La Regina Margherita di Scozia, i cui resti furono distrutti dagli anglicani prima e dai giacobini dopo

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La patrona della Scozia è una regina, santa Margherita. Le informazioni necessarie per il suo profilo biografico si attingono dalla biografia scritta da Turgot, autore coevo della santa, priore del monastero di Durham.

Nata in Ungheria nel 1046, era figlia di Eward Aetheling, esiliato erede al trono inglese. Fece ritorno con suo padre in Inghilterra, ma il duca Guglielmo di Normandia, nel 1066, le impose di ritirarsi in esilio con la sua famiglia. Margherita scelse di andare nella Scozia settentrionale, dove si unì in matrimonio, poco prima del 1070, il re scozzese Malcom III. Condusse la sua vita di sovrana fra Edimburgo e Dunfermline, luogo nel quale risiedeva la corte. Qui ella viveva, in perfezione cristiana, i suoi doveri di stato: cura della dimora familiare, del marito, attenta all’educazione degli otto figli, continuamente attenta a condurre più cristianamente lo stile di vita della corte e del regno scozzese. Tutta la sua vita fu basata su due colonne: la preghiera e la penitenza. Luogo da lei molto amato, per stare più a maggior contatto con la Santissima Trinità, teatro delle sue veglie oranti e delle sue austerità, fu la grotta di Dunfermline, divenuta poi meta di pellegrinaggi.

La regina Margherita, attenta agli abusi clericali e liturgici che si compivano nell’XI secolo, stabilì uno stretto contatto con l’abbazia francese dei cistercensi di Cluny, dedita al rinnovamento della vita cristiana in Europa, riforma che permise il restauro della Chiesa scozzese, ritrovando «quella dignità del culto e dei valori spirituali che erano andati perduti durante l’età barbarica. Questa riforma di vita nella Chiesa scozzese fu raggiunta da Margherita attraverso la sua opera personale e quella dei suoi figli ai quali ella aveva inculcato i propri ideali e che, successivamente, dovevano occupare il trono scozzese per la maggior parte del successivo mezzo secolo» (AA. VV. Biblioteca Sanctorum, Città Nuova, p. 783).

Visse con il marito per almeno venticinque anni. Dei loro figli tre, ovvero Edgardo, Alessandro e Davide, quest’ultimo venerato come santo, regnarono sulla Scozia, mentre la figlia Matilda sposò il re inglese Enrico I (1100-1135). Fu proprio Matilda a chiedere al priore di Durham, Turgot, poi vescovo di Sant’Andrea, che era stato il confessore di Margherita di scrivere una biografia di sua madre, nacque così la Vita Margaretae Scotiae reginae, che l’autore stilò fra il 1104 e il 1108, ponendo in evidenza l’importanza e l’influenza di santa Margherita sia a livello privato che pubblico. Infatti, ella seppe trasformare l’ambiente di corte, elevandolo culturalmente, ispirandosi all’Inghilterra e valorizzando il culto religioso locale, ponendolo in linea con quello della Chiesa di Roma in questioni come l’osservanza della Quaresima e della Santa Pasqua, nonché l’astensione dal lavoro la domenica.

Fu fondatrice di molti monasteri: uno dei suoi progetti più grandi fu la ricostruzione dell’abbazia di Iona, oltre alla costruzione dell’abbazia di Dunfermline, destinato a diventare luogo di sepoltura della famiglia reale scozzese. Si occupò anche della costruzione di alcuni ricoveri per i pellegrini di Sant’Andrea, su entrambe le rive del fiume Forth.

Oltre ad occuparsi amorevolmente dei propri figli, si occupava anche di quelli dei poveri e nel tempo libero pregava, leggeva, studiava e ricamava molto abilmente. Il marito, che la stimava oltremodo, si consigliava con lei e cercava il suo supporto e grazie a lei, come riporta il priore Turgot, scoprì «che Cristo dimorava realmente nel suo cuore […] Ciò che lei rifiutava, lo rifiutava anche lui […] ciò che amava, lo amava anche lui per amore di lei» (A. Butler, Il primo grande Dizionario dei Santi secondo il calendario, Piemme, 2003, 16 novembre, p. 1160). Inoltre, il sovrano, che non imparò mai a leggere, apprezzava la rilegatura o le illustrazioni dei libri che Margherita leggeva. Restano ancora un paio di suoi libri, fra cui un’edizione tascabile del Vangelo (Biblioteca Bodleiana, Oxford), una Vita illustrata di San Cutberto di Lindisfarne (634 ca. –  687) e un salterio (conservato al Collegio universitario di Oxford, la cui proprietà è stata però messa in dubbio).

È molto probabile che l’indefessa attività di Margherita le fu fatale e si ammalò gravemente per sei mesi nel 1093. Negli ultimi istanti della sua esistenza giunse la notizia che Malcom e uno dei suoi figli minori erano stati uccisi dall’esercito di Guglielmo II il Rosso (1087-1100) ad Alnwick: ella accolse il tragico evento come un segno del volere di Dio. Spirò nel castello di Edimburgo il 16 novembre 1093. Fu sepolta, insieme all’amato consorte, nella chiesa della Santissima Trinità che lei stessa aveva fondato a Dunfermline per i Benedettini di Canterbury, che poi venne ricostruita come chiesa abbaziale nel 1150 dal figlio David I. Subito il luogo divenne centro di devozione, di pellegrinaggi, di grazie e di miracoli ottenuti per sua intercessione e si decise, così,  che quella chiesa sostituisse Iona come sito di sepoltura dei sovrani scozzesi.

Nel 1245, sotto il regno di Alessandro II, fu inviata a papa Innocenzo IV (1195-1254) la richiesta di canonizzazione per la regina Margherita. Nell’archivio dell’abbazia Dunfermline sono custoditi molti documenti che attestano il percorso e gli sviluppi del processo di canonizzazione. Venne decisa la traslazione delle spoglie nella cappella di Nostra Signora nella chiesa abbaziale, che si compì il 19 giugno 1250, lo stesso anno in cui fu elevata all’onore degli altari. Al suo sepolcro continuarono ad affluire moltissimi pellegrini fino al 1560, quando l’abbazia venne profanata e saccheggiata dai riformatori protestanti. Dei resti della santa regina scozzese non si seppe più nulla, ma uno dei reliquiari, che conteneva il suo capo, venne prelevato per ordine della regina Maria di Scozia e portato in salvo nel castello di Edimburgo. Tale reliquia venne successivamente trasferita alla Craigluscar House ed infine, nel 1597 fu portato, di nascoso, nel Collegio scozzese di Douai nelle Fiandre, che divenne il centro della devozione di santa Margherita fino al 1793, quando truppe armate giacobine la distrussero definitivamente.

Alcune reliquie furono acquistate da re Filippo II (1527-1598) di Spagna e poste all’Escorial, fra i sovrani spagnoli. Un gesto molto nobile di rispetto per la cattolica e santa sovrana. Inoltre, quando, a causa delle Penal Laws persecutorie, la devozione ai santi cattolici non poteva essere praticata, la chiesa di Sant’Andrea degli Scozzesi divenne un centro per il suo culto. Nel calendario del Vetus Ordo Missae si fa sua memoria liturgica il 10 giugno, mentr nel Novus Ordo il 16 novembre.

Uno dei miracoli riferiti dal primo biografo è legato ad un libro dei Vangeli che santa Margherita comprò ad un costo molto alto, il quale cadde in  un torrente, ma l’acqua non lo danneggiò. Nel 1887, la Biblioteca Bodleiana di Oxford, acquistò un manoscritto dei Vangeli dell’IX secolo ed un o scrupoloso esame delle sue caratteristiche convinse gli studiosi che si trattava del Vangelo di santa Margherita di cui parla il priore Turgot.

Diverse chiese parrocchiali cattoliche in Scozia, negli ultimi duecento anni sono state poste sotto il patronato di santa Margherita, così come il primo convento riaperto dopo la Riforma anglicana, quello delle Orsoline di Santa Margherita, fondato a Edimburgo nel 1835 dal vescovo James Gillis nel 1862, il quale si assicurò il possesso di una reliquia della santa che egli ottenne dall’Escoriale di Spagna, la quale è divenuta la principale reliquia della regina cattolica  presente in Scozia. Annualmente, dal 1930, si tiene un pellegrinaggio devozionale a Dunfermline in una domenica di giugno, fissata di volta in volta dai vescovi scozzesi. I pellegrini visitano l’antica chiesa abbaziale e la grotta dove la sovrana trascorreva le ore notturne in preghiera e in penitenza.

 

 

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