Oggi viviamo a leggere giornali e sentire discorsi, alla continua ricerca di ciò che ci unisce e ci accomuna agli altri, mentre v’è il rigetto di ciò che crea sbarramenti e divisioni, ciò che è – si dice – “divisivo”. Dobbiamo infatti costruire ponti e non mura, dobbiamo ritrovare accordo e armonia sui punti che condividiamo col prossimo ed evitare accuratamente ciò che eventualmente può essere un elemento di frattura. Così, ad esempio, i cristiani potrebbero sorridere al tavolo delle conferenze dialogando con i musulmani sul tema della pace nel mondo (e chi è che non vuole la pace? Tutti la desiderano) senza naturalmente entrare nel terreno di Cristo, dei sacramenti e dell’evangelizzazione, elementi “divisivi” e quindi da scartare a priori. Anche all’interno degli stessi dibattiti tra cattolici, nei consigli pastorali o nelle riunioni, se vi sono punti di vista divergenti veniamo invitati da parroci e prevosti a non fissarci ognuno sulla propria idea, ma di cercare il famoso punto di intesa e lasciar perdere ciò che ci divide. Di questo ciò-che-ci-divide si ha più paura che dell’aids o della peste bubbonica, tanto che non se ne deve nemmeno parlare. Dunque, il vero cristianesimo sarebbe quello che, con grandi sforzi di comprensione e di dialogo, porta pian piano l’umanità all’unità tra popoli e genti, costruendo l’edificio, appunto, su basi comuni di ciò che ci accomuna.
Tutto andrebbe bene e sarebbe bello se non si andasse violentemente ad incocciare sulla frase del Vangelo pronunciata da Gesù (non c’era il registratore, ma la frase l’ha pronunciata Lui, non v’è alcun dubbio): «Credete che sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, non sono venuto a portare la pace, ma la divisione» (Lc 12,51). Oibò, questa non ci voleva… Dice proprio così: sono venuto a portare la divisione.
Dunque, se Dio è venuto a portare quanto appena detto, perché ci viene proibito di ragionare su ciò che ci divide? A me interessa capire e sapere che tipo di divisione Gesù è venuto a portare, perché io voglio ciò che vuole il Cristo, voglio essere cristiano e obbediente alla Sua parola e non a quella degli uomini. Si sa, gli uomini ingannano, o per lo meno si possono sbagliare, mentre Dio non inganna di sicuro, e nemmeno si può sbagliare.
Come Diogene cercava l’uomo vagando con la lampada in mano, io mi sono messo in testa, dunque, di trovare questa divisione portata dal Cristo. A dire il vero non ho fatto grande fatica, perché mi è bastato nominare il nome di Gesù, e subito si è creato lo schieramento avverso. Avessi detto qualsiasi altra cosa, forse sarei passato indolore tra le fila nemiche, ma quel nome è risultato indigesto, soprattutto se pronunciato ad alta voce in pubblico, apertamente, che so, al supermercato, in ufficio durante la pausa caffè, sull’autobus. C’è un curioso rispetto per le altre divinità o pseudo tali, mentre si accende una reazione immediata nei confronti dell’unica esistente. Se un collega di lavoro si professa induista o sufi o scintoista, voi non avvertite nei suoi confronti alcuna ostilità… Magari rispetto, curiosità o, al più, indifferenza, ma non avversione. Se invece la nuova impiegata appena assunta in Comune viene in ufficio col rosario in mano e nei suoi discorsi parla sempre di Gesù e della Madonna, ella crea subito un senso di fastidio, una sorta di disagio e repulsione, che sfocia facilmente in antipatia verso di lei.
Come spiegare questo? Eppure la signora non fa nulla di male, non vuole imporsi a nessuno, non dice parolacce e non si veste in modo scostumato; anzi, magari è anche sorridente e positiva e brava nel suo lavoro. Il motivo è presto spiegato: Gesù ha detto di essere venuto a portare la divisione, e quando questa si crea significa che Egli è all’opera. Ovviamente le persone “fastidiate” diranno che il motivo dell’avversione non è Gesù, ma la Chiesa ricca, i preti viziosi, l’impero edilizio vaticano, ecc… Sono tutte frottole; ciò che crea tremendo disorientamento interiore è l’amore di Cristo per gli uomini, il Suo sacrificio sulla croce, il Suo sangue prezioso sparso e la Sua pretesa di essere l’unico Salvatore del mondo e di tutti, l’alfa e l’omega, il ricapitolatore universale, colui per il quale tutte le cose sono state fatte.
Il primo che ha sentito di doversi immediatamente separare da Dio alla notizia dell’Incarnazione è stato un angelo: Lucifero. Egli si rifiutò di adorare Dio in un uomo, ritenuto di natura inferiore alla sua angelica. Questa teoria non è arbitraria, ma è sostenuta da molti Padri della Chiesa per spiegare il motivo della ribellione angelica prima della creazione del mondo. Lucifero si è sottratto, e l’Inferno altro non è che l’espressione della sua ribellione eterna. Vivendo fuori dal tempo, oggi egli continua ad essere tremendamente urtato dal “fatto” dell’Incarnazione di Dio e, peggio, che proprio da quella Incarnazione ne sia venuta la salvezza dell’uomo, che egli disprezza in modo assoluto. Dunque, chi viene infastidito dal solo nome di Gesù è Satana, anche oggi. Se un uomo tollerante e colto, universalista e pacifista e mondialista e tutto quello che altro volete, invitato in un salotto televisivo, avverte “fastidio” al sentire che un altro invitato gli parla di Gesù, e di Gesù come Dio e salvatore, allora questo primo uomo è Satana o, meglio, egli porta in sé la voce, l’impronta, l’influenza del maligno, che odia il Signore Gesù Cristo. Egli manco lo sa, anzi, si crede tollerante e pacifista. Sì, tollerante su tutto, tranne che su Gesù Figlio di Dio, sulla Chiesa, sulla Messa, sui sacramenti. Un tale uomo sarà anche contento di sentire il Papa o il Vescovo parlare di clima e pace tra i popoli, ma fremerà di sdegno se lo stesso Papa o Vescovo esaltasse il Signore Gesù come unico Signore e Salvatore del mondo.
Dunque, il vero divisore l’abbiamo trovato: il demonio. Infatti il nome “diavolo” in greco significa «colui-che-getta-di-traverso». Gesù allora si è sbagliato nel dire che Egli avrebbe portato la divisione e non la pace? No: ha semplicemente esposto il punto dove si manifesta la scissione, la divisione in due parti. Dove appare Gesù, infatti, immediatamente il demonio si manifesta e si scatena contro di Lui. Fateci caso nei Vangeli: ad ogni pagina o quasi salta fuori un indemoniato, e ci chiediamo con meraviglia come mai tali posseduti e ossessi fossero così tanti. No, i demoni non si diedero tutti appuntamento a Gerusalemme al tempo di Cristo: c’erano già. L’arrivo di Gesù li manifestò, li scatenò, li fece balzare fuori. Così è anche da noi oggi: magari ce ne sono cinque o sei nel nostro condominio, una ventina nel nostro luogo di lavoro, chissà quanti per le strade… ma finché nessuno nomina Gesù, tutto continua tranquillamente; arriva la persona che parla con Cristo in Cristo e per Cristo e i demoni si svegliano e gli saltano addosso.
La vera prova dell’esistenza del demonio non sono i posseduti che vanno dall’esorcista, ma i santi. Datemi un santo, e vedrete la furia selvaggia misteriosa e tenebrosa che cerca di sopprimerlo. Furia che agisce attraverso forme violente, ma anche meno appariscenti come l’isolamento, la persecuzione silenziosa, l’emarginazione.
Il Cristo in Sè, al contrario, unisce. Tutta la lettera agli Efesini è costruita su questo straordinario progetto del Signore Gesù, l’unità di tutti in un solo Corpo, con una sola fede e un solo battesimo… un’unità formidabile e indistruttibile. Non è questo il luogo per commentare la lettera agli Efesini, perché si andrebbe per le lunghe. Ma nei convegni, nei congressi delle chiacchiere, o anche nei consigli pastorali o riunioni sui temi sociali discussi tra persone di Chiesa, se si nominasse più decisamente e con ardente zelo il nome di Gesù, vedremmo da una parte gente scappare via indignata e dall’altra gente che si unisce, che crea comunione e vera unità, perché solo lo Spirito Santo unisce, essendo Egli l’Unità tra il Padre e Figlio nella Santissima Trinità.
Il mosaico del Cristo Pantocratore nel Duomo di Monreale, Sicilia