La Bellezza trascendente del Beato Angelico per occhi contemplativi che si soffermano a meditare senza fretta

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Fra’ Angelico, Annunciazione, affresco della cella 3 (dettaglio), 1438-1440, Convento domenicano di San Marco, oggi Museo statale, Firenze

 

Beato Angelico visse nel Convento domenicano di San Marco a Firenze fino al 1445, la sua presenza è certificata da una testimonianza scritta nel 1441. In questi anni realizza su commissione di Cosimo il Vecchio concordata con Michelozzo, famoso pittore e architetto al servizio dei Medici, il ciclo di affreschi che è oggi la più grande collezione al mondo delle sue opere.

Per il Convento dei domenicani, Michelozzo realizzò un edificio ampio, funzionale, di semplice eleganza, restaurando e sopraelevando il preesistente monastero duecentesco dei Benedettini Silvestrini ormai fatiscente, creando due chiostri, una sala capitolare, due refettori e al primo piano i dormitori dei frati e la biblioteca, lasciando ovunque pareti bianche pronte ad ospitare i lavori di fra Angelico.

Si discute sulla paternità di tutti gli affreschi, realizzati complessivamente in pochi anni, ma è certa una regia comune, un progetto creato dal maestro e realizzato poi con l’aiuto di validissimi allievi (tra cui Benozzo Gozzoli). L’idea e il messaggio tematico complessivo fu sicuramente coadiuvato dal priore del convento, Antonino Pierozzi (dal 1439 al 1444) poi divenuto vescovo di Firenze, un perfetto connubio di genialità artistica e costante guida teologica e spirituale.

Oggi il convento è divenuto un museo statale eppure non sembra che la sacralità di questo luogo sia stata minimamente scalfita, non è troppo frequentato, non ci sono lunghe file di turisti in attesa: Beato Angelico, gigante dell’arte con la sua pittura armoniosa e nobile non richiama le masse, ma continua, come forse ha sempre fatto, a comunicare la sua Bellezza trascendente ad  occhi contemplativi che si soffermano a meditare quelle immagini senza fretta… è l’opera di un monaco, di un religioso che concepiva la sua arte come un  mezzo per comunicare le realtà divine.

Nel convento, che era anche la sua casa, realizza opere monumentali, ma gli affreschi nelle celle dormitorio, di scala ridotta, proporzionati alle dimensioni delle pareti di quelle stanzette sono forse i lavori più significativi.

Per vederli, ci si deve affacciare sull’uscio, piccole porte che immettono in minuscoli ambienti con il soffitto a volta dove verosimilmente c’era solo spazio per un letto posto di fronte all’affresco. Il monaco, alla luce della lanterna o alla luce radente della piccola finestrella, poteva godere della visione della scena evangelica, molti di questi affreschi hanno un profilo ad arco a tutto sesto come le finestre delle cellette, quasi fossero aperture sul muro, aperture verso l’al di là, dove i misteri più grandi possono essere visti e compresi solo attraverso, il silenzio, la meditazione e la preghiera.

I temi sono raccontati con essenzialità ed eleganza, con quella purezza e gentilezza di animo come solo un pittore innamorato del Signore può comunicare. Opere che non si concedono alla decorazione vacua: la loro mistica semplicità diventa una cifra stilistica che crea quel filo conduttore che guida tutto il percorso per oltre quaranta celle a destra e sinistra dei tre corridoi.

Ogni monaco aveva il suo affresco “personale”. Chissà se la scena venisse con ognuno concordata, a volte il soggetto si ripete, ma mai nello stesso modo e molto spesso c’è la figura di san Domenico, il padre fondatore dei domenicani. Questa costante presenza dell’arte sacra in ogni ambiente del convento, persino nelle celle, avrebbe dato vita ad un luogo di fede unico e irripetibile.

Alla fine della visita al dormitorio il visitatore è appagato e pacificato.

Quella ripetuta meraviglia è entrata attraverso gli occhi per disporre il cuore all’accoglienza della Bellezza che è la forma e la sostanza dell’arte religiosa del Rinascimento fiorentino.

 

Fra’ Angelico, Presentazione al Tempio, affresco della cella 10 (dettaglio), 1440-1441 circa

 

Fra’ Angelico, Cristo deriso, 1438-1440, affresco della cella  7

 

Fra’ Angelico, Incoronazione della Vergine, affresco della cella 9 (dettaglio), 1441-1443 circa

 

 

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