A 450 anni dalla vittoria di Lepanto, “leggiamo” la pala d’altare della Cappella del Rosario di Boscomarengo

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Il complesso monumentale di Santa Croce e tutti i Santi, voluto e fondato da san Pio V a Bosco Marengo (AL), suo paese natale

 

A Boscomarengo, in provincia di Alessandria, esiste un grande gioiello chiamato «Chiesa di Santa Croce e tutti i Santi», nel quale troviamo la «Cappella del Rosario», con la pala d’altare eseguita dal pittore Grazio Cossali (1563-1629). Questo tempio fa parte di un imponente complesso monastico domenicano voluto e fatto realizzare da san Pio V (1504-1572), il Papa domenicano del trionfo della battaglia di Lepanto, consumatasi 450 anni fa.

L’iniziativa pontificia giunse dopo che gli ottomani avevano messo a ferro e fuoco Nicosia, sull’isola di Cipro, decapitando il suo governatore, Niccolò Dandolo, che avevano interamente conquistato dopo l’assedio della città di Famagosta ai danni della Repubblica di Venezia: l’assedio era perdurato quasi un anno, dal 22 agosto 1570 al 4 agosto 1571.

Fu allora che il Papa mobilitò i sovrani cristiani in difesa della città, strenuamente difesa dalla guarnigione locale. All’invito di aderire alla Lega Santa aderirono la Repubblica di Venezia e la Spagna di Filippo II, a queste nazioni si unirono i Cavalieri di Malta, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato di Urbino, il Ducato di Parma, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Savoia, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova.

La pala d’altare della cappella mariana di Santa Croce rappresenta la Vergine del Rosario fra i santi Domenico e Caterina da Siena, venerata dal cardinale Bonelli, da san Pio V, da Filippo II e dal doge Mocenigo. A sinistra di chi guarda si presenta il potere spirituale, con la tiara atterra, a destra quello monarchico con la corona frontale al triregno, mentre  un angelo sostiene un vessillo rosso  su cui sono impressi gli stemmi sovrani.

Qui viene commemorata la vittoria della battaglia di Lepanto con un linguaggio pittorico ispirato a modelli veneti del medio e tardo Cinquecento. Tutta la chiesa di Santa Croce legata a papa Ghislieri è straordinaria, dove si trova addirittura un ciclo pittorico nientemeno che firmato dall’aretino Giorgio Vasari (1511-1574). Ne avremo doverosamente modo di riparlarne, ma in occasione dell’anniversario di Lepanto desideriamo soffermarci ora sul dipinto della Madonna del Rosario, il cui autore, nativo di Orzinuovi, operò molto fra Brescia e Cremona, ma venne interpellato in più distante trasferta per Boscomarengo, un piccolo comune, dominato tutt’oggi dalle sorprendenti memorie architettoniche e artistiche ghisleriane.

La pala d’altare è intitolata San Pio V attribuisce alla Madonna del Rosario il merito della vittoria di Lepanto oppure Madonna del Rosario e lo stendardo di Lepanto e venne eseguita nel 1597, ventisei anni dopo la battaglia.

 

 

Nello spatium coeli la Madonna della Vittoria o di Lepanto dona il Rosario a san Domenico di Guzaman con la sua mano destra, mentre Gesù Bambino, che le sta in braccio lo sporge a santa Caterina da Siena, la quale gli indica con la mano verso il basso il luogo della battaglia e allo stesso tempo i trionfatori in terra, allo stesso tempo san Pio V si rivolge con lo sguardo allo spettatore e con la mano destra gli mostra i personaggi celesti, veri artefici del trionfo dei cristiani. Alla destra di san Pio V sono raffigurati in atteggiamento di preghiera l’imperatore Filippo II (1527-1598) e Alvise I Mocenigo (1507-1577), 85° doge della Repubblica di Venezia.

Una serie di rosari piove dal Cielo delicatamente e dolcemente, insieme ai fiori, grazie alla munificenza di Maria Santissima e degli Angeli che le fanno corona ed eseguono diligentemente la distribuzione. E con i Rosari scendono le grazie su chi invoca la Madre di Dio.

Alla sinistra del Pontefice si scorge suo nipote, il cardinale Michele Bonelli (1541-1598) che aveva guidato i negoziati per costituire la Lega Santa. Anche lui era nato in Piemonte, a Boscomarengo: sua madre, Dominina de’ Gibertis, era figlia di Gardina, sorella del Papa. Il suo nome di battesimo era Carlo Antonio, ma prese quello di Michele, in onore del grande zio, quando, nel 1559, quando entrò nell’Ordine dei frati predicatori.

Proprio sotto la protezione del cardinale Bonelli venne commissionata la pala d’altare della Cappella del Rosario, che si trova sul lato sinistro entrando in Santa Croce. Inserita all’interno di un grande altare ligneo, voluto per commemorare l’istituzione della festa del Rosario, ordinata da san Pio V per ringraziare la Madonna che era stata fervorosamente pregata con il Rosario affinché potesse assistere la Lega Santa in una delle battaglie navali più difficili della storia, nonché la più grande della storia moderna.

Pur essendo un dipinto di carattere manierista, esso raffigura al meglio la celebrazione di un evento determinante per la difesa della Chiesa e dell’Europa cristiana. La Vergine è circondata dagli angeli che incoronano di fiori Lei e il Bambino divino. Sempre del Gratius Cossal, come si firmava il pittore, che era al servizio dell’Ordine domenicano, sono da attribuire anche 15 quadretti dei Misteri del Rosario, che accompagnano la pala d’altare.

L’architettura intagliata nel legno e decorata con la doratura applicata a foglia d’oro è di raffinata qualità e impreziosisce la Cappella del Santo Rosario, così come sono degne di nota le diverse statuine, due delle quali sono state rubate dalla loro nicchia. Un artigianato da riferire, come i pannelli del basamento, alla realtà subalpina. Questa cappella è l’unica in Santa Croce, a presentare una voltina decorata agli inizi del Seicento con stucchi ed affreschi che raffigurano Dottori della Chiesa, la Colomba eucaristica e gli Angeli.

Sulla grande macchina lignea dell’altare domina una  statua, anch’essa in legno, della Madonna del Rosario, molto delicata e raffinata, con san Domenico alla sua destra e san Tommaso d’Aquino alla sua sinistra. Seduta, oltre a tenere Gesù Bambino con il suo braccio destro, Ella mostra à tout le monde un’immensa corona del Santo Rosario, che Lei sorregge con la mano sinistra, mentre l’altro capo gira intono al braccino del Figlio, proteso verso le anime.

 

 

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