Il Castello di Chambord, ispirato al progetto di Leonardo da Vinci

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L’Europa ha edificato lungo la sua storia molteplici castelli, essi hanno lasciato una testimonianza di bellezza architettonica impareggiabile: dimore da sogno che continuano nel tempo a dare bella mostra di sé, imprimendo nei visitatori il reale concetto di bellezza, una bellezza ispirata al principio della bellezza divina, quella che ha ispirato le epoche d’oro dell’urbanistica e dell’edilizia dell’Europa cristiana. In questa rubrica ci occuperemo di tutti quei manieri che oggi si possono ammirare per le loro eleganze e raffinatezze architettoniche e artistiche e che sono state restaurate e conservate smaglianti e imponenti come nel tempo in cui sono stati innalzati. Il turismo di massa spesso e volentieri non permette di apprezzare ogni singolo castello per il suo valore intrinseco e per ciò che trasmette, perciò desideriamo parlarne per spiegare la storia, la cultura e l’arte, ma anche le tradizioni e le leggende che ruotano intorno ad essi che stanno dietro e dentro questi edifici spettacolari e fiabeschi che caratterizzano in maniera plastica sia le città che i paesi che i borghi di un’Europa che ha saputo dare il meglio di sé nel tempo in cui fondò e sviluppò la civiltà cristiana, ripudiata dalla Costituzione Europea oggi in vigore. Partiamo da un gioiello del Rinascimento: il Castello di Chambord, gioiello del Rinascimento francese.

 

 

Il castello di Chambord è il più grande dei castelli della Valle della Loira ed è fra i più celebri e visitati al mondo. Costruito per le cacce e gli svaghi di re Francesco I (1494 – 1547) di Valois e della sua corte, l’imponente Castello porta anche la firma di Leonardo da Vinci. Esso sorge solitario al centro di un grande parco nei pressi di Blois a 175 chilometri di Parigi, antico campo di caccia reale. Il progetto nacque dalla fantasia architettonica italiana ed è il più vasto e festoso fra quelli della Loira.

Alla fine del XV secolo alcuni scultori italiani si stabilirono in Francia introducendovi esperienze artistiche dello stivale e suscitando viva attenzione; alcuni anni dopo, all’inizio del nuovo secolo, nella regione della Loira iniziarono a sorgere edifici con elementi dal sapore italiano, décor italien: scale, cortili, fontane, medaglioni in marmo… A quel tempo sul trono di Francia stava Luigi XII (1462 – 1515) non interessato alle arti, ma le spinte ad assimilare il nuovo gusto era della borghesia che costruiva le proprie dimore a Bourges, Tours e Blois, residenze reali. L’erede, Francesco I, al contrario, amava contornarsi di cose belle. Era appassionato di caccia e spesso si recava nella foresta di Boulogne, dove si trovava un piccolo e modesto castello risalente al ‘300 per volontà dei conti di Blois come rendez-bvous de chasse. Il sovrano si innamorò del luogo, anche in virtù del fatto che la consorte, la regina Claudiadi Valois-Orléans (1499-1524), aveva qui trascorso la sua infanzia, perciò diede ordine di abbattere quella costruzione per sostituirla con un sontuoso castello.

 

 

Ad un anno dall’ascesa al trono, il Re chiama Leonardo da Vinci, il quale non si fa attendere e una volta giunto in Francia viene ospitato a Clos-Lucé nei pressi di Amboise. Francesco I gli parla del suo desiderio e chiede al genio italiano dei consigli e possibilmente un progetto. Leonardo immagina e disegna il castello collocandolo in un primo tempo sulle rive della Sauldre, un affluente della Cher, a Romorantin, oggi capoluogo della Sologne. Leonardo prevede l’accesso al Castello per vie d’acqua, su ispirazione di Venezia, ma, destando la meraviglia del sovrano, inventa e disegna una sorta di citofono per comunicare da una stanza all’altra del Castello nonché porte che si chiudono da sole.

Tutto sembra procedere al meglio e già si scava per collocare le fondamenta, ma improvvisamente tutto si ferma perché scoppia il colera. Tuttavia il progetto di Leonardo da Vinci resiste e verrà utilizzato di lì a breve per l’immenso Castello della città di Chambord, distante una trentina di chilometri da Romarantin proprio come desiderava il sovrano. Leonardo morì a Clos-Lucé nel 1519, l’anno dell’inizio dei lavori di edificazione, non facendo a tempo a vedere quanto del suo progetto iniziale venne utilizzato.

Questo castello è magnifico e gigantesco, dalle linee purissime, una splendida  dimora che si riflette nelle acque del fiume Cosson, affluente della Loira. Tale corso d’acqua si riallaccia al progetto originario di Leonardo, al grande maestro il sovrano, infatti, chiese di progettare un sistema per deviare il fiume e per avvicinarlo al luogo dove sarebbe sorto il Castello. Il sontuoso edificio, bagnato in parte dal fossato, è di forma rettangolare con il lato lungo di 156 metri e quello più corto di 117. Lo schema costruttivo si richiama all’epoca feudale: l’edificio centrale, quadrato e stretto da torri, è molto simile ad un mastio medievale, ma i particolari architettonici più interessanti risentono dell’influenza tutta italiana.

 

La scala centrale a doppia elica progettata sugli studi di Leonardo da Vinci

 

La lanterna che copre la scala a doppia elica

La simmetria si ispira con ogni evidenza a Leonardo da Vinci, una simmetria delle proporzioni quasi matematica, a cominciare dalla gigantesca facciata; ma anche l’eleganza dei colori e la ricchezza delle “invenzioni” e soprattutto la scala monumentale situata al centro della costruzione, la sua doppia, grande spirale coronata da una lanterna alta 32 metri in forma di corona rappresenta un vero capolavoro del Rinascimento. Ed ecco che il risultato offre una visione impressionante: tutto il Castello appare costruito intorno a questa scala, che ne rappresenta il cuore.

Nel corpo centrale possiamo ammirare la «Grande Sala» a croce che veniva utilizzata in occasione delle feste e per le rappresentazioni teatrali. Al centro della Sala a croce si trova la spettacolare Scala a doppia spirale, di cui abbiamo traccia su carta grazie al disegno di anonimo che si trova alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Attorno allo stesso perno due larghe rampe di scale si intrecciano e permettono alle persone di salire o scendere senza incontrarsi.

Dalla grande Sala si accede a quattro appartamenti e altri quattro si trovano nei torrioni, collegati verticalmente da scalette a chiocciola e ognuno di essi richiama lo stile delle ville toscane. La pianta a croce del corpo centrale, ben presente nelle chiese italiane compare in Francia per la prima volta negli edifici civili. È un dato pressoché certo che sia stato Leonardo a immaginare la parte alta del Castello, vero e proprio giardino architettonico sospeso, con i camini a pilastro, gli abbaini, le altalene, le decorazioni e le sculture.

Francesco I non trascorreva lunghi periodi in questo sublime Castello, ma vi soggiornava per le battute di caccia o in occasione di feste o per accogliere illustri ospiti. I suoi appartamenti occupavano l’ala e la torre Nord e la sua camera da letto, al primo piano, era tappezzata con velluto italiano bordato d’oro. Le iniziali FRF, acronimo che significa François Roi de France, ornano le finestre delle torri.

Nel 1539 il Castello di Chambord fu teatro di una lussuosa festa in onore dell’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo (1500-1558): le ostilità, anche belliche, di Francesco I nei confronti dell’Imperatore erano cessate firmando a Nizza una tregua. Per l’occasione furono preparate per il pranzo 32 portate, ognuna delle quali, come per le bevande, veniva attentamente controllata e assaggiata dalle guardie del corpo di Carlo V per verificare eventuali avvelenamenti. Questa sontuosa accoglienza non cambiò nulla dei rapporti tesi fra le due personalità, anzi l’Imperatore rimproverò aspramente il sovrano francese di aver stabilito formale alleanza, quattro anni prima, con Solimano il Magnifico, atto che aveva portato all’ingresso in Europa dell’impero ottomano.

 

 

Nel 1617 Maria de’Medici (1575-1642) viene esiliata insieme alla sua corte dal figlio Luigi XIII (1601 – 1643) nel Castello di Chambord, fra le persone che l’hanno seguita c’è anche il duca di Richelieu (1585-1642), confidente della Regina madre e futuro cardinale avvezzo agli intrighi. Richelieu, dopo ave riconciliato madre e fglio, si stancò presto della noiosa vita di Chambord e decise di trasferirsi a Luçon, in attesa di tempi a lui più favorevoli per le proprie ambizioni di manovra…

Fra il 1660 e il 1685 il nuovo sovrano di Francia, il Re Sole (1638-1715) soggiorna spesso e volentieri a Chambord e dà avvio ad importanti restauri. Nel castello il Re invita il commediografo e attore Molière, il quale, nella Grande Sala del corpo centrale allestisce la prima rappresentazione di Le Bourgeois Gentilhomme, era il 14 ottobre 1670.

Re Luigi XV (1710-1774) chiamò a vivere nel Castello suo suocero Stanislao Leszczyński, re detronizzato di Polonia, tra il 1725 e il 1733. Su richiesta di Leszczyński, che lamentava l’insalubrità della zona dovuta alla presenza di paludi, dal 1730 furono ripresi i lavori ai giardini iniziati cinquant’anni prima: furono costruiti dei ponti, tra cui quello che consentiva di raggiungere il giardino, e delle dighe; le pareti della terrazza artificiale furono rialzate; inoltre, fu pulito e allargato il letto del Cosson. Dopo la partenza da Chambord di Stanislao Leszczyński e di sua moglie nel 1733 il Castello rimase disabitato per dodici anni. Nel 1745 Luigi XV donò la dimora a Maurizio di Sassonia (1696-1750), che fece costruire delle baracche per il suo reggimento in cui si trasferirono soldati polacchi, ungheresi, turchi, tartari e coloniali della Martinica e risiedette nel palazzo dal 1748 al 1750, anno in cui morì. Il generale fece sistemare il giardino, furono così messi a dimora alberi di agrumi e i vialetti furono contornati da siepi. Venne progettato anche un teatro. Dopo la morte di Maurizio di Sassonia, la dimora storica fu abitata dai suoi governatori.

 

Adam Frans van der Meulen, Arrivo di Luigi XIV a Chambord, anni settanta del XVII secolo

 

Appartamento di Luigi XIV

 

Negli anni della Rivoluzione francese il Castello fu barbaramente saccheggiato: gli animali di grossa taglia furono abbattuti e gli alberi vennero tagliati o distrutti dalle mandrie al pascolo nel parco e nel giardino; una parte del fossato venne prosciugato e trasformato in un orto. Nel maggio del 1790 fu inviato un distaccamento di un reggimento di cavalleria per fermare i saccheggi e nel 1791 fu chiamato un distaccamento del 32º reggimento di fanteria per ristabilire l’ordine. Fra ottobre e novembre dell’anno dopo il governo rivoluzionario mise in vendita i mobili che non erano stati rubati, compresi la carta da parati e i pavimenti. Alcune tappezzerie vennero smembrate per recuperarne fili d’oro e di argento e per riscaldare le stanze durante le vendite furono bruciate le porte intarsiate.

Il 2 luglio 1802, Napoleone Bonaparte (1769-1821) assegnò il castello alla quindicesima coorte della Legion d’onore al comando del generale Pierre Augereau (1757-1816), il quale, quando giunse a Chambord, trovò il Castello devastato. Nel 1809 il complesso fu ceduto dalla Legion d’Onore allo Stato. Nel 1821 il Castello fu acquistato con una sottoscrizione nazionale e donato al pronipote di Luigi XVIII (1755-1824), Enrico di Borbone, duca di Bordeaux (1820-1883), che ricevette il titolo di conte di Chambord. Divenuto grande, il conte di Chambord fu tenuto lontano dalla Francia da tutti i successivi regimi, ma continuò a interessarsi alla manutenzione e restauro del Castello, che aprì al pubblico, e del parco.

Quando nel 1883 il conte morì il complesso fu ereditato dagli ex-duchi di Parma e Piacenza, suoi nipoti. Dopo essere stata confiscata durante la prima guerra mondiale, la tenuta di Chambord fu acquistata il 13 aprile 1930 dallo Stato francese per undici milioni di franchi. Vennero realizzati importanti lavori per rendere l’edificio il più possibile conforme alle origini.

 

La Cappella del Castello

 

Ricordiamo ancora che all’inizio della seconda guerra mondiale, Chambord divenne il centro di smistamento delle opere d’arte provenienti dai musei di Parigi e del nord della Francia, che dovevano essere collocati altrove per proteggerli dai bombardamenti tedeschi. Il primo convoglio di opere d’arte, comprendente il la Gioconda di Leonardo da Vinci, partì dal Louvre il 28 agosto 1939, seguito da altri 37 convogli per un totale di oltre 3 690 dipinti.

Nella recente storia, da agosto 2016 a marzo 2017, sono stati restaurati i giardini alla francese che si sviluppano a nord-est del Castello: si tratta dei giardini commissionati da Luigi XIV e completati durante il regno di Luigi XV, che erano scomparsi e sono stati riportati agli antichi splendori grazie al patrocinio dell’imprenditore statunitense Stephen Allen Schwarzman (classe 1947). Così, dopo una lunga e meticolosa ricerca archivistica e archeologica svolta dalla Scuola di paesaggistica di Versailles sono stati ricostruiti i giardini nella loro disposizione originale.

Il castello di Chambord è diventato modello per l’edificazione di altri castelli o edifici, ma anche per apparati decorativi in Europa. Lo schema Chambord è stato utilizzato per esempio in Inghilterra, dove sono stati costruiti il Founder’s Building del college londinese Royal Holloway, l’edificio principale del Fettes College di Edimburgo e la Waddesdon Manor nel Buckinghamshire.

Lo scrittore François-René de Chateaubriand (1768-1848), nell’opera Vie de Rancé, descrisse in questi termini il Castello di Chambord, allegorici e suggestivi insieme, ma allo stesso tempo aderenti alla realtà:

«Da lontano l’edificio somiglia ad un arabesco; si presenta come una donna dalle chiome scompigliate dal vento; da vicino questa donna si fonde con le muraglie e si trasforma in torri […]. Si vede il capriccio di un volubile scalpello; la leggerezza e la finezza delle linee ricordano l’immagine di una guerriera morente. Entrando, troverete il giglio e la salamandra dipinti su tutte le volte. Se mai Chambord venisse distrutto, non si troverebbe più in nessun luogo lo stile originale del Rinascimento».

 

La copertura del Castello con i numerosi camini e guglie dal sapore gotico

 

Incisione del 1860 che raffigura la facciata nord del Castello

 

 

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