Beata Margherita di Lovanio

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Chiamata Margaretula nelle fonti latine, è ancor meglio nota con il nome fiammingo di Fier Magrietje, ovvero piccola fiera Margherita. Fiera nel senso di riservata, prudente, ma al tempo stesso coraggiosa. La sua vita. La sua vicenda è stata tramandata dal Dialogus miraculorum, di Cesario di Heisterbach, un monaco cistercense suo contemporaneo.

Originaria di Lovanio, Margherita si era messa al servizio di un certo Amand e di sua moglie, persone oneste, imparentate con la sua famiglia. Costoro sino ad allora avevano gestito una modesta locanda nel centro della città, ma avevano entrambi maturato la scelta di entrare nell’Ordine Cistercense. Alla vigilia della loro partenza, però, un gruppo di otto pellegrini giunse chiedendo ospitalità. Animati da carità cristiana, i due coniugi non seppero sottrarsi al dovere dell’accoglienza, seppure il momento per loro fosse alquanto inopportuno. I viaggiatori erano in realtà dei briganti. Margherita, che si era assentata per fare rifornimento di vino, al suo rientro trovò i suoi padroni uccisi e la casa svaligiata. I malfattori si impadronirono allora di lei e la portarono via quale parte del loro bottino. Imbavagliata e trascinata verso la parte settentrionale della città, la ragazza resistette fieramente alle sollecitazioni ed alle minacce, per essere infine sgozzata e pugnalata. Il suo martoriato corpo, ormai esanime, fu gettato nelle acque della Dyle. Quando si consumò tutto ciò, il 2 settembre 1225, Margherita era appena diciottenne.

L’indomani alcuni pescatori rinvennero il suo cadavere, ma per evitare possibili sospetti, lo seppellirono sulla riva. Durante la notte una luce miracolosa svelò il luogo della sepolture: le spoglie vennero allora dissotterrate e tra le dita le fu trovato ancora il collo della brocca che aveva portato con sé, brocca che fu poi ritrovata e viene ancora conservata. Le reliquie della ragazza, da subito considerata quale martire, vennero deposte in una cappella lignea adiacente alla chiesa di San Pietro.

Nel 1540 ne fu edificata una in pietra, presso il coro dell’attuale collegiata, dove da allora sono custodite le sue reliquie in un cofano di legno di cedro, ricoperto di lastre di rame, sul quale sono incise le scene del suo martirio.

Da sempre la vicenda della Beata fu avvolta dalla leggenda: il suo corpo luminoso avrebbe galleggiato sulle acque e ripreso il cammino controcorrente verso Lovanio; la sua scoperta destò la massima commozione in tutta la città. Nel 1904 le città di Mechelen e Lovanio cercarono invano di ottenere dalla Santa Sede il riconoscimento del culto ab immemorabili, riscontrando però una carenza di prove allo stato attuale delle ricerche.

Il culto della Beata Margherita è localizzato esclusivamente a Lovanio e dunque là soltanto si trovano le sue raffigurazioni. Meritano di essere segnalati i cinque quadri di P.J.Verhaeghen, a cavallo tra XVIII e XIX secolo, e le incisioni del cofano suddetto. Degne di nota sono anche alcune immagini devozionali popolari molto particolari.

Un giorno toccherà a Margherita essere glorificata in terra come già accaduto ad una folta schiera di eroine della castità. Le ultime delle quali il Papa ha riconosciuto il martirio sono le brasiliane Benigna Cardoso da Silva ed Isabella Cristina Mrad Campos. Nel corso dei secoli non poche altre ragazze hanno preferito la morte piuttosto che vedere crudelmente violata la loro verginità, eroine della castità quali le sante Agnese, Emerenziana, Rosa Chen Aixie, Teresa Chen Jinxie e Maria Goretti, nonché le beate Carolina Kozka, Antonia Mesina, Pierina Morosini, Albertina Berkenbrock, Maria Clementina Alfonsina Anuarite Nengapeta, Lindalva Justo de Oliveira, Maria Tuci, le serve di Dio Josefina Vilaseca Alsina, Maria Vieira da Silva, Arcangela Filippelli, Barbora Umiastauskaite, Bodi Maria Magdolna, Maria de San José Parra Flores, Coleta Menendez de la Torre, Concetta Lombardo, Elena Spirgeviciute, Elide Rosella, Marta Obregon Rodriguez, Santa Scorese, Vivian Uhechi Ogu, Maria Israel Bogotá Baquero, María de la Luz Camacho González, Maria Paschalis Jahn.

 

 

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