Lo scorso 24 aprile, Papa Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha confermato le conclusioni della Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi, Membri della Congregazione, ed ha deciso di estendere alla Chiesa universale il culto della Beata Margherita di Città di Castello, terziaria domenicana; nata intorno al 1287 a Metola e morta a Città di Castello il 13 aprile 1320, iscrivendola nel catalogo dei Santi. Si tratta dunque un caso di Canonizzazione Equipollente.
Nel corso della medesima Udienza, il Sommo Pontefice ha pure autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il martirio dei Servi di Dio Vincenzo Nicasio Renuncio Toribio ed undici Compagni, della Congregazione del Santissimo Redentore, uccisi in odio alla Fede a Madrid nel 1936, durante la persecuzione religiosa contestuale alla guerra civile. Inoltre, per cinque candidati è stata autorizzata la promulgazione dei relativi Decreti inerenti le virtù eroiche.
La Congregazione del Santissimo Redentore fu la risposta di Sant’Alfonso Maria de Liguori alla chiamata di Gesù tramite i poveri. Nel 1730, Alfonso si sentì stanco per il lavoro missionario. I medici lo obbligarono a riposarsi e a respirare l’aria pulita della montagna. Con un gruppo di compagni si diresse a Scala, sulla costa di Amalfi. In cima c’era il santuario di Santa Maria dei Monti, un luogo delizioso per riposare e per la contemplazione insieme alla Madre del Signore: altezza, bellezza e, in fondo, il mare.
Ma anche Scala era povera. Sulle montagne vivevano gruppi di pastori e pecorai che si avvicinavano ai missionari chiedendo loro il Pane della Parola, il Vangelo. Alfonso rimase sorpreso nel sentire il suo grido di aiuto e ricordò il lamento del profeta: “i piccoli chiedono pane; però non c’è chi lo spartisce” (Lm 4,4). Il suo primo biografo ci dice che, quando lasciò Scala, Alfonso lasciò parte del suo cuore con i poveri ed i pecorai e piangeva pensando al modo di aiutarli.
A Napoli pregò molto, consultò, chiese aiuto per vedere chiaro. Alla fine, comprese che doveva ritornare a Scala. A Napoli c’era la povertà, ma erano molti coloro che passavano a fianco dei poveri e potevano aiutarli a uscire dall’emarginazione. A Scala i poveri erano soli, totalmente abbandonati. All’epoca di Alfonso i contadini erano il gruppo più disprezzato dalla società: “non erano considerati uomini come gli altri, erano la feccia della natura”. Per questo scelse di stare al loro fianco, condividere la loro vita e regalare loro, a mani piene, la Parola di Dio.
Il 9 novembre del 1732 Alfonso Maria de Liguori fondò, a Scala, la Congregazione del Santissimo Redentore per seguire l’esempio del nostro Salvatore Gesù Cristo annunciando ai poveri la Buona Notizia. Aveva 36 anni. La sua vita si fece missione e servizio per i più abbandonati. Nell’anno 1749 il Papa Benedetto XIV approvò la Congregazione.
I missionari Redentoristi continuano il carisma di Alfonso nella Chiesa e nella società. “Sono apostoli di fede robusta, di speranza allegra, di ardente carità e acceso zelo. Non si vantano di se stessi e praticano la preghiera costante. Come uomini apostolici, e figli genuini di S. Alfonso, seguono gioiosamente Cristo Salvatore, sono partecipi del suo mistero e lo annunciano con semplicità evangelica della sua vita e della sua parola. Con piena disponibilità per tutto ciò che è difficile, come frutto della abnegazione di se stessi, vivono preoccupati per portare agli uomini la redenzione abbondante di Cristo” (Costituzioni n. 20).
I Redentoristi vivevano in comunità missionarie, aperti all’accoglienza e alla preghiera come Maria di Nazareth. Per mezzo delle missioni, gli esercizi spirituali, l’apostolato ecumenico, il ministero della riconciliazione e l’insegnamento della Teologia Morale, proclamavano l’amore di Dio nostro Padre che in Gesù si fa misericordia infinita, vicinanza e Parola di Vita che alimenta il cuore umano e gli dà ragioni per vivere e costruire la sua storia in libertà e solidarietà con gli altri. E, come Alfonso, fanno un’opzione molto chiara in favore dei più poveri perché affermano la sua grandezza e dignità e credono che sono i destinatari preferiti della Buona Novella.
I Missionari Redentoristi sono 6.000 circa; lavorano in 76 nazioni dei 5 Continenti, aiutati da molti uomini e donne che collaborano nella missione e formano la Famiglia Redentorista. “La nostra Signora del Perpetuo Soccorso” è l’icona missionaria della Congregazione.
La situazione politico-sociale, esistente in Spagna nel periodo della guerra civile (1936-1939), è storicamente nota, come pure il clima di persecuzione che i miliziani repubblicani instaurarono nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi consacrati o laici.
La causa giunta ora a buon fine tratta del martirio di dodici Servi di Dio, sei sacerdoti e sei fratelli laici, appartenenti alla Congregazione Redentorista, tutti uccisi a Madrid nel 1936. Essi appartenevano a due comunità: quella del Santuario del Perpetuo Soccorso e quella di San Michele Arcangelo, annessa alla chiesa della Nunziatura Apostolica.
Il martirio materiale di tutti i candidati alla beatificazione è stato sufficientemente provato. La persecuzione contro la Chiesa a Madrid fu particolarmente cruenta. Diversi conventi furono assaltati ed incendiati, numerose chiese saccheggiate e diversi oggetti sacri profanati. Sotto minacce di morte vennero perquisite le abitazioni private alla ricerca di religiosi o sacerdoti nascosti. Alcuni Servi di Dio furono assassinati insieme, come avvenne per Crescencio Severo Ortiz Blanco, Ángel Martínez Miquélez e Bernardo Sáiz Gutiérrez, arrestati il 20 luglio 1936 vicino alla chiesa di San Michele e fucilati a Casa de Campo di Madrid. Analogo è il caso di Niceto Pérez del Palomar Quincoces e Gregorio Zugasti Fernández de Esquide: quest’ultimo non volle abbandonare l’anziano confratello Niceto, per cui i due religiosi furono catturati ed uccisi. Gli altri Servi di Dio vennero trucidati in circostanze simili, in singoli episodi martiriali. Dopo essere stati denunciati ed incarcerati, non esitarono a dichiarare la propria identità di religiosi.
Tutti dunque furono uccisi a causa della loro identità religiosa. Essi non si occupavano di politica, ma svolgevano il loro ministero con fervore. L’odium fidei ebbe diverse manifestazioni violente dirette non solo contro le persone ma anche verso gli oggetti e i simboli sacri.
L’elemento formale ex parte victimarum è stato attestato per tutti i Servi di Dio. Le prove addotte mostrano la loro fedeltà, il fatto che accettarono la morte per Cristo e per la Chiesa, a coronamento di una vita di fede. Sapendo che sarebbero stati uccisi, in carcere si prepararono spiritualmente. Pregavano, si confessavano reciprocamente, animavano gli altri; alcuni continuarono a celebrare la messa. Tutti accettarono la morte con fede. La loro fama di martirio è costantemente perdurata nella Congregazione del Santissimo Redentore.
Alcuni dati biografici inerenti i dodici religiosi:
– Vicente Nicasio Renuncio Toribio. Nato l’11 settembre 1876 a Villayuda (Spagna), emise la professione dei voti religiosi l’8 settembre 1895. Ordinato sacerdote il 23 marzo 1901, dopo aver svolto il servizio pastorale in varie comunità redentoriste spagnole, nel 1912 fu trasferito nel Santuario del Perpetuo Soccorso a Madrid. Quando iniziò la persecuzione, si rifugiò in casa di famiglie amiche. Il 17 settembre 1936 fu arrestato dai marxisti e trasportato nel Commissariato del distretto di Chamberí. Di seguito, fu mandato alla Direzione Generale di Sicurezza e, infine, nella “Cárcel Modelo” di Madrid dove venne prelevato ed ucciso il 7 novembre 1936.
– Crescencio Severo Ortiz Blanco. Nato a Pamplona (Spagna) il 10 marzo 1881, emise la professione dei voti religiosi il 24 settembre 1900. Ordinato presbitero il 23 dicembre 1905, venne ucciso il 20 luglio 1936.
– Ángel Martínez Miquélez. Nato a Funes (Spagna) il 2 marzo 1907, emise la professione temporanea dei voti religiosi il 24 agosto 1925 e quella perpetua il 18 settembre 1928. Ricevette l’ordinazione sacerdotale il 20 settembre 1930. Fu catturato e ucciso il 20 luglio 1936.
– Bernardo Sáiz Gutiérrez. Nato a Melgosa (Spagna) il 23 luglio 1896, emise la professione temporanea dei voti religiosi il 13 novembre 1920 e quella perpetua il 25 marzo 1924. Fu ucciso il 20 luglio 1936.
– Nicesio Pérez Del Palomar Quincoces. Nato il 2 aprile 1859 a Tuesta (Spagna), emise la professione dei voti religiosi il 30 marzo 1891. Fu ucciso il 16 agosto 1936.
– Gregorio Zugasti Fernández De Esquide. Nato a Murillo de Yerri (Spagna) il 12 marzo 1884, emise la professione dei voti religiosi il 25 dicembre 1912. Fu ucciso il 16 agosto 1936.
– Aniceto Lizasoain Lizaso. Nacque il 17 aprile 1877 a Irañeta (Spagna). Emise la professione dei voti religiosi il 15 ottobre 1896 e fu ucciso il 18 agosto 1936.
– José María Urruchi Ortiz. Nato a Miranda de Ebro (Spagna) il 17 febbraio 1909, emise la professione temporanea dei voti religiosi il 24 agosto 1927 e quella perpetua il 15 settembre 1930. Fu ordinato sacerdote il 20 ottobre 1932. Venne ucciso il 22 agosto 1936.
– José Joaquín Erviti Insausti. Nato a Imotz (Spagna) il 15 novembre 1902, emise la professione temporanea dei voti religiosi il 24 febbraio 1930 e quella perpetua il 24 febbraio 1935. Fu assassinato nella notte del 22 agosto 1936.
– Antonio Girón González. Nato a Ponferrada (Spagna) l’11 dicembre 1871, emise la professione dei voti religiosi il 15 agosto 1889. Venne ordinato sacerdote il 19 maggio 1894. Per scappare dalla persecuzione, trovò rifugio in una casa privata, poi in un convento di religiose e infine in un ospizio. Il 24 agosto l’ospizio fu occupato dai miliziani. Catturato, il Servo di Dio fu ucciso il 30 agosto 1936.
– Donato Jiménez Bibiano. Nato ad Alaejos (Spagna) il 21 marzo 1873, emise la professione dei voti religiosi l’8 settembre 1893. Fu ordinato presbitero il 27 maggio 1899. Catturato dai miliziani marxisti, fu trasferito nella “checa” di Fomento e rinchiuso nei sotterranei prima di essere ucciso il 17 o 18 settembre 1936.
– Rafael Perea Pinedo. Nato a Villalba de Losa (Spagna) il 24 ottobre 1903, emise la professione temporanea dei voti religiosi il 27 febbraio 1923 e quella perpetua il 27 febbraio 1926. Fu ucciso il 2 novembre 1936.