Iscrizione su Lapis niger in latino arcaico
Partendo da quanto precedentemente detto a proposito delle famiglie linguistiche (qui) inquadriamo ora la lingua che ci interessa da vicino (il latino) all’interno della sua famiglia linguistica: quella delle lingue indo-europee.
Tale famiglia – come visto – comprende la quasi totalità delle lingue dell’Europa e una discreta parte di quelle dell’Asia[1]: alla sua sottofamiglia europea (o occidentale) appartiene il latino (al giorno d’oggi rappresentato dalle lingue da lui sviluppatesi, cioè quelle neo-latine o romanze). Il latino poi appartiene ad una successiva sottofamiglia del ramo occidentale, cioè quella delle lingue cosiddette italiche.
Nell’Italia antica, partendo all’incirca dai secoli della prima colonizzazione greca del VII/VI secolo a. C. (in pratica da quando abbiamo le prime testimonianze scritte), possiamo annoverare una notevole quantità di lingue, la maggior parte delle quali indo-europee, con qualche raro esempio di lingue non appartenenti a tale famiglia o ancora di lingue di origine incerta. Tra le indo-europee, tuttavia, non tutte appartenevano al ceppo delle lingue cosiddette “italiche” (per es. il greco parlato nelle colonie della Magna Grecia, lingua del commercio tra i vari popoli e poi anche lingua di cultura a Roma).
Vediamo ora nel dettaglio la situazione linguistica dell’Italia pre-romana.
Lingue indo-europee
Il Latino del Lazio ed i suoi “dialetti”
Romano, quello che si affermerà come lingua “ufficiale” sia di Roma e del Lazio che, successivamente, dello stato romano monarchico e repubblicano e quindi, col passare dei secoli, del suo impero;
prenestino, la parlata di Praeneste (l’attuale Palestrina), di cui possediamo solo alcune iscrizioni;
falisco, la parlata della città di Falerii (nei pressi dell’attuale Civita Castellana), città latina in territorio ormai etrusco, di cui abbiamo qualche iscrizione.
Osco
Possediamo parecchie iscrizioni (collocabili almeno fino al 63 d. C. e scritte in vari alfabeti), di questa lingua parlata dal popolo degli Oschi, stanziato nel Sannio, in Campania, Apulia, Lucania, Bruzio, nella città di Messana (i cosiddetti “mamertini”); di tali documenti scritti il più importante è la tabula Bantina, ritrovata nel 1793 a Bastia Umbra, scritta in alfabeto latino.
Umbro
Variante dell’osco (alcuni studiosi parlano di “osco-umbro”) di cui abbiamo solamente un documento esteso, le tabulae Iguvinae (9 tavole di bronzo; ritrovate nel 1444 a Gubbio), documento di una confraternita religiosa scritto in alfabeto latino e umbro.
Lingue sabelliche
Sono le lingue delle tribù sabelliche, stanziate tra Lazio ed Abruzzo: peligno, marrucino, marsico, sabino, vestino (simili all’osco), volsco (più simile all’umbro), di cui abbiamo come documentazione la tabula Veliterna, ritrovata a Velitrae (Velletri).
Stele di Isola Vicentina (IV secolo a. C.), con iscrizioni in venetico
Venetico
Parlato lungo l’Adriatico settentrionale da tribù illiriche, ma anche in Liguria e Lazio (a Praeneste); lingua che presenta parentele col latino e con l’illirico, ma somiglianze anche col germanico, col celtico e col balto-slavo. Abbiamo oltre 200 iscrizioni.
Illirico
Dialetti “illirici” erano parlati sulle coste orientali d’Italia, testimoniati da nomi di località (Segesta, Egesta), di persona e tribali (Dauni, Peucezi, Peligni, Liburni, Iapigi, Calabri, Apuli). Abbiamo circa 200 iscrizioni, ritrovate perlopiù nel Veneto attuale.
Celtico
Le popolazioni celtiche (i Galati) si spostarono dall’Europa orientale (corso del Danubio) fino all’estremo occidente (Spagna) ed alle isole britanniche. Della lingua celtica, a sua volta suddivisibile in parecchie lingue di vari popoli di origine comune, abbiamo iscrizioni, ma ne conosciamo anche dei prestiti al latino, specialmente nel lessico relativo a cavalcature e carriaggi (raeda, “carro”), alla guerra ed al vestiario (brachae, “pantaloni”); riconosciamo poi un ampio sostrato celtico nella toponomastica (specie dell’Italia nord-occidentale) e nelle attuali lingue gallo-italiche (piemontese, ligure, lombardo, emiliano, romagnolo).
Lepontico
Parlato dalla tribù dei Leponzi (da cui derivano etimologicamente le Alpi Lepontine). Sue tracce sono state scoperte presso Bellinzona; si trattava di una lingua simile al gallico. Si discute tuttavia se fosse un dialetto celtico, o di origine ligure pur in terre celtiche (il cosiddette “celto-ligure”).
Siculo
Di esso solo poche iscrizioni, nomi di persone e di località; si notano legami con l’illirico e con l’italico (latino). I Siculi forse emigrarono dalla Gallia Cisalpina alla Sicilia orientale (cfr. tuttavia infra).
Lingue non indo-europee
Retico
Lingua usata da un insieme di tribù assai diverse tra loro stanziate nell’arco alpino centro-orientale (Camuni, Trumplini, Venostes, Isarci ed altri). Certamente non indoeuropea e di sostrato mediterraneo[2], ma di essa abbiamo scarsi elementi linguistici (da cui si ricava una sorta di affinità con l’etrusco) specie nella toponomastica.
Ligure
Inizialmente usato da una popolazione del Mediterraneo occidentale, poi stanziatasi dalla pianura padana fino all’Etruria (e forse anche in Corsica e Sicilia: secondo alcuni sarebbero i Siculi). Lingua autoctona su due strati: uno più antico (non indoeuropeo e mediterraneo), ed un altro più recente con molti tratti di superstrato indoeuropeo dovuto alla fusione coi Celti (celto-ligure), che ha lasciato elementi nella toponomastica dell’attuale Liguria e del Piemonte (es.: il suffisso: -asco in parecchi nomi di località)[3].
Sardo
Popolo appartenente alla stirpe mediterranea che diede origine alla cosiddetta “civiltà dei nuraghi”, cui seguirono il dominio greco-punico e quindi quello romano. Ha lasciato un sostrato mediterraneo pre-indeuropeo (cfr. i relitti iberici nel basco, nel caucasico e nel berbero), su cui si è aggiunto il punico, a sua volta sostrato del greco e del latino.
Lingue di origine incerta
Sicano
Parlato nella Sicilia occidentale: la sua origine indoeuropea non è certa, anche perché la sua conoscenza si basa su pochissime iscrizioni, da cui sembrerebbe di poter ricavare l’ipotesi che sia lingua “an-aria” (cioè non indo-europea), con tratti però mediterranei.
Elimo
Presente nell’estremità occidentale della Sicilia. Forse lingua indoeuropea.
Etrusco
Uno dei principali enigmi (linguistici ed etnici) del mondo antico. Le ipotesi principali sull’origine del popolo etrusco lo danno originario dell’Asia minore (Lidia) e venuto in occidente sotto la guida del mitico re Tirreno (cfr. Erodoto) oppure autoctono (cfr. Dionigi d’Alicarnasso) oppure ancora proveniente genericamente da oriente (assimilabile in qualche modo ai Reti). Della lingua etrusca, parlata ancora si suppone nella tarda età repubblicana (se non addirittura imperiale) romana, abbiamo parecchie iscrizioni funerarie o votive (tegola di Capua, piombo di Magliano, cippo di Perugia; bende della mummia di Zagabria), oltre a parecchi prestiti al latino (haruspex, histrio), specie nella lingua della religione e dello spettacolo e dei giochi.
Cippo di Perugia (III-II secolo a. C.), stele in pietra con iscrizioni in etrusco su due lati
[1] Tra le lingue parlate nell’Europa odierna non sono indo-europee solamente il basco, il magiaro, il finnico e l’estone; mentre tra quelle dell’Asia sono indo-europee l’armeno, il persiano e l’hindi.
[2] Quando si parla di “sostrato mediterraneo” non si allude ad una lingua mediterranea comune ed uniforme; ma piuttosto a singole parole rimaste come “relitti linguistici” ad indicare soprattutto luoghi, animali e piante (esempi in latino: vaccinium, “giacinto”, laurus “alloro”, cupressus “cipresso”, già presente in greco: kýpressos).
[3] Va da sé tuttavia che questa lingua ligure non ha nulla che vedere col ligure attuale, idioma neo-latino (alias: dialetto) parlato, con poche varianti di rilievo, in tutta la regione della Liguria.