«160 anni fa Bene diventò Bene Vagienna. Fu un errore storico?», un convegno per rispondere

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Reperti archeologici di Augusta Bagiennorum

 

Fra i comuni in Italia che maggiormente si evidenziano per attività e dinamismo culturale, per capacità e operosità atte a valorizzare il proprio patrimonio orografico, storico, letterario e artistico spicca sicuramente Bene Vagienna, in provincia di Cuneo. Eventi ed incontri si avvicendano a Bene, dando onore e lustro ad una realtà che oggi conta circa 3690 abitanti e vanta un retaggio di notevole consistenza sia per gli illustri ed antichi signori del luogo sia per ciò che essi hanno lasciato in eredità e che l’Associazione Amici di Bene si prendono cura di custodire e presentare al meglio.

Proprio ieri, 22 ottobre, si è tenuto un interessante convegno nel suo Palazzo dei Nobili, organizzato dall’attivissima Associazione Culturale Amici di Bene – Onlus con il patrocinio e il coordinamento del Centro Studi Piemontesi- Ca dë Studi Piemontèis, nonché la collaborazione dell’Associazione Vivant. Tema dell’incontro: «160 anni fa Bene diventò Bene Vagienna. Fu un errore storico?».

Il convegno è stato introdotto dal Presidente dell’Associazione Amici di Bene, Michelangelo Fessia, che dal 1967 continua con passione e determinazione a nobilitare «una capitale secondaria», ricca di testimonianze di un passato che l’Associazione stessa è riuscita con grande impegno, anche grazie ad importanti lavori di recupero e di restauro architettonico ed artistico,  a far tornare a brillare nella contemporaneità, rendendo questa città al centro dell’interesse non solo piemontese, ma anche italiano ed europeo. Tutta la cittadinanza ormai si sente depositaria di un tale patrimonio ed è per questa ragione che «portoni, case , cortili… vengono ben conservati, è venuta così a formarsi una reazione a catena», ha detto Fessia, una catena virtuosa «che non è un fatto comune ed è diventata oggetto di imitazione». Insomma Bene fa scuola.

Dopo i saluti del sindaco Claudio Ambrogio, il vicepresidente del Centro Studi Piemontesi, Gustavo Mola di Nomaglio, ha presieduto l’incontro a più voci, dando la parola a Fabrizio Antonielli d’Oulx (Associazione Vivant), in collegamento remoto, che si è occupato delle «Opere Pie tra Torino e Piemonte. Il caso di Bene, dall’Ospizio delle povere figlie fondato da Madama Cristina alla Congregazione di Carità»; Attilio Offman dell’Associazione Culturale Amici di Bene, che si è dedicato al tema «Bagienni e Ligures celeberrimi: una proposta corografica per la Regio IX Liguria»; a Michela Ferrero del Museo Civico di Cuneo, con «Materiali sui Bagienni presso il Museo Civico di Cuneo»; Giancarlo Comino della Società per gli Studi Storici, Archeologici e Artistici per la provincia di Cuneo, con «Del nome di Bene: corte imperiale, castello vescovile, feudo dei Costa (X-XV secolo); Roberto Sandri Giachino (Società Italiana di Studi Araldici) con «Le armi agalmoniche nell’araldica comunale. Alcuni stemmi “parlanti in Piemonte».

 

Da sinistra: Michela Ferrero, Attilio Offman, Gustavo Mola di Nomaglio

 

Per altri interventi che non è stato possibile inserire per cause di forza maggiore saranno presenti negli Atti del Convegno che saranno prossimanamente pubblicati dal Centro Studi Piemontesi.

Dall’articolato e dotto appuntamento, a cui era presente anche il Direttore del Centro Studi Piemontesi Albina Malerba, è uscita una corale risposta: Bene Vagienna si originò da antiche popolazioni liguri del territorio, i Bagienni (o Vagienni), poi misti al dominio romano-augusteo del II-I secolo a.C. in Piemonte, denominata colonia-oppidum e chiamata Augusta Bagiennorum (nel 2000 si è celebrata la sua fondazione bimillenaria), ma anche, per traslitterazione, anche Vagiennorum. Insieme ad altri agglomerati vicini, come Pollentia (Pollenzo) o Alba Pompeia (Alba), Bagienna divenne un punto di riferimento per la vita delle antiche province romane subalpine. Bene possiede una preziosa area archeologica, nella quale si conservano i resti di un foro romano urbano, un teatro, un anfiteatro, un tempio. Augusta Bagiennorum, dunque, fu fondata in età romana da un’antica cittadella celtica, l’oppidum dei Liguri Bagienni, alla fine del I sec. a.c.

 

Da sinistra: Roberto Sandri Giachino, Giancarlo Comino, Gustavo Mola di Nomaglio

 

Il toponimo Bagienna, o Vagienna, contratto prima in Bagienne e quindi Baenne, si trasformò semplicemente in Bene come attestato in alcuni documenti risalenti al IX secolo. Il nucleo urbano prosperò a tal punto che nel 901, quando l’imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico III l’assegnò in possesso temporale al Vescovo di Asti. Bene era dotata addirittura di Corte imperiale e di una Pieve autonoma con un territorio vastissimo, un’estensione eccezionale di migliaia e migliaia di ettari, che saranno molto ridotti con il trascorrere dei secoli.

Nel Supplemento alla «Gazzetta Ufficiale» del 27 dicembre 1862 venne pubblicato l’atto normativo stabilito il 4 decembre dello stesso anno i comuni che avevano lo stesso nome di altri furono invitati a modificarli. Fu così che al nome di Bene fu riaffiancato l’antico toponimo di Vagienna per non confonderla con i domini dei Savoia del Comune di Bene di Lario, in provincia di Como e in ricordo dell’antica etnia dei Bagienni/Vagienni.

Desiderio di alcuni, in primis il Presidente dell’Associazione che continua con risultati eccellenti a farsi carico delle attività di recupero e di promozione della bellissima città della pianura cuneese, alla confluenza fra i torrenti Mondalavia e Cucetta e parzialmente incluso nella Riserva naturale speciale dell’area di Augusta Bagiennorum, sarebbe quello di tornare al semplice toponimo di Bene ed «Europa Cristiana» si associa a questo auspicio poiché, apponendo Vagienna, non si è fatto altro che reiterare la stessa matrice etnica.

 

Alcuni esempi di stemmi “parlanti” dei comuni piemontesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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