22 febbraio 1943: i membri della Weiße Rose (Rosa Bianca) vengono “processati” e giustiziati dal Volksgerichtshof (Tribunale del popolo) con la ghigliottina
Operativo a Monaco di Baviera, un gruppo di persone pubblicò sei opuscoli, che chiamavano i tedeschi a ingaggiare la resistenza passiva contro il regime nazista. Un settimo opuscolo, che potrebbe essere stato preparato, non venne mai distribuito perché il gruppo cadde nelle mani della Gestapo. Il gruppo era composto da cinque studenti: i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. A essi si unì un professore, Kurt Huber, che stese gli ultimi due opuscoli.
Sebbene i membri della Rosa Bianca fossero tutti studenti all’Università Ludwig Maximilian di Monaco, avevano anche partecipato alla guerra sul fronte francese e su quello russo, dove furono testimoni delle atrocità commesse contro gli ebrei e sentirono che il rovesciamento delle sorti che la Wehrmacht soffrì a Stalingrado avrebbe alla fine portato alla sconfitta della Germania. Essi rigettavano la violenza della Germania nazista di Adolf Hitler e credevano in un’Europa federale che aderisse ai principi cristiani di tolleranza e giustizia. Citando estensivamente la Bibbia, Sant’Agostino, Rilke, Laozi, Aristotele e Novalis, così come Goethe e Schiller, si appellarono all’intellighenzia tedesca, credendo che si sarebbe intrinsecamente opposta al Nazismo. Avevano seguito le tesi del Quickborn (Sorgente di vita), un movimento cattolico guidato dal sacerdote d’origine italiana Romano Guardini ed era stata influenzata, oltre che dal parroco di Söflingen (un quartiere di Ulm in cui era presente una forte resistenza cattolica al nazismo) Franz Weiss, anche da Carl Muth e Theodor Haecker, due intellettuali cattolici anti-nazisti, il cui pensiero influenzerà molto le scelte di resistenza pacifica del gruppo. Questa, secondo i loro piani, doveva attuarsi attraverso la distribuzione di volantini in luoghi pubblici, il cui contenuto avrebbe dovuto risvegliare la coscienza del popolo tedesco.
I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il processo, il 22 febbraio 1943 d fronte al Volksgerichtshof («tribunale del Popolo»), un tribunale politico speciale presieduto da Roland Freisler. Davanti alla Gestapo, Sophie sostenne che Hans si era ispirato al simbolo dei nobili perseguitati dalla Rivoluzione francese. Nel corso di un breve dibattimento, durato cinque ore, furono reputati colpevoli e ghigliottinati il giorno stesso. Le guardie del carcere e lo stesso boia dissero che mai avevano visto morire tanto coraggiosamente dei giovani, sorprendente fu il comportamento della giovane. Gli altri membri chiave del gruppo, processati il 19 aprile 1943, furono anch’essi “processati” e decapitati nei mesi successivi.
L’aula dello Justizpalast (Palazzo di giustizia) dove ebbe luogo il processo-farsa