A Londra il 1° dicembre 1581, sant’Edmondo Campion morì martire insieme ad altri due sacerdoti, Rodolfo Sherwin ed Alessandro Briant. Di quest’ultimo già abbiamo parlato su queste colonne. Regnava al tempo in Inghilterra la regina Elisabetta I ed i tre furono, secondo il Martirologio Romano, «insigni per ingegno e fortezza nella fede».
Rodolfo Sherwin era nato verso il 1550 a Rodesley, presso Longford nella contea di Derby. Entrò nel 1568 nell’Exeter College di Oxford, che lasciò dopo la sua conversione al Cattolicesimo nel 1575, per andare a studiare teologia nel Collegio inglese di Douai. Qui ricevette l’ordinazione presbiterale il 23 marzo 1577. Due anni dopo venne inviato al Collegio inglese di Roma, di recente istituzione, e vi rimase sino alla primavera del 1580. Partì allora per la missione inglese con il vescovo Tommaso Goldwell, con sant’Edmondo Campion ed altri.
Separatosi a Reims dai suoi compagni di viaggio, Sherwin proseguì da solo il cammino verso l’Inghilterra, dove soltanto per poco tempo poté esercitare il suo ministero sacerdotale, seppur con grande zelo e magnanima carità. Già nel novembre dello stesso 1580, infatti, venne arrestato a Londra mentre stava predicando in casa di un certo Nicola Roscarrock. Rinchiuso dapprima nel carcere di Marshalsea, fu poi trasferito il 4 dicembre seguente nelle prigioni della Torre, dove subì vari interrogatori e crudeli torture. Con gli altri prigionieri venne costretto ad ascoltare i rabbiosi sermoni anticattolici di un pastore calvinista.
Durante l’anno trascorso alla Torre, Sherwin seppe suscitare persino l’ammirazione dei protestanti grazie alla sua esemplare condotta, intessuta di continue preghiere e meditazioni, tanto che il suo stesso carceriere ebbe a definirlo «un uomo di Dio», come attestò il cardinale William Allen nella sua Briefe historie of the glorious martyrdom of XII rederend priets. È possibile verificare tale dato nella nuova edizione curata da J.H.Pollen della copia (Reims 1582), forse unica, conservata nel British Museum di Londra (1908, pagg. 34-43).
Il 14 novembre 1581 Sherwin fu chiamato in giudizio a Westminster Hall sotto l’accusa di alto tradimento per essere rientrato in Inghilterra insieme ad altri compagni per fomentare una rivolta che detronizzasse la Regina e sovvertisse lo Stato, in base ad un presunto progetto escogitato a Reims ed a Roma. Processato il 20 seguente e riconosciuto colpevole delle imputazioni ascrittegli, l’imputato fu condannato a morte e giustiziato a Tyburn, presso Londra il 1° dicembre 1581. Fin sul patibolo non mancò di ribadire la propria innocenza, dando prova ormai in faccia alla morte di sereno coraggio e di vero ardimento.
Edmondo Campion nacque a Londra il 25 gennaio 1540 da agiati genitori, inizialmente cattolici e poi passati al protestantesimo. Frequentò prestigiose scuole della capitale inglese e la sua evidente perspicacia negli studi si evidenziò con alcuni discorsi da lui pronunciati in occasione di importanti avvenimenti del tempo, come l’ingresso a Londra della regina Maria Tudor nel 1553, che gli aprì le porte del collegio universitario di Oxford. I compagni di studio, per le sue qualità, si raccolsero intorno a lui sotto il nome di «campionisti».
Dovette adattarsi alla situazione religiosa, per cui già nel 1564 prestò il giuramento anticattolico riconoscendo la supremazia religiosa della Regina. Dovendo in quello stesso anno dedicarsi agli studi di filosofia aristotelica, di teologia e dei santi padri, scoprì che l’anglicanesimo non era altro che una deformazione dell’antica fede che aveva resa grande l’Inghilterra.
Si sentì profondamente a disagio quando il vescovo anglicano di Gloucester, avendolo conosciuto, desiderò che diventasse suo successore e quindi lo ordinò diacono, ma quella ordinazione turbò profondamente Edmondo, procurandogli cocenti rimorsi, cosicché abbandonò il servizio religioso protestante, gli studi e le altre cariche ed il 1° agosto 1569 lasciò Oxford per Dublino nell’Irlanda cattolica, dove professò apertamente il Cattolicesimo.
Sentendosi ricercato dai fedeli alla Regina, si rifugiò a Douai in Francia, per entrare in seminario e completare gli studi teologici. Riconciliato con la Chiesa, fu ordinato suddiacono, poi entrò nella Compagnia di Gesù nel 1573, dove fu accettato e destinato alla provincia austriaca dell’Ordine. Insegnò nel Collegio di Praga, fu ordinato sacerdote nel 1578 e si dedicò valentemente alla predicazione, in questo periodo ebbe a scrivere varie opere letterarie di religione. Nel 1580 fu destinato alla missione inglese con sua grande gioia e dopo esser stato ricevuto in udienza dal Papa insieme a padre Roberto Persons, il 18 aprile si avviarono verso questa nuova meta di apostolato.
Saputo che in Inghilterra erano già informati del loro arrivo, poterono sbarcare solo con stratagemmi e travestimenti. Il 26 giugno si rifugiò a Londra presso amici. Un suo discorso, pronunciato il giorno della festa di san Pietro, ebbe una grande eco nel regno, tanto che la stessa regina Elisabetta I, irritata, diede ordine di prendere l’autore che si teneva nascosto.
Necessariamente dovette lasciare Londra e intraprendere il suo ministero in forma itinerante, spostandosi da un paese all’altro per le varie contee del regno. Rilasciò una dichiarazione in cui spiegava la spiritualità della sua missione, chiedendo di poter avere dei confronti con i lords, con i professori universitari e con persone esperte di diritto civile ed ecclesiastico. Inoltre dichiarava l’intento dei Gesuiti a voler tentare tutto per riportare la fede cattolica, anche a costo della loro vita.
Questa dichiarazione divenne pubblica e se da un lato confortò i cattolici, dall’altro provocò la reazione degli scismatici e le prigioni si riempirono di persone fedeli a Roma. Padre Campion fece di più, il 29 giugno 1581 sui banchi della chiesa di Santa Maria ad Oxford si trovarono 400 copie di un opuscolo da lui fatto stampare di nascosto, in cui dopo aver esposto le contraddizioni dell’Anglicanesimo, invitava la Regina a ritornare nella Chiesa.
Il 16 luglio, tradito da tale Giorgio Eliot, fu preso dopo aver celebrato la Santa Messa nella casa della signora Yate; tre giorni dopo fu condotto alla Torre di Londra, legato all’incontrario su un cavallo, con la scritta sulla testa «Campion il gesuita sedizioso»; fu processato con la presenza della stessa Regina e inutili furono tutti i tentativi di fargli riconoscere la supremazia reale in ambito religioso, nonostante le torture a cui fu sottoposto e le lusinghiere offerte della sovrana. La folla partecipava al processo e veniva colpita favorevolmente dalle sue argomentazioni. Comunque, riconosciuto colpevole di essere entrato in Inghilterra di nascosto con finalità sovversive, fu condannato a morte. Salì il patibolo dell’impiccagione il 1° dicembre 1581 e, già con il cappio al collo, esternò il suo rispetto alla Regina e alla sua autorità affermando ancora una volta davanti ad una grande folla, di morire nella vera fede cattolica e romana. Con lui furono impiccati anche Briant e Sherwin.
I tre non hanno però condiviso solamente quel giorno la palma del martirio, ma insieme anche con altri candidati, sono stati dichiarati Beati il 29 dicembre 1886 da papa Leone XIII ed infine canonizzati il 25 ottobre 1970 da Paolo VI.