Franco Cravarezza, un generale a tutela della Storia

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Una brillante carriera militare coronata da un profondissimo amore per la storia e la cultura, amore praticato non solo nello studio e la ricerca, ma anche con le opere a partire dal Museo Pietro Micca e la dedizione per tutela del patrimonio storico di Torino, questo è stato il Generale Franco Cravarezza.

Il generale è spirato pochi giorni fa, il 21 novembre, a Torino all’età di 73 anni. Nato a Nizza Monferrato nel 1949, ha conseguito la laurea in Scienze Strategiche, ha frequentato la Scuola di Applicazione dell’Esercito Italiano di Torino e ha prestato servizio in molteplici reparti alpini della Brigata Taurinense. Nel 1982 condusse le operazioni di soccorso alla popolazione per il terremoto in Basilicata così come quelle in Piemonte in seguito all’alluvione del 1994. La sua carriera militare non si limitò al solo sostegno e aiuto della popolazione sul suolo nazionale italiano, ma partecipò attivamente anche a missioni in Paesi esteri come Iraq, Afghanistan e Libano.

La sua dinamicità e il suo senso del dovere sono perdurati e rinvigoriti quando, a partire dal gennaio del 2018, è divenuto direttore del «Museo Civico Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706», ruolo svolto egregiamente per accrescere il buon rapporto tra le forze armate e la popolazione civile attraverso la Storia e la Cultura. Tale impegno ha permesso al generale d’incrementare la profonda vicinanza e attenzione che le forze armate rivolgono alla popolazione, occupandosi non solo della tutela delle persone, ma anche della tutela e trasmissione del sapere del nostro immenso patrimonio. Il Museo Pietro Micca per volontà dello stesso generale Cravarezza è divenuto polo attrattivo non solo italiano, ma anche internazionale, europeo ed extra europeo, ampliando gli orizzonti di una storia contemporanea che tende a non ricordare più gli eroi di cui è composta.

«Con profondo dispiacere ho appreso della scomparsa del Generale di Corpo d’Armata Franco Cravarezza. Una persona estremamente legata alla sua città, l’amava profondamente e con passione ha promosso numerosi incontri sulla cultura e la storia locale. Sono tantissime le occasioni che mi legano a lui e per ognuna ricordo la sua straordinaria generosità, intelligenza e disponibilità per ogni iniziativa promossa dalla città. Per tutti questi motivi il Consiglio comunale gli aveva assegnato il più alto riconoscimento con il Sigillo civico, proprio a riconoscenza del suo infaticabile lavoro per Torino. È un lutto che colpisce tutta la comunità cittadina, la città si stringe alla famiglia ed esprime il commosso cordoglio».

Con queste parole il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha voluto pubblicamente riconoscere le opere condotte dal Generale. Il Museo, da lui diretto per molti anni, ha inserito nella home del sito questa nota:

«Oggi 21 novembre, è mancato il Direttore Gen. Franco Cravarezza. Il Comune di Torino, tutto il personale del Museo e l’Associazione Amici si stringono alla famiglia con promessa di continuare quanto da lui creato e portato avanti con tanta dedizione in questi anni di servizio».

In data 25 novembre si sono svolti i funerali nel Duomo di Torino alla presenza del presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, che ha partecipato, in rappresentanza della Città.

La redazione di «Europa Cristiana» ha potuto incontrare l’ultima volta il Generale in occasione della menzione d’onore che ha ricevuto dall’Associazione Internazionale Regina Elena all’interno del Teatro San Lorenzo alle Colonne di Milano il 16 settembre 2022. In questa circostanza aveva espresso, con passione, determinazione e sabaudo senso del dovere, la volontà di espandere ulteriormente la conoscenza del Museo Pietro Micca in Italia e nel mondo attraverso la forza dei giovani che già vi operano attraverso le loro competenze tecnologiche e digitali.

L’eredità del Museo Pietro Micca, iniziata a partire dal 14 maggio 1961, attraverso il generale Guido Amoretti e magistralmente arricchita e proseguita dal generale Franco Cravarezza e che rilasciò la sua intervista ad «Europa Cristiana»  (pubblicata il 20 marzo scorso), oggi va difesa, mantenuta e valorizzata per salvaguardare e diffondere quel patrimonio materiale e immateriale lascito del suo ultimo direttore.

 

 

 

 

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