Si sente dire sovente che le tre religioni – la cattolica, l’ebraica e la musulmana – sono le tre «religioni del libro». La definizione è profondamente errata per almeno due motivi. Il primo è che anche altre forme di vita religiosa come il buddismo (che conta milioni e milioni di aderenti), l’induismo e tante altre, hanno i loro libri sacri, testi di preghiera, eccetera. Quindi le religioni del libro non sono solo tre, ma molte di più. Il secondo motivo, più sostanzioso, contesta e abbatte chi mette sullo stesso piano la Bibbia, il Corano e il Talmud (che è il libro sacro degli ebrei), come se avessero un’unica fonte di ispirazione. Ciò è semplicemente falso.
Il Corano non è un libro sacro, nel senso che non viene da Dio. Hallà non è Dio: è un’invenzione di Maometto. Hallà non è il “Padre” della Santissima Trinità, semplicemente perché «chi nega il Figlio non possiede nemmeno il Padre» (1 Gv 2,23). Il Corano è stato scritto da uomini, anche se Maometto afferma di averlo ricevuto direttamente dall’Arcangelo Michele. In realtà quasi nessun cattolico che parla dell’Islam ha mai letto il Corano; se lo facesse si troverebbe davanti a numerose sorprese. Esso infatti non è che una continua esaltazione e giustificazione del profeta Maometto, che fa sempre tutto bene, che capisce tutto bene, che poi vuole istaurare un sistema politico avente ben poco di sacro o di religioso. Chi vuole farsene un’idea, senza doversi sorbire la fatica immane di leggere tale testo, può dare un’occhiata all’istruttivo Il Corano senza veli di Magdi Cristiano Allam (Edizione MCA Comunicazioni). Durante e dopo la lettura di questo libretto si avrà la sensazione di trovarsi a miriadi di chilometri lontani dalla sacralità della rivelazione trinitaria di Dio, dall’amore per i nemici, dalla bontà e mitezza di Dio, dalla sua divina signoria, dal rispetto per gli uomini e da tutte le cose che trasudano dal Vangelo e dalla vita dei santi. Siamo davvero su piani e mondi diversi.
Anche sull’ebraismo vi è in giro parecchia ignoranza. Molti pensano che tra noi e gli ebrei vi sia in comune l’Antico Testamento, cosa che ci fa in qualche modo figli di un solo Padre. Sbagliato. Gli ebrei attuali non riconoscono affatto il nostro Antico Testamento; essi hanno come testo di riferimento il Talmud, libro scritto dopo la morte e Resurrezione del Signore Gesù, che sarebbe la loro interpretazione dell’Antico Testamento. Anch’essi hanno un Padre senza Figlio, ossia non hanno nemmeno il Padre. La lettura del Talmud in questo senso riserverebbe pure molte sorprese ad un cattolico. Basti questo esempio: «Solo voi israeliti – è scritto nel Talmud – siete chiamati uomini. Le altre nazioni del mondo non meritano il nome di uomini, ma di bestie».[1] Secondo il Talmud, gli ebrei devono conquistare il mondo, non in senso spirituale, ma materiale, pratico: tutte le altre nazioni dovranno essere sottoposte materialmente ad Israele. La religione degli osservanti ebrei quindi è molto lontana da quella di Abramo e Mosè, e abissalmente lontana dal cattolicesimo di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo. Se gli ebrei attuali leggessero l’Antico Testamento con fede, arriverebbero alla rivelazione cristiana, come scrive san Paolo: la Legge è un pedagogo che conduce a Cristo (Gal 3,24). Essi però non vogliono affatto riconoscere Gesù come Dio, quindi rigettano anche tutto quello che conduce a Lui.
Come poter dire dunque che abbiamo Dio in comune? Essi ripudiano radicalmente Gesù come figlio di Dio, lo negano in modo chiaro. Vale quindi anche per loro quanto detto sopra: «chi nega il Figlio non possiede nemmeno il Padre».
La logica ci porta quindi a concludere che di queste tre religioni del libro, due non ascoltano e non accolgono Dio per quello che Egli è. E non lo diciamo noi perché siamo più bravi: lo dice Dio stesso: vi è un solo Dio, il cui nome è Padre-Figlio-Spirito Santo, e chi l’ha rivelato è uno solo, Gesù: «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui l’ha rivelato» (Gv 1,18). Al di fuori di Dio Trinità non vi è alcun Dio, occorre dirlo. Se no non crediamo nemmeno noi. Dio non si può “smembrare”: solo il Padre senza Figlio e senza Spirito Santo.
Per essere poi più precisi, è improprio anche definire il cattolicesimo una religione, se con questa si intende un insieme di riti, di atteggiamenti, di comportamenti. Il cattolicesimo è una rivelazione. È Dio che ha parlato, si è dato, si è fatto Carne, ha offerto sé stesso. Chi lo accoglie diventa figlio di Dio (Gv 1,12) e vive secondo i dettami della nuova legge, che è la legge dello Spirito Santo. La quale legge non ha niente a che vedere con la conquista del mondo come vogliono gli ebrei, non c’entra niente con l’imposizione forzata alle genti di un sistema monolitico come è la legge coranica. Vivere secondo lo Spirito di Dio significa vivere la vita di Dio: ogni uomo, singolarmente, si trasforma pian piano in amore, in compassione, in servizio, è purificato dal male; significa passare da questa terra anelando e desiderando il Cielo, che è la nostra vera Patria. La vera vita non è quaggiù, non è la conquista del potere per comandare sugli altri Stati, ma la vita stessa del Cristo, mite e umile, e al tempo stesso tremendamente potente. La vita dello Spirito Santo è la vittoria definitiva su Satana. Poi è chiaro che nel cattolicesimo vi è un culto, un sistema, ci sono le chiese, i catechismi, i modi di vivere cristiani. Ma la radice è sempre il dono dello Spirito Santo, che nel Battesimo e nell’Eucaristia (e nei sacramenti tutti) rende possibile all’uomo la partecipazione alla vita divina. Quest’ultima realtà è, ribadiamo, totalmente rinnegata sia dall’ebraismo che dall’Islam.
Le religioni che vi sono nel mondo che cosa devono fare? Rimanere quello che sono? Non la pensava così san Paolo, non ha mai pensato così la Chiesa. Tutte le genti sono chiamate a convertirsi all’unico Dio, uscendo dai loro sistemi e aderendo nella fede a Gesù, unico Salvatore. Quando predicò la prima volta ad Atene, l’apostolo delle genti affermò chiaramente: «Dopo essere passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi» (At 17,30). Non si tratta di un’opinione, ma di un ordine. Per il nostro bene, per il bene di tutti, per la salvezza eterna e perché la vita della terra trovi per ogni uomo il suo senso e significato. E che cosa ordina Dio? Di ravvedersi, ossia di cambiare rotta, cercare e trovare la verità che – continua san Paolo nel discorso agli ateniesi – è semplicemente il Cristo risorto. Egli è il vero Dio e la vita eterna (1 Gv 5,20).
Semplice, elementare. Questo è il nostro compito e la nostra missione.
[1] Cit. in: Maurice Pinay, Complotto contro la Chiesa, Ediz. Effedieffe, Proceno (VT) 2015.
2 commenti su “Le “tre religioni del libro?” Al di fuori di Dio Trinità non vi è alcun Dio”
Ringrazio l’autore di questo splendido articolo, “vero quanto la Verità”, perchè mi conferma e mi rassicura in ciò che ho sempre pensato, spesso anche polemizzando e quasi litigando con il mio ambiente familiare e sociale. Ho letto quasi tutto il Corano e vi ho trovato un’infinità di espressioni che incitano all’ipocrisia e alla violenza, per cui ho sempre pensato che coloro che definiscono l’islamismo una religione di pace, lo fanno per opportunismo o mentono sapendo di mentire. Ma l’incomprensione e l’ignoranza dilagano anche tra i cattolici: sono molti quelli che dicono che “basta credere in Qualcosa” (quel qualcosa sarebbe un dio qualunque, anche la Trimurti induista) per essere salvi. E me ne sento responsabile anche io per la mia debole testimonianza, ma sottoscrivo anche io (e con convinzione) il motto di P. Berti. Anche io sono “intollerante”.
Oggi più che mai è disatteso quell'”andate e ammaestrate tutte le genti…”, quella volontà di Nostro Signore di salvare tutti gli uomini della terra, attraverso la predicazione e l’evangelizzazione. Oggi si sostiene che ogni religione è buona e che per raggiungere la salvezza basti il solo desiderio, anche impercettibile, di cercare Dio (ma quale Dio?). In questo modo non si fa altro che negare la verità del “senza di Me non potete far nulla” che così chiaramente ha affermato Gesù. Amare il nostro prossimo non consiste nel soddisfare le sue esigenze materiali o favorire la ricerca della felicità(che sa tanto di America), ma soprattutto far sì che le persone comprendano che solo conformando tutta la vita ai precetti evangelici è possibile raggiungere l’eterna felicità. E quale danno conferire al proselitismo (quello cristiano, si intende)
una connotazione negativa! E che rovina per le anime abbandonate a se stesse, senza un faro che le illumini!