne tagliata e data ad una delle sue sorelle. Nel 1288 la sorella Teodora l’aveva chiesta all’abate di Fossanova, Pietro di monte San Giovanni e fatta trasferire nella cappella del castello di Mercato San Severino. Alla morte della madre Teodora, Tommaso II Sanseverino, nipote del santo, donò la miracolosa reliquia al priore del Convento di San Domenico in Mercato San Severino, dove riposava la stessa Teodora. La tradizione vuole che la mano di san Tommaso sia stata causa di diverse grazie divine, fra cui quella più celebre ricondotta ad un canonico salernitano, il quale, essendosi rifiutato di ossequiare la reliquia, venne colto da un fortissimo tremore, tale da renderlo atterrito in volto, tremore che si arrestò quando chiese di baciare la reliquia.

 

Abbazia di Fossanova, visuale est con il tiburio

Al secondo piano dell’Abbazia si trova la cella dove morì san Tommaso, ora trasformata in cappella: sull’altare, rifatto dall’abate commendatario cardinale Francesco Barberini, si trova un bassorilievo raffigurante la morte del santo, come tramandata dalla biografia, mentre sta spiegando il Cantico dei cantici ai monaci. Mentre nell’infermeria si trova la stanza dove visse, pregò e meditò il Dottore Angelico negli ultimi giorni della sua vita e dove morì nel 1274. Ancora oggi in chiesa se ne conserva la semplice tomba vuota (il corpo fu trasferito dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo) composta da una lastra di marmo, travertino rettangolare.

 

I monaci Cistercensi recisero la testa che conservarono nella sacrestia della loro abbazia, ma, non essendo al sicuro, venne deciso nel 1303 di traslarla nella chiesa di San Benedetto, a Priverno, in provincia di Latina, all’interno di un’urna d’argento e chiusa con cinque chiavi, custodite da cinque persone diverse.

Ciò che restava della salma fu oggetto di un’accesa disputa fra il conte Onorato Gaetani di Fondi e il signore di Priverno. Fra il 1348 e il 1349, il conte di Fondi, Onorato I Caetani, ottenne dai Cistercensi le spoglie di Tommaso d’Aquino, perciò, con la complicità dell’abate di Fossanova, il corpo del Dottore Angelico venne trasportato a Fondi, in provincia di Latina. Si innescò una furiosa lite, tanto che dovette intervenire il sommo Pontefice Urbano V (1310-1370) nel 1368. Il Papa dispose pure che il braccio destro dovesse raggiungere il convento Saint Jacques di Parigi, dove san Tommaso aveva sia studiato che insegnato. Così, dopo molteplici polemiche e dissapori, per volere di papa Urbano V, una cinquantina di ossa (la maggior parte di quelle che costituivano il devoto scheletro) furono consegnate ai Domenicani francesi di Tolosa, dove approdarono nel 1369 e furono collocate nella chiesa dei Giacobini, nel luogo in cui san Domenico aveva fondato il suo Ordine nel 1217. Qui rimasero fino al 1562, quando gli Ugonotti le violarono con l’obiettivo di farle sparire per sempre. Tuttavia, vennero in seguito recuperate e tornarono nella giusta collocazione tolosana.

 

Il prospetto absidale della grandiosa chiesa romanica di san Sernin; l’urna si trovava
sull’altare della cappella della piccola abside centrale visibile al centro dell’immagine

Nel 1974 le ossa di san Tommaso d’Aquino furono traslate nel luogo che le avevano accolte nel 1369, la chiesa cosiddetta dei Giacobini (dei Domenicani). L’urna con le reliquie di San Tommaso è oggi posta sotto l’altare maggiore

Le venerate ossa tanto contese del grande santo teologo vennero difese dalla furia della Rivoluzione francese traslandole, nel 1791, dalla chiesa dei Giacobini alla chiesa di Saint Sarnin, dove rimasero addirittura fino al 1974, quando furono riportate all’antico sacro luogo in occasione del VII centenario del dies natalis e tuttora qui si trovano. Per salvare, invece, il braccio destro dalla stagione francese crudelmente persecutoria, il priore del convento di Parigi lo consegnò, con l’intento di portarlo a Roma alla corte papale, al duca di Parma, Piacenza e Guastalla, Ferdinando I di Borbone (1751-1802), il quale era molto devoto dei santi domenicani. Ma Ferdinando interpretò il gesto come un dono per sé, perciò lo sistemò in un prezioso reliquiario accanto all’avambraccio sinistro di san Tommaso che già custodiva gelosamente. Quando il Duca morì, la figlia Carlotta, che era entrata nell’Ordine delle Domenicane, decise di donare tutte le reliquie che aveva raccolto il padre al monastero dei Santi Domenico e Sisto di Roma.

Nel VI centenario della morte del santo teologo (1874), papa Pio IX (1792-1878) volle che le quelle reliquie venissero donate alla basilica di Santa Maria sopra Minerva, dove ancora oggi sono custodite e venerate nella stupenda Cappella Carafa, affrescata da Filippo Lippi, all’interno di una preziosa urna in bronzo e argento.

Il 19 ottobre 1963, con il permesso dell’Arcivescovo di Tolosa, una costola di san Tommaso è stata traslata nella sua terra d’origine, Aquino, e posta all’interno di un prezioso reliquiario d’oro e d’argento, offerto al pubblico culto in occasione della consacrazione della Cattedrale della città. Il reliquiario si trova sotto la statua lignea che rappresenta l’aquinate ed ogni anno viene portato in processione.

 

Il 19 ottobre del 1963, la costola di san Tommaso d’Aquino arriva ad Aquino accolta da una moltitudine di gente nella piazza intitolata al Dottore Angelico

 

Reliquiario che custodisce la reliquia di san Tommaso d’Aquino, la sua costola

 

Ma ci sono presenze di san Tommaso anche a Napoli, sia nella chiesa di San Domenico Maggiore sia nel Duomo. Inoltre, quando Urbano V espresse la volontà di spostare le spoglie da Fossanova a Tolosa il corpo era quasi intonso, compreso il capo, che era stato recuperato dopo la recisione avvenuta per volontà dei Cistercensi onde evitare sottrazioni indebite. Tuttavia, nel 1585, il priore dell’abbazia di Fossanova, Giovanni Viele, fece sapere che era rinvenuta la testa di san Tommaso. Dagli accadimenti avvenuti, emerse il fatto che, prima che il corpo di san Tommaso partisse per Tolosa, il monaco Giovanni da Presenzano aveva sostituito il vero cranio con un altro, desiderando conservare a Fossanova la parte più nobile della salma, la testa per l’appunto.

Dopo la scoperta annunciata da fra’ Giovanni Viele, egli stesso ripose il cranio dell’operazione del monaco Giovanni da Presenzano in un’anonima cassetta che collocò in sacrestia, ma che sarà trasferita, nel 1772, dall’abate Pier Martini nella cattedrale di Santa Maria di Priverno, dove si trova ancora oggi. Qualcuno pone l’istanza di effettuare l’esame del Dna onde dare una risposta chiara e netta sull’ambiguità della venerazione dei due crani, ma l’onore di possederli nelle rispettive città è troppo grande per rinunciarvi.

 

 

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