San Dionigi è citato in vari importanti documenti tutti datati intorno al V-VI secolo, come la Vita di Santa Genoveffa, ove si afferma che la santa verso il 475 costruì a Parigi la chiesa di Saint Denis. Lo storico-poeta Venanzio Fortunato, morto verso il 600, anch’egli annota nei suoi scritti la chiesa di San Dionigi e un’altra esistente a Bordeaux. San Gregorio di Tours, morto nel 594, nella sua Historia Francorum racconta di Dionigi ed il suo martirio.
Stranamente in questi antichi autori mancano notizie per i compagni di martirio e di apostolato di Dionigi vescovo, cioè il sacerdote Rustico ed il diacono Eleuterio: i loro nomi compaiono per la prima volta nel secolo VI-VII nel Martirologio Geronimiano.
La prima Passio latina si ha nell’VIII secolo e posiziona al I secolo la venuta in Gallia di Dionigi e compagni, ma una seconda e terza Passio del IX secolo hanno creato un alone di leggenda intorno alla sua figura. Fu identificato con Dionigi l’Areopagita, convertito da san Paolo e questa versione andò avanti per parecchio tempo, riportata peraltro in tanti documenti e codici. Poi, però, altri autorevoli testi e studi successivi hanno definitivamente divise le due figure, che si celebrano distintamente. Il Martirologio Romano promulgato da Papa Giovanni Paolo II pone al 3 ottobre san Dionigi l’Areopagita ed il 9 ottobre san Dionigi di Parigi, mentre sino all’edizione precedente i due erano come detto considerati un’unica figura, al 9 ottobre.
La versione più accreditata, lo indica come mandato da Roma insieme agli altri due compagni, ad evangelizzare nel III secolo, la Gallia, divenendo primo vescovo di Parigi che allora si chiamava Lutezia, organizzatore della prima comunità cristiana sulla Senna, e martire nel 270.
Resta il mistero del silenzio per tre secoli sulle figure di Eleuterio e Rustico, alcuni studiosi affermano che è usanza nel nominare una chiesa, di dire solo il nome del titolare principale; altri fanno l’ipotesi che Dionigi porta il nome del dio Dionisius che fra gli altri epiteti ha anche Eleutherius cioè libero, e inoltre esso era un dio che simboleggiava la natura, sempre percorrendo campi e foreste, quindi un nume rustico, da qui Rusticus. Si può supporre che non di compagni si tratti, ma di aggettivi, e questo spiegherebbe il silenzio così lungo.
Dionigi a causa delle leggende che l’hanno confuso con l’altro Dionigi l’Areopagita, si è portato con sé, tradizioni, culto e raffigurazioni, provenienti da quel periodo. Così egli è raffigurato in tante chiese con statue, vetrate, bassorilievi, miniature, lezionari, pale d’altare, dipinti, in buona parte da solo, in vesti episcopali, spesso con la testa mozzata fra le mani; dopo l’VIII secolo è raffigurato anche insieme ad Eleuterio e Rustico.
Decapitazione di San Dionigi e dei suoi compagni, Basilica di Saint-Denis
L’iconografia è ricchissima, testimonianza della diffusione del culto a Parigi ed in tutta la Francia e poi nelle colonie, essa rappresenta con dovizie di particolari, il processo davanti al governatore Sisinnio, il supplizio della graticola con le fiamme, la santa Comunione ricevuta da Gesù Cristo mentre era in carcere, soprattutto il martirio mediante decapitazione o rottura del cranio, avvenuta a Montmartre e con Dionigi che cammina da lì al luogo della sepoltura, con la testa portata da se stesso con le mani.
Altro distinto personaggio è quindi colui che, tra i pochissimi che udirono il forbito discorso tenuto da san Paolo all’Aeropago di Atene ed aderirono a lui, chiamato da san Luca «Dionigi l’Aeropagita», membro cioè di quel tribunale, e pertanto appartenente all’aristocrazia ateniese, «e una donna di nome Damaris», forse Damalis; secondo una tradizione riferita da san Giovanni Crisostomo essa sarebbe la sposa di Dionigi, ma si tratta soltanto di una supposizione senza prova alcuna.
In una lettera di Dionigi, vescovo di Corinto, contemporaneo di papa Sotero, scritta agli ateniesi prima del 175, è detto, come ci ha conservato Eusebio, che Dionigi L’Areopagita morì primo vescovo di Atene; solo una leggenda tardiva lo ha identificato con il primo vescovo di Parigi, martirizzato verso il 270.
La Cronaca che porta il nome di Lucius Dexter identifica san Dionigi di Parigi con Dionigi l’Areopagita, ma comunemente si nega l’autenticità di questo scritto. Il primo che identificò i due Dionigi fu Hilduinus, abate di S. Dionigi, morto nel 840, nella Vita s. Dionysii. Sotto il nome di Dionigi l’Areopagita, vengono citati gli scritti, che probabilmente un monaco siriaco, promosso all’episcopato, compose tra il 480 e il 530 e che conobbero il più grande successo ed esercitarono un grande influsso durante tutto il Medio Evo: De coelesti hierarchia; De mystica theologia; De ecclesiastica hierarchia; De divinis nominibus, nonché dieci epistulae. Secondo la VII ep., Dionigi e il sofista Apollophanes avrebbero visto l’eclissi del sole nel giorno della crocifissione e secondo De divinis nominibus (III, 2) Dionigi avrebbe assistito alla Dormitio della Santissima Vergine.
Da queste notizie leggendarie si è creduto che l’autore di questi scritti fosse Dionigi l’Areopagita, il discepolo di Paolo: il primo ad affermarlo fu il patriarca monofisita Severo di Antiochia (512-18), in una disputa con gli ortodossi a Costantinopoli, sotto Giustiniano I (533). Ma il portavoce dei cattolici, Hypatios, vescovo di Efeso, osservò che se tali scritti fossero stati di Dionigi, non sarebbero stati ignorati né da san Cirillo, né da sant’Atanasio: argomentazione, questa, che vale ancor oggi.