Intervista al generale Franco Cravarezza, Direttore del Museo Pietro Micca

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La Cittadella di Torino nasconde sotto di essa un patrimonio storico ricco di fascino, suggestione e storia. Le gallerie sotterranee che percorrono il sottosuolo del capoluogo piemontese corrono proprio sotto il centro della città e in molti casi si sono conservate in ottimo stato dando la possibilità di venir attraversate anche dopo più di tre secoli dalla loro realizzazione. Il museo Pietro Micca per tramandare la storia e la conservazione di questo tesoro torinese si è fatto carico di mostrare la storia dell’assedio di Torino ad opera dei francesi nel 1706, non solo tramite il racconto storico e le ricostruzioni, ma permettendo la visita diretta delle gallerie di mina e contromina ancora oggi presenti sotto la città.

 

 

Il Generale di corpo d’armata Franco Cravarezza, intervistato da «Europa Cristiana», per spiegare la vittoria piemontese, ha voluto esaltare ogni componente della comunità di Torino in quanto partecipe della resistenza e della successiva vittoria contro l’esercito francese durante l’assedio della città dicendo: «La battaglia fu vinta per merito del duca,  venne vinta dagli amministratori della città,  venne vinta dalla popolazione e venne vinta dalla chiesa, in particolare con l’aiuto del beato Valfré e della beata Maria degli Angeli».

 

Il sito preciso dove fu ritrovato il corpo di Pietro Micca a 40 passi dalla scala di fuga 

 

Spaccato del sottosuolo della Cittadella di Torino in corrispondenza dello spalto durante l’Assedio del 1706

 

Le figure citate dal Generale hanno tutte partecipato direttamente alla difesa della capitale del ducato di Savoia, dal punto di vista militare, economico e spirituale. L’organizzazione fu meticolosa e preparata dalle forze piemontesi con anticipo. L’assedio iniziò il 14 maggio 1706: i piemontesi durante tutto l’inverno del 1705 e i primi mesi dell’anno successivo si occuparono di stanziare provviste, smuovere il terreno davanti alla Cittadella per favorire le fortificazioni e ampliare la rete di gallerie sotto la città e la casamatta del «Pastiss». Tale organizzazione fu fondamentale per i 117 giorni di assedio a cui la città fu sottoposta.

La storia a volte pone degli accadimenti particolari che possono influenzare gli accadimenti futuri come l’eclissi di sole che ci fu due giorni prima dell’inizio dell’assedio, evento astronomico interpretato come fausto dai torinesi in quanto il re sole, Luigi XIV, così come l’astro nel cielo, poteva venir oscurato.

L’assedio durò 117 giorni provando nel fisico gli abitanti della città, i quali però tramite i pozzi e il pozzo grande (Cisternone) presenti a Torino  non mancarono di scorte di acqua; mentre per il cibo, munizioni e vettovaglie ottennero rifornimenti attraverso il fiume Po e piccole produzioni agricole interne alle fortificazioni. Dal punto di vista del morale e sul sostegno spirituale, la Chiesa agì direttamente come cardine di tutta la città di Torino, in piazza San Carlo la Messa veniva recitata tutti i giorni con i torinesi che volentieri vi assistevano e pregavano per la vittoria e la fine dell’assedio. Il duca Amedeo di Savoia in ringraziamento della vittoria e in adempimento del suo voto, fatto alla Beata Vergine Maria, fece erigere la Basilica di Superga e fece porre tutto intorno all’area della battaglia i cippi in onore della Madonna Consolata. Durante l’assedio moltissimi colpi passarono vicini alla chiesa della Consolata, ma mai nessuno danneggiò significativamente l’edificio «addirittura un colpo passò proprio in mezzo al campanile». Ma anzi, l’intercessione di Maria garantì la resistenza della città e proprio Lei divenne la patrona di Torino alla fine delle ostilità.

La città fu liberata dalla sua morsa grazie ad Eugenio di Savoia, il quale arrivò a capo delle truppe imperiali austriache e piemontesi, con 24.000 uomini, rompendo definitivamente l’assedio e sconfiggendo i francesi in una battaglia campale fuori Torino nello spazio compreso tra la Dora e la Stura.

Il Museo Pietro Micca si fonda su una convenzione tra il Ministero della difesa e l’Agenzia del demanio, le quali mettono a disposizione il patrimonio, l’esercito italiano che concesse il terreno nel 1961 e il Comune di Torino che si occupa della gestione del Museo.

Il personale del Museo è composto da un Direttore scelto dall’ esercito tra i generali in ausiliaria, tre dipendenti e le guide volontarie, messe a disposizione dall’Associazione amici del Museo Pietro Micca. L’ente museale  mette a disposizione 300 metri quadri di locali espositivi dove è possibile vedere e conoscere nello specifico la storia di Pietro Micca e le tecniche di combattimento adoperate da francesi e piemontesi durante l’assedio, tramite plastici e ricostruzioni tridimensionali ricche di dettagli. Sempre nell’area espositiva è possibile  osservare armamenti, abiti, dipinti e strumenti dell’epoca perfettamente conservati dando al visitatore la possibilità di capire come agivano rispettivamente i due eserciti contrapposti.

Il Museo si occupa di conservare e rendere visitabili circa 6 chilometri di gallerie sotterranee poste a due livelli di profondità: -7 e -14 metri sottoterra. È direttamente visitabile la scala sulla quale  Pietro Micca innescò la mina e perse la vita, nonché il luogo dove fu rinvenuto il suo corpo dopo l’esplosione,  circa 40 passi più avanti.

«Entrare nelle gallerie è come entrare in un sacrario di questa guerra», con queste parole il Generale ha voluto evidenziare come le stesse gallerie possano comunicare a chi entra in visita, dando l’idea di come i soldati vivevano e combattevano.

Per la promozione del Museo, in cooperazione con il sistema scolastico, il Museo organizza visite guidate per le scuole, precedute da due incontri di formazione delle classi che parteciperanno , lezioni propedeutiche che si terranno proprio nelle scuole interessate,  al fine di « rendere i ragazzi già preparati per ciò che vedranno». Le visite sono nazionali e internazionali; sfortunatamente le restrizioni in periodo Covid 19 non hanno favorito gli spostamenti e le visite negli ultimi due anni, tuttavia il Museo ha retto l’impatto e continua a garantire la visita e le guide nei suoi ambienti, che stanno già crescendo di numero.

Il Museo, afferma il Direttore, «non si limita a raccontare e presentare un patrimonio archeologico, ma anche di storia e di valori». Il cardine di questi valori è l’eroismo di Pietro Micca, il quale morì nell’impresa di fermare una galleria contromina che avrebbe dato ai francesi un facile accesso alle gallerie scavate dalle forze piemontesi, negando la supremazia alle truppe dei Savoia nel sottosuolo.

Pietro Micca per il suo gesto fu riconosciuto come primo eroe popolare e pre-risorgimentale. Il Museo a lui dedicato venne fondato nel 1961, a tal proposito il Generale ha dichiarato: «Fu concepito proprio con questa ottica, evidenziare e presentare un eroe pre-risorgimentale nel centenario dell’Unità d’Italia».

Il generale ha concluso l’intervista volendo mostrare Pietro Micca nel suo eroismo reale «era un soldato consapevole del rischio, esperto, ma ha deciso di rischiare la vita per adempiere al suo dovere».

 

 

 

 

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