“La Chiesa fra le tempeste. Dal medioevo alla Rivoluzione francese”, di Roberto de Mattei

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In questi giorni è uscito il libro La Chiesa fra le tempeste. Dal medioevo alla Rivoluzione francese dello storico Roberto de Mattei, edito da Sugarco. Si tratta del secondo volume dopo La Chiesa fra le tempeste. Storia del primo millennio. Un lavoro in corso prezioso, che vuole essere un compendio di ciò che è avvenuto in duemila anni di storia, una storia tanto complessa, quanto ricca, tanto travagliata, quanto benefica, tanto martoriata, quanto trionfante. Alti e bassi di un’Istituzione chiamata da Cristo a custodire, trasmettere, difendere la Fede divinamente rivelata.

La storia parla di fatti e questi fatti de Mattei li legge non solo con la lente dello studioso, ma anche del cattolico perché: «Chi ha spirito soprannaturale e cristiano sa che il cielo e la terra sono legati da un rapporto invisibile, ma profondo e reale. La natura è sottomessa all’uomo e l’uomo deve riconoscere di essere sottomesso a Dio. Se l’uomo si ribella a Dio o si allontana da lui, anche la natura si allontana o si ribella all’uomo. Così è accaduto in tutte le epoche di crisi spirituale e morale. Così accade anche oggi» (p. 40).

Nel testo si parla di quando la filosofia del Vangelo governava gli Stati, dell’epoca straordinaria delle cattedrali, della prodigiosa santità medioevale con i suoi protagonisti come san Bernardo, san Domenico, san Francesco, san Luigi di Francia, della cattività avignonese, di Guglielmo di Occam e Marsilio da Padova, delle sante Caterina e Brigida, della Certosa, «mai riformata, perché mai deformata». E ancora: il grande scisma e la resistenza della Tradizione con la santità della Chiesa attraverso le figure scelte da Dio come san Vincenzo Ferreri, san Bernardino da Siena, santa Giovanna d’Arco, san Francesco di Paola. Vengono presentati i Pontefici fra umanesimo e crociata. Dall’umanesimo ecclesiastico, che ha portato gravi problemi culturali ed ecclesiastici, si passa alle eresie di Martin Lutero e di Giovanni Calvino, fautori di una Rivoluzione in seno alla Chiesa e all’Europa, fino allo scisma anglicano, ai cui sviluppi la Chiesa ha risposto con una vera e propria Riforma cattolica, che trova nel Concilio di Trento, in San Pio V, in san Francesco di Sales, in san Filippo Neri, in sant’Ignazio di Loyola, in santa Teresa d’Avila… le architravi che sorressero la Chiesa.

La Chiesa che ha resistito alla guerra a lei mossa dagli eretici, salda sulla roccia della Verità, si dedica poi, con particolare slancio, al mandato missionario evangelico, interpretato magistralmente ed epicamente da san Francesco Saverio. Il florilegio di santità sorto a ridosso degli scismi protestanti hanno cavalcato i decenni, fino ad arrivare alla contro-rivoluzione dell’anticristianesimo, innescato da Voltaire, dagli illuministi, dai persecutori dei Gesuiti, dalla Rivoluzione francese, quella Rivoluzione che ha prodotto una valanga di errori e di menzogne, errori e menzogne che si sono riversati nel pensiero contemporaneo, generando filosofie disumane e teologie contro Dio. L’autore riesce efficacemente a scrivere una Storia della Chiesa con l’ausilio di un’opportuna invisibile bilancia: da una parte gli attacchi dei ribelli a Cristo, dei nemici della Chiesa, dall’altra le risposte di chi è rimasto, lungo il tempo, fedele servitore della stessa Chiesa. Tra questi servi desideriamo ricordare, quale aderente alla mirabile, edificante ed efficace iniziativa delle Amicizie Cristiane, sorte per combattere le idee illuministe e liberaliste, Padre Pierre Picot de Cloriviére, figura poco conosciuta, ma non per questo meno significativa di altre. Fu l’ultimo gesuita francese a fare la professione dei voti religiosi, era il 15 agosto 1773. Prima della presa della Bastiglia, egli scriveva ad Adelaide Maria Champion de Cicé: «Io non prevedo nulla di buono dallo svolgersi degli Stati generali; temo soprattutto per la religione, vista la disposizione della maggior parte degli spiriti» (p. 176). Eroicamente rigettò la Costituzione civile del clero, entrando in clandestinità e il 2 febbraio 1791 fondò a Parigi due nuovi istituti: l’Istituto secolare dei Preti del Cuore di Gesù e le Figlie del Cuore di Maria (Madamoiselle Cicé fu la cofondatrice), entrambi di ispirazione ignaziana.

La copertina del libro è assai efficace nel presentare l’inappuntabile contenuto: sulla facciata di un’antica chiesa stanno le ombre, a sinistra, di Lutero, a destra di una ghigliottina, mentre in primo piano un giacobino avanza verso sinistra con tutto il suo odio. Ma la pietra dell’edificio sacro è lì, sullo sfondo, solida e perenne. Le tribolazioni, le persecuzioni, passano, ciò che resta è Cristo Salvatore e la sua Sposa mistica, con i suoi martiri, che hanno versato sangue bianco o verde o rosso. Così, come si legge nella Prefazione, il «sogno di una civiltà moderna opposta a quella medievale non è mai stato raggiunto. La storia della modernità è la storia di una crisi profonda che ha suscitato l’umanesimo, la pseudo-riforma protestante e la Rivoluzione francese: tutti aspetti assunti dallo spirito anarchico e ugualitario durante i secoli. Il ritorno alla civiltà cristiana, che si attua e si immedesima nella Chiesa cattolica, è l’unica soluzione ai mali che affliggono la società e sono altrimenti destinati ad aggravarsi».

 

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