120 anni fa veniva uccisa la martire per la purezza Maria Goretti, che intercesse per il suo assassino

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Oggi molti preferiscono peccare piuttosto che morire. San Domenico Savio, ragazzo formato all’Oratorio di Valdocco con Don Bosco, era di avviso opposto: «La morte ma non i peccati». Il piccolo Minòt (così in piemontese) ha fatto scuola e tanti altri bambini e ragazzi sono diventati santi seguendo il suo motto.

Anche la piccola Maria Goretti, morta centoventi anni orsono appena undicenne, si mise sulle orme del santo adolescente. Quanto è fastidioso per il mondo moderno l’esempio di una ragazza poco più che bambina capace di morire pur di non fare un peccato contro la purezza.

Nata a Corinaldo in provincia di Ancona il 16 ottobre 1890, fu battezzata lo stesso giorno coi nomi di Maria Teresa. Fu poi cresimata, secondo l’uso dei tempi, in tenera età, il 4 ottobre 1896, quando il vescovo Giulio Boschi giunse in visita pastorale nel paesino. I genitori, Luigi Goretti e Assunta Carlini, ebbero oltre a lei, la primogenita, altri quattro figli e lavoravano come braccianti agricoli. Stentando nel vivere quotidiano con la numerosa famiglia, decisero di trovare lavoro altrove. Mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero, nel 1897, di spostarsi nell’Agro Pontino.

Marietta, com’era soprannominata, si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario. Non aveva più potuto andare a scuola, che già frequentava saltuariamente.
Recitava il Rosario ed era molto religiosa, come d’altronde tutta la famiglia: era definita dalla gente dei dintorni «un angelo di figliola». Con grandi sacrifici e dopo aver molto insistito riuscì a frequentare il catechismo. Con tutta probabilità, fu il 16 giugno 1901, quindi a meno di undici anni (invece dei dodici secondo l’uso del tempo) il giorno in cui ricevette la Prima Comunione.

Da allora partecipò alla Messa nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello, che però da giugno a settembre chiudeva, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora, sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto, distante parecchi chilometri. In tutta la sua vita ricevette l’Eucaristia solo cinque volte, perché all’epoca la Comunione frequente non era incoraggiata.

 

 

Il 5 luglio 1902 i Serenelli e i Goretti, famiglie che vivevano nel medesimo cascinale, erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche. Maria, seduta sul pianerottolo, guardava l’aia e rammendava una camicia di Alessandro, il figlio dei Serenelli. A un certo punto, lui lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò alla casa. Giunto sul pianerottolo, invitò Maria a entrare, ma lei non si mosse: la prese per un braccio e con una certa forza la trascinò dentro la cucina, che era la prima stanza dopo l’ingresso. La ragazzina capì le sue intenzioni e prese a dirgli: «No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno». Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie: preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla. Maria lo rimproverava, si divincolava. Mentre lui, ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia, lei ancora invocava la mamma e supplicava: «Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…». Quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente.

Le grida di Marietta, a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue. Fu trasportata nell’ospedale Orsenico di Nettuno: in seguito alla copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite, provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici fecero di tutto per salvarla. «Mamma, dammi una goccia d’acqua». «Mia povera Maria, il dottore non vuole, ti farebbe ancora più male». Stupita, Maria continuò: «È mai possibile che non possa avere una goccia d’acqua!» Lanciò uno sguardo a Gesù sulla Croce che, anche lui, aveva detto: «Ho sete!» e si rassegnò.

Nella notte fu vegliata dal suo parroco, don Temistocle Signori, e da un’amica di famiglia, Teresa Cimarelli; mamma Assunta era stata fatta allontanare dai medici. Il giorno seguente ricevette la medaglia delle Figlie di Maria, poi fu predisposto tutto perché avesse gli ultimi Sacramenti. Prima di darglieli, don Signori chiese a Maria se perdonasse il suo assassino, come Gesù aveva perdonato sulla croce. La sua risposta fu: «Sì, per amore di Gesù gli perdono e voglio che venga vicino a me in Paradiso». Spirò alle 15.45 di domenica 6 luglio 1902: aveva 11 anni, 8 mesi e 21 giorni.

Forse non tutti sanno che Alessandro Serenelli (1882-1970), l’assassino di santa Maria Goretti dopo essere uscito dal carcere, essendosi convertito e pentito di ciò che aveva fatto, si recò dalla madre della piccola Maria per implorare il suo perdono, e Dio volle che fosse proprio la vigilia di Natale! Immaginiamoci la scena: una madre, vedova, si trova di fronte l’assassino della figlia, che le si inginocchia davanti e chiede perdono per quel che le ha fatto. Assunta si rivolse ad Alessandro e gli disse: «Se Dio ti ha perdonato non vedo come non posso farlo anche io!». E si recarono insieme alla Messa di mezzanotte. A Macerata Alessandro redasse il suo testamento spirituale, prima di morire, nel locale convento cappuccino:

«Sono vecchio di quasi ottant’anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una strada falsa: la via del male, che mi condusse alla rovina. Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior parte dei giovani segue senza darsi pensiero: io pure non mi preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva. Consumai a vent’anni un delitto passionale del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu l’angelo buono che la provvidenza aveva messo avanti ai miei passi per salvarmi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me, intercedette per il suo uccisore. Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata, rassegnato: capii la mia colpa. La piccola Maria fu veramente la mia luce, la mia protettrice; col suo aiuto mi comportai bene nei ventisette anni di carcere e cercai di vivere onestamente quando la società mi riaccettò fra i suoi membri. I figli di S. Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro non come servo, ma come fratello. Con loro vivo da 24 anni. Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore ed alla sua cara mamma, Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliono trarre il felice insegnamento di fuggire il male e di seguire il bene sempre, fin da fanciulli. Pensino che la religione con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche quelle più dolorose della vita. Pace e bene».

L’aver vissuto in pienezza quanto san Paolo scriveva nella sua prima lettera ai Corinzi (cfr 1Cor 6, 13c-15a.17-20), le ha meritato di essere proclamata Santa il 24 giugno 1950 da parte del venerabile Pio XII, alla presenza dell’assassino.

«Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.

Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!».

L’esempio dei santi è sempre attuale, in ogni luogo ed in ogni tempo: sulla scia di Marietta tante altre ragazze hanno scelto di glorificare Dio con il loro corpo rimanendo fedeli sino al martirio. In questo 2022 in Brasile due di esse saranno innalzare agli onori degli altari e proclamate Beate: Benigna Cardoso da Silva e Isabel Cristina Mr. Campos.

 

 

Cliccando qui  potete  assistere ad un video straordinario, tratto Santa Maria Goretti una come noi, Sito ufficiale del Santuario di Corinaldo, città natale di Maria Goretti: Don Carlo Fornaciari intervista Mamma Assunta 

 

 

Cartolina della canonizzazione di Maria Goretti da Corinaldo (AN). Il Papa Pio XII la proclamò beata il 27.04.1947 e santa il 24.06.1950 in Piazza San Pietro alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi e del presidente del consiglio Alcide De Gasperi

 

 

 

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