Il martirio delle sante romane in terra armena

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San Gregorio Illuminatore (257-332), detto anche San Gregorio Armeno con le sante Hripsime e Gaiana (III-IV secolo)

 

Ai confini dell’Europa cristiana, verso Oriente, troviamo l’Armenia, la prima nazione al mondo ad abbracciare il cristianesimo come religione ufficiale. All’origine della conversione di questo popolo c’è il martirio di Ripsima, di Gaiana e delle loro compagne, un evento sanguinoso che ha donato loro però non poca popolarità. In Occidente non sono invece familiari i loro nomi, nonostante oggi sia di moda il nome Gaia, che altro non è che un diminutivo di una di queste sante, Gaiana.

La Vita delle sante e la Vita di San Gregorio l’Illuminatore, conosciuto anche come San Gregorio Armeno, sono le fonti della tradizione armena che ci svela qualcosa su di esse. Sarebbe assai lungo riportare i racconti delle Vite singole, come tutte le tradizioni locali. È dunque preferibile in questa sede fornire un riassunto che comprenda tutte quelle parti comuni e convergenti delle singole fonti, storicamente accettate anche dagli studiosi agiografi.

Nel 306 a Roma, l’imperatore Massenzio (278-312) s’impadronì del potere e, secondo lo storico Eusebio di Cesarea, in principio lo usò con moderazione, ordinando la fine delle persecuzioni contro i cristiani. Con il trascorrere del tempo, però, seguì la sua indole perversa e prese a sottrarre con il potere le mogli ai loro mariti, specialmente quelle dei patrizi e dei senatori.

Le nobildonne di Roma passarono momenti difficili e quindi Ripsima, che apparteneva alla nobiltà imperiale pur conducendo vita monastica con altre compagne, sotto la guida di Gaiana, nelle vicinanze di Roma, decise di lasciare la città per sfuggire a tale infamia. È da sottolineare che Ripsima era dotata di una bellezza straordinaria, a tutti nota nell’ambiente della nobiltà.

Il gruppo di donne decise allora di spostarsi verso l’Oriente e l’itinerario della fuga fu determinato da altre circostanze: nel succedersi e avvicendarsi degli imperatori, chi a Roma e chi in Oriente, nel 311 con Massimino Daia († 313) ricominciarono le persecuzioni contro i cristiani, che termineranno come è noto con Costantino il Grande che promulgò l’editto di Milano del 313.

Molti cristiani preferirono dunque andare in esilio volontario nei paesi limitrofi, non assoggettati direttamente a Roma. Così Ripsima e le altre compagne peregrinarono dapprima in Egitto, poi in Palestina, in Siria ed infine in Armenia.

L’origine romana delle sante appare veramente verosimile esaminando i loro nomi armeni: Gaiana fa riferimento al più latino Gaia; Nune, una delle compagne, reca il nome latino di Nona, ed il nome armeno Hripsime (Ripsima) sembra proprio essere l’alterazione del nome latino Crispina.

In Armenia le vicende terrene di Hripsime, Gaiana, la priora, e delle altre trentacinque loro compagne, si intrecciano con quelle del già citato San Gregorio l’Illuminatore, apostolo dell’Armenia. A quel tempo regnava in quella nazione Tiridate III († 330), già nemico del cristianesimo e poi, una volta convertito, sostenitore della sua diffusione in Armenia, in collaborazione con San Gregorio.

La bellezza della giovane Hripsime non sfuggì all’attenzione del sovrano, il quale fattala venire al palazzo, la invitò a diventare sua moglie, ma la giovane, essendo consacrata a Dio, rifiutò resistendo per oltre due ore a tutte le offerte. Secondo la leggenda si scatenò tra i due una lotta accanita, ma il re Tiridate, pur essendo noto per la sua straordinaria forza, si dovette arrendere dinnanzi a Hripsime.

Fu chiamata allora Gaiana, affinché persuadesse la sua discepola ad accettare le avances del re, in quanto ciò avrebbe salvato da sicura morte lei ed anche tutte le altre compagne. Gaiana esortò invece Hripsime a rimanere fedele a Cristo, che non avrebbe mancato di coronarla di gloria. Essendoci tra i presenti c’erano persone che comprendevano la lingua latina, per cui la schiaffeggiarono, la percossero e la misero in carcere con due delle sue discepole.

Hripsime lasciò il palazzo e si ricongiunse con il resto delle compagne, mentre il re Tiridate, irritato per il rifiuto, ordinò di uccidere Gaiana quale principale responsabile di quanto avvenuto. L’esecutore dell’ordine fece però confusione e, ignorando che Gaiana si trovava nelle carceri del palazzo, uccise invece Hripsime e le trentatré compagne che erano con lei a Valeroctiste, nei pressi della capitale.

 

Il martirio di Ripsima e Gaiana in un’illustrazione tratta dal Menologio di Basilio II, codice miniato bizantino della fine del X secolo, custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. Graec. 1613)

 

Il giorno seguente re Tiridate, ancora speranzoso, ordinò che fosse condotta al suo cospetto Hripsime, ma quando gli spiegarono che era stata uccisa cadde in una profonda tristezza e comandò di decapitare anche Gaiana e le altre due discepole incarcerate.

L’agiografia tramanda che Hripsime e le trentatré compagne furono decapitate il giorno 26 Hori (corrispondente al 4 novembre del 313) e Gaiana con le altre due vergini il 27 Hori (5 novembre 313).

Pochi giorni dopo il loro martirio, San Gregorio l’Illuminatore fu liberato dal carcere, dove era stato gettato anni prima dal pagano Tiridate III, per ordine della sorella del re santa Khosrovidukht. Scopo della sua liberazione era che lui potesse guarire il sovrano dalla licantropia, malattia in cui era caduto a causa della tristezza per la morte di Hripsime. La sorella del re aveva infatti ricevuto una visione che le aveva ordinato di liberare Gregorio. Il vescovo raccolse le reliquie delle martiri e, dopo la guarigione del re e la sua successiva conversione, fece costruire tre cappelle sul luogo del martirio, volte a custodire le tombe delle martiri.

Tali cappelle furono restaurate completamente nel VII secolo ed in tale occasione furono riscoperte le reliquie delle sante martiri. Nel XVII secolo alcuni missionari tentarono inutilmente di trasferire le reliquie in Occidente, ma esse rimasero in Armenia e le tre cappelle godettero di una speciale cura da parte del governo, quali gioielli dell’architettura armena.

La Chiesa Armena festeggia le martiri in due giorni successivi, il lunedì e martedì dopo la festa della Santissima Trinità, il Martirologio Romano le celebra il 29 settembre, mentre la Chiesa bizantina le ricorda il 30 settembre.

 

La tomba di Santa Ripsima nella chiesa a lei intitolata di Echmiadzin, la città più sacra dell’Armenia

 

 

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