Il Santuario di Nostra Signora della Graffignana

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Non esistono solo santuari grandi, famosi ed affollati di pellegrini. L’aiuto straordinario della Madonna al popolo cristiano si esplicita anche, e forse soprattutto, in una fittissima rete di cappelle campestri, edicole, piloni votivi, piccole chiesette, conosciute quasi esclusivamente in ambito locale, molte delle quali furono comunque edificate in ringraziamento e testimonianza di grazie ricevute o eventi miracolosi di provata storicità. Il territorio di cui ci occupiamo in questa serie di articoli, il nord-ovest dell’Italia, ne annovera sicuramente centinaia, forse migliaia ed ognuno di questi luoghi meriterebbe di essere maggiormente studiato. Esiste un piccolo santuario intitolato all’Immacolata Concezione, ma popolarmente conosciuto come Nostra Signora della Graffignana. L’appellativo deriva, a quanto ci riferiscono gli storici, dal nome di una cascina che sorgeva nelle vicinanze.

La piccola costruzione, molto semplice e lineare, sorge nella frazione San Vito, comune di Casalbuttano ed Uniti, in provincia di Cremona. Ci troviamo in un territorio agricolo, sperduto in mezzo all’immensa pianura padana, lontano dalle grandi città. Un ambiente rurale, silenzioso e carico di spiritualità.

I fatti

Gli eventi che diedero origine al Santuario risalgono al XVII secolo, un’epoca di guerre e distruzioni per queste terre povere e tribolate. Negli anni 1656 / ’57, secondo le cronache, si verificarono nella zona numerosi eventi bellici che vedevano contrapposti gli spagnoli, dominatori della Lombardia, e i francesi che proteggevano il ducato di Modena. Il duca Francesco I d’Este compì, in questo periodo, numerose scorrerie nella campagna cremonese e, sebbene molto religioso, come pure i suoi nemici spagnoli, non mancarono episodi di saccheggio e distruzione a danno di edifici sacri. Così fu anche per una piccola cappella, dedicata alla Vergine Maria, appena fuori dell’abitato di San Vito. Dopo questo sacrilegio le macerie della chiesuola rimasero abbandonate per oltre dieci anni. Grande era infatti la miseria e sempre in agguato le scorribande di soldataglie o banditi.

Arriviamo così al giorno di Pentecoste del 1668. Una giovinetta dodicenne, sordomuta dalla nascita, si sta incamminando verso i campi della Graffignana per portare qualcosa da mangiare al padre che lavorava laggiù come contadino. Si chiamava Brigida Busetti. Passando accanto alla cappella distrutta, all’improvviso le apparve una bellissima signora in piedi sul tronco tagliato di un albero di fico.

Poche furono le parole che la piccola Brigida si sentì rivolgere dalla celeste visione: «Vai da tuo padre e digli di venire qui a disseppellire, tra queste rovine, l’Immagine mia e di mio Figlio Gesù».

Nel contempo la ragazza, udendo l’invito della Madonna, fu immediatamente guarita. Corse pertanto subito dal padre e raccontò, con la sua viva voce, quanto le era appena accaduto.

Il buon uomo, convinto dal miracolo della guarigione della figlia, si mise immediatamente al lavoro, aiutato dagli abitanti del villaggio.  Ben presto, lavorando con pale e picconi, fu riportata così alla luce una statua lignea raffigurante la Vergine Maria che teneva in braccio Gesù Bambino. La festa di Pentecoste divenne pertanto una giornata memorabile per quel piccolo paese ed il suo ricordo è giunto fino ai giorni nostri.

 

Il Santuario

L’idea di erigere un edificio sacro sul luogo del miracolo fu subito sposata con entusiasmo da tutti i residenti di San Vito. Il progetto si dovette tuttavia scontrare, per alcuni decenni, con difficoltà economiche e ambientali di vario genere: guerre, povertà, approvazione ecclesiastica, furono tutti fattori che ritardarono l’erezione del Santuario. Il ricordo del ritrovamento straordinario e della guarigione di Brigida rimasero comunque molto vivi fra la popolazione ed anche la devozione verso il simulacro mariano crebbe sempre più. Si giunse così, per costruire la chiesetta, al 1704.

Una semplice lapide, murata sulla facciata, fornisce, più di ogni cronaca, l’idea concreta delle difficoltà affrontate dagli abitanti per costruire il piccolo tempio. Essa, con un linguaggio essenziale, così recita:  «Imperversando ovunque la guerra, nello spazio di sei mesi, essa stessa, la S. Vergine, si edificò questo tempio nel 1704».

Oggi l’interno appare ad unica navata, coperto di ex-voto. Due medaglioni, donati da una famiglia del luogo, raffigurano il ritrovamento miracoloso e la guarigione di Brigida Busetti. La festa del Santuario si celebra la seconda domenica di maggio.

Passano i secoli, arriviamo ai giorni nostri. Il 17 giugno 2016 ignoti ladri sacrileghi hanno rubato nel Santuario della Graffignana  le corone poste sul capo della Santissima Vergine e di Gesù Bambino. Nulla di nuovo sotto il sole dunque: come le soldataglie del XVII secolo, anche i contemporanei non temono di oltraggiare Dio e Maria Santissima. Non resta che pregare e riparare affinché il Cielo abbia pietà di questi sconsiderati.

 

 

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