Enrico II Martire, re degli Anglosassoni

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L’ascesa al trono d’Inghilterra di Edoardo il martire, ricordato dalla Chiesa il 18 marzo, fu osteggiata dalla matrigna, la regina Elfrida d’Inghilterra, che voleva suo figlio Etelredo come sovrano. Tuttavia il consenso nei confronti di Edoardo fu maggiore rispetto a quello per Etelredo e anche il vescovo San Dunstano si schierò dalla sua parte. Edoardo era figlio del re sant’Edgaro il Pacifico e della sua prima consorte Etelfleda, che morì non molti anni dopo la sua nascita, avvenuta all’incirca nel 962. Ricevette il battesimo proprio dal celebre san Dunstano, titolare della sede arcivescovile di Canterbury e primo ministro reale.

Edoardo, secondo Theodoric Paulus, era un giovane di grande devozione e di eccellente condotta. Visse santamente, amando Dio e la Chiesa. Era uomo di grande carità e fu un campione della fede in Cristo. Quando Edoardo salì al trono, una violenta carestia sconvolse il regno e continui attacchi venivano operati contro i monasteri da parte dei nobili che avevano ricevuto i loro titoli dal padre Edgardo d’Inghilterra. Alcuni di questi monasteri vennero distrutti e i monaci furono costretti a fuggire. Il Re e San Dunstano tuttavia si levarono a favore della Chiesa e dei monasteri. Per questo alcuni nobili si allearono per cacciare Edoardo a favore del fratello Etelredo. Il monachesimo, sempre più emergente ed attivo nella vita di corte, comprometteva il potere dei cavalieri.

Il biografo Osvaldo di Worcester narra che fu allora tramato un complotto finalizzato all’uccisione del re, dopo neppure quattro anni dalla sua ascesa al trono. Tutte le cronache sono concordi nel sostenere la tesi dell’assassinio di Edoardo II, ma Guglielmo di Malmesbury e lo stesso Osvaldo si spingono oltre, attribuendo l’iniziativa ai sostenitori di Etelredo ed in particolare a sua madre Elfrida.

Il 18 marzo 978 il re era a caccia con i suoi cani e cavalieri vicino a Wareham in Dorset. Durante la battuta decise di andare a trovare suo fratello più giovane Etelredo, che stava crescendo con la madre Elfrida a Corfe Castle, vicino a Wareham. Privo di scorta, raggiunse da solo il castello. Mentre era ancora in sella, Elfrida gli offrì una tazza di idromele e subito fu colpito con un pugnale alla schiena da una persona incaricata dalla regina stessa. Etelredo aveva solo 10 anni e non venne implicato nell’omicidio. Un’altra versione vuole che fosse stata la stessa Elfrida a commettere l’efferato assassinio. Ufficialmente nessuno fu mai incolpato dell’accaduto, ma una tradizione racconta che la malvagia matrigna sia poi entrata nel monastero di Wherewell in segno di espiazione.

La tragica vicenda di sant’Edoardo II è paragonabile a quella di altri santi re anglosassoni, come san Chenelmo ed i santi Etelberto e Sigeberto II dell’Est-Anglia.

 

Panoramica delle rovine del Corfe Castle

 

Subito dopo la morte, il corpo del re assassinato cadde dalla sella del cavallo, rimanendo però agganciato con un piede alle staffe fino a quando cadde in un torrente, sotto la collina del castello di Corfe, oggi villaggio con status di parrocchia civile della contea inglese del Dorset, facente parte del distretto di Purbeck e situato ai piedi delle Purbeck Hills, nella penisola sulla Manica nota come Isola di Purbeck. Da allora il torrente possiede proprietà terapeutiche, in particolare per i ciechi, molti dei quali sono stati guariti. La regina ordinò che il corpo fosse nascosto in un capanno lì vicino, dove viveva una signora cieca, che la regina manteneva dal momento della nascita. Durante la notte una luce straordinaria illuminò la capanna. Subito la donna cieca gridò: «Il Signore ha misericordia» e prese a vedere, così si accorse della presenza della salma del sovrano. Sul luogo del miracolo fu edificata una chiesa dedicata a Sant’Edoardo.

La mattina la regina seppe del miracolo accaduto nella notte e ordinò l’eliminazione del corpo, questa volta seppellendolo in un prato vicino a Wareham. Un anno dopo l’omicidio, una colonna di fuoco si alzò dal punto in cui il re era sepolto, illuminando tutta la zona. La scena fu vista da alcuni abitanti di Wareham, che riesumarono il corpo. Accompagnato da quella che ormai era una folla in lutto, il corpo venne trasportato nella chiesa di Wareham e sepolto il 13 febbraio 980 nell’estremità orientale della chiesa.

Altri miracoli ancora seguirono, perciò le spoglie furono trasportate nell’abbazia di Shaftesbury e quando fu il momento di collocarle ci si accorse che erano incorrotte: esse furono accolte dalle monache e sepolte con tutti gli onori reali nel lato nord dell’altare.

Nel 1001 la tomba dove, Edoardo era sepolto fu interrata. Tuttavia il fratello Etelredo  diede disposizione al vescovo di sopraelevare la tomba e quando essa venne aperta si sprigionò un soave profumo. Il vescovo decise perciò di collocare le spoglie nell’altare più santo della chiesa, insieme ad altre altre reliquie. Era il 20 giugno di quell’anno.

Edoardo fu ufficialmente glorificato dal concilio inglese nel 1008, presieduto dall’arcivescovo di Canterbury. Re Etelredo ordinò che il santo venisse festeggiato per tre giorni (il 18 marzo, il 13 febbraio e il 20 giugno). Alla sua tomba si moltiplicarono i miracoli, in particolare guarigioni di ciechi e di lebbrosi. L’abbazia di Shaftesbury fu ribattezzata «Alla madre di Dio e a Sant’Edoardo». Il nome di Shaftesbury cambiò in Edwardstowe, ma purtroppo ritornò alla forma originaria dopo la rivoluzione anglicana.

Nel XVI secolo, sotto il regno dello scismatico Enrico VIII, i monasteri furono distrutti insieme a molte reliquie, ma i resti del martire Edoardo, re degli Anglosassoni e dell’Inghilterra, vennero nascosti per evitare la profanazione. Nel 1931 quei resti vennero recuperati durante uno scavo archeologico. Nel 1970 esami eseguiti sulle reliquie testimoniarono che il giovane sovrano era stato accoltellato alla schiena mentre conduceva il suo cavallo e che il suo corpo era stato trascinato a lungo. Le reliquie, negli anni Ottanta del Novecento, vennero donate alla Chiesa ortodossa russa, che le seppellì nel monastero di Brookwood, nella contea del Surrey.

 

 

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