Il ruandese che aveva dato alle fiamme la cattedrale di Nantes ha ucciso padre Olivier Maire

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Sono trascorsi ormai venti giorni da quando il corpo senza vita di un religioso, padre Olivier Maire, sessantenne, provinciale superiore della Congregazione dei Missionari Montfortani, è stato scoperto la mattina del 9 luglio 2021 a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell’ovest della Francia. Lo hanno reso noto la diocesi e la gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre. Il corpo è stato ritrovato su segnalazione di un uomo che si è presentato alla gendarmeria autoaccusandosi del delitto: non propriamente un angioletto, bensì lo stesso quarantenne ruandese Emmanuel Abayisenga che nel luglio 2020 aveva provveduto a dare alle fiamme la cattedrale di Nantes. Queste chiese d’oltralpe, colpevoli di essere costruite con buoni combustibili, con materiali altamente infiammabile, tanto che è ormai cronaca frequente che qualcuna di esse finisca arrosto. Dopo aver dato alle fiamme una cattedrale, ecco presentarsi la scena più normale del mondo: un anno dopo essere liberi ed indisturbati, quanto basta per uccidere un sacerdote.

Da cinque anni a questa parte sembra stia prendendo piede in Francia uno sport preoccupante, almeno che gli interlocutori non siano disponibili al dialogo: mettere a morte cattolici. Era il 26 luglio 2016 quando nella chiesa parrocchiale di Saint-Étienne-du-Rouvray veniva sgozzato sull’altare padre Jacques Hamel da parte di due giovani affiliati allo Stato Islamico. A seguito della globale e immediata fama di martirio che ha accompagnato la notizia della sua uccisione, la Santa Sede ha concesso la dispensa alla regola canonica relativa all’apertura delle cause di beatificazione e canonizzazione. Il processo diocesano per l’accertamento della sua morte in odio alla fede si è quindi svolto a Rouen dal 20 maggio 2017 al 9 marzo 2019. I suoi resti mortali riposano nel reparto riservato ai sacerdoti del cimitero della città di Bonsecours.

 

 

Al gendarme Arnaud Beltrame vennero impartiti l’estrema unzione e la benedizione apostolica in punto di morte la sera del 23 marzo 2018 nell’ospedale di Carcassonne da parte di padre Jean-Baptiste, canonico regolare dell’abbazia di Lagrasse, il sacerdote che lo stava preparando al matrimonio religioso con la moglie Marielle, alla quale era unito in matrimonio civile. Non è stato possibile celebrare un matrimonio in articulo mortis – diversamente da quello che hanno scritto alcuni giornali – perché il tenente colonnello della gendarmeria dell’Aude (la regione di Carcassonne) non era cosciente, a causa delle ferite infertegli dal terrorista Redouane Lakdim. Costui aveva infierito con coltellate e colpi di arma da fuoco contro la vittima, che si era offerta come ostaggio al posto di uno dei civili sequestrati dal ventiseienne franco-marocchino all’interno di un supermercato della località di Trèbes. Arnaud aveva lasciato aperta una chiamata del suo cellulare ai suoi compagni gendarmi per permettere loro di sapere cosa succedeva all’interno dell’edificio. Gli agenti sono intervenuti non appena hanno sentito i colpi di arma da fuoco attraverso il ricevitore, ma non abbastanza rapidamente da evitare che il tenente colonnello subisse ferite mortali: nelle prime ore di sabato 24 marzo Arnaud Beltrame spirò. Prima di lui il terrorista aveva ucciso altre tre persone e ne aveva ferite quindici fra Carcassonne e Trèbes.

Brahim Aouissaoui, un tunisino di ventuno anni, ha fatto irruzione il 29 ottobre 2020 nella basilica di Notre-Dame a Nizza. La prima vittima è stata una fedele di sessant’anni, poi è stato sgozzato il sacrestano della basilica stessa, Vincens Loquès: era la vigilia del suo cinquantacinquesimo genetliaco. Ferita in basilica e poi morta in un vicino bar dove si era rifugiata, una fedele franco-brasiliana, Simone Barreto Silva, di quarantaquattro anni.

La Francia, figlia primogenita della Chiesa, è tornata ad essere terra di martirio, cioè terra propizia dove testimoniare la fede cattolica, fino alle estreme conseguenze, fino all’effusione del sangue.

«Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza». Queste parole (Lc 21, 10-13) di Nostro Signore Gesù Cristo sono di grande attualità, sono cronaca.

Ore, si legge nel comunicato della diocesi di Luçon, “padre Olivier Maire è morto vittima della sua generosità, martire della carità”. Padre Olivier Maire, ricorda inoltre la diocesi, era un “biblista, appassionato per i Padri della Chiesa e il greco patristico, era anche diplomato in psicologia”. “Per lui, gli scritti di San Lugi Maria Grignion di Montfort, redatti trecento anni fa, conservavano tutta la loro attualità per spiegare e vivere la fede. In un incontro internazionale di spiritualità monfortana ha pronunciato queste parole: «La Sapienza Eterna e Incarnata ci chiama … Essa grida che non può essere felice senza di noi, che ci precede, che ci desidera e che non ha altra intenzione che di renderci felici. Essa non può essere felice senza di noi».

I martiri sono beati, sono veramente felici, perché godono dello stare faccia a faccia con Dio per tutta l’eternità. Non sempre la Chiesa procede con solerzia nell’attestare con la beatificazione il loro martirio, la loro storia di fedeltà a Cristo ed alla Chiesa. Proprio a Nantes, dove Emmanuel Abayisenga diede fuoco alla cattedrale, la diocesi locale tergiversa nell’avviare la causa che potrebbe portare alla gloria degli altari numerosi sacerdoti che durante la Rivoluzione francese vennero annegati nella Loira in quanto ancora non si era riusciti a metterli a morte in altro modo.

«Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo» (Lc 6, 22-23). Ci vorrà forse tempo, qua sulla terra, perché la Chiesa glorifichi padre Olivier e gli altri cinque testimoni della Fede, ma essi già godono in cielo la loro ricompensa.

 

 

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1 commento su “Il ruandese che aveva dato alle fiamme la cattedrale di Nantes ha ucciso padre Olivier Maire”

  1. La preghiera e la devozione impediscono che l’odio e la violenza dilaghino nell’occidente cristiano,ed il malvagio procura il suo esercito dove la parola di verità è calpestata ed il verbo è messo al bando,di la vengono le facili reclute e la Chiesa distratta ne costruisce i ponti.
    Le mura dei martiri fermeranno IL MALE.

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