Nella nostra epoca, si tende a svalutare, se non addirittura ignorare, temi che ci aiutano a cogliere il senso della vita; uno di questi è proprio quello riguardante fiabe, favole, leggende[1] e narrazione per l’infanzia.
I Racconti di Mamma Oca, Gustave Dorè, incisione ad acquaforte
Siamo, infatti, in presenza di un patrimonio che, per la sua profondità nel tempo e diffusione nelle varie aree geografiche, costituisce il più antico retaggio pervenuto fino ad oggi per trasmissione orale. Esso ha, quindi, un fondamento antropologico, una dimensione storica, un interesse morale e religioso, nonché una sua specifica morfologia, forma estetica e, talvolta, anche un valore altamente artistico. Proprio in quanto tale, come dicevamo, questo patrimonio è oggi sottoposto all’attacco della banalizzazione e del “politicamente corretto”, che secondo le varie letture (femministe, laiciste, destrutturanti, genderiste, ecc.) ne residua un prodotto spogliato della sua ricchezza fantastica, della sua poesia e della sua morale profonda.
La tradizione di fiabe, favole e leggende ha le sue radici nelle più antiche età dell’uomo, e nello stesso tempo, via via, si è intrecciata con la letteratura; nell’Occidente, nell’ambito popolare e letterario, il mondo della fiaba e della leggenda ha assunto originalmente nuovi temi e sensibilità dalle radici cristiane dell’Europa, con narrazioni fiorite intorno al Vangelo, alle vite dei Santi, unendo quotidianità ed esperienza di fede.
Il racconto popolare è stato modo di essere e forma della comunità, linguaggio familiare, memoria; non essendo rivolto specificatamente ai bambini, ha altresì costituito per essi un potente agente psicologico e formativo, proiezione di fantasie, paure, rassicurazioni, senso di appartenenza. Nella forma di libro, potenziato dall’illustrazione[2], questo patrimonio è pervenuto e ha agito fino agli anni dell’ultimo dopoguerra, fino a quando fumetti e televisione l’hanno soppiantato, inducendo alla passività e al consumismo, fino al disastroso panorama attuale del regime dei videogiochi.
Al di là dell’interesse folklorico, parlare delle fiabe, favole e leggende è quindi chiamare a raccolta risorse di pensiero filosofico, di riflessioni, di umorismo, di nostalgia, di sentimento e di fede[3].
Ripercorrere le fiabe dei vari Paesi, con le loro morfologie, motivi, immagini, personaggi, vuol dire cogliere l’unitarietà e la differenza tra le varie culture, confrontarsi spesso con trame complicatissime, dalle quali traspare la creatività del narratore, l’incantesimo dell’ascolto, i giochi ironici e paradossali della fantasia, che è proprio il contrario delle fiabe “modernizzate”, “spiegate” con la sociologia e la psicanalisi, ovvero censurate e “corrette” con i nuovi assai più ferrei moralismi del pensiero unico e della “morale laica”.
Leggere le fiabe regionali italiane è un viaggio affascinante che evoca i luoghi, i panorami, le comunità, non come qualcosa di primitivo o d’irrimediabilmente perduto, ma come una realtà umana ancora e sempre viva, da amare e da difendere di fronte all’omologazione e alla perdita d’identità culturale. Infatti, si afferma che ogni Stato nazionale abbia la sua cultura; quest’affermazione è vera di per sé, ma non completamente, perché ogni regione ha una cultura, ogni città ha la sua cultura, ogni paesino, anche il più sperduto, ha la sua cultura. E ognuna di loro vive nel corso del tempo, attraverso le tradizioni e i racconti di famiglia, trasmessi di generazione in generazione.
Proprio per tutte queste ragioni, iniziamo un percorso di ricerca e di approfondimento, tanto affascinante quanto istruttivo e salubre, per mente, cuore e anima.
Si ringrazia per la collaborazione al progetto la Dottoressa Gabriella Rouf
[1] S’intende per fiabe i racconti fantastici, di origine popolare e/o letteraria (in inglese fairy tales); per favole componimenti letterari per lo più con protagonisti animali ed una morale; per leggende racconti che intendono avere una base o un riferimento reale. I confini tra i tre generi letterari sono sfumati.
[2] Vedi Marina Battigelli, i bambini – I, Il progetto di Marina Battigelli – II e Sibylle von Olfers e i Bambini-radice
[3] Ricordiamo le favole di Nicola Lisi, in cui la natura si anima del mistero della creazione. Vedi Le incantevoli «Favole» di Nicola Lisi
2 commenti su “Fiabe, favole, leggende: i tesori perduti da riscoprire”
Segnalo un magnifico articolo: Maurizio Blondet, «Potenza pedagogica delle fiabe», Effedieffe – 06 Dicembre 2008
https://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&id=5515
Grazie molte per la segnalazione e cordiali saluti.