La Madonna dell’Arco, speciale luogo campano di devozione mariana

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Sono tre i luoghi di pellegrinaggio di culto mariano in Campania: il Santuario del Santo Rosario di  Pompei, il Santuario della Madonna di Montevergine e quello della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia, paese dell’hinterland vesuviano di Napoli.

In quest’ultimo vi è un affresco della Madonna, datato XV secolo, che in origine era ubicato su un antico muro, rudere di un arco dell’acquedotto romano.

La tradizione religiosa racconta di un miracolo avvenuto il lunedì di Pasqua del 1450, quando l’immagine della Madonna cominciò a sanguinare sulla guancia sinistra a seguito del colpo inferto con una boccia scagliata da un uomo adirato per aver perso una partita di pallamaglio. L’eco del fatto prodigioso  si espanse e il livido sul viso della Madonna, ad imperitura memoria, venne e viene ancora percepito come il segno visibile della sua sofferenza e del suo dolore. La Madonna che ha sofferto la violenza della mano dell’uomo è Colei che accoglie ed eleva le preghiere per redimere, sublimare e lenire le angosce, le paure e le afflizioni.

Fin da subito l’immagine miracolosa (di autore ignoto) aveva richiamato una moltitudine sempre crescente di fedeli così che da una primitiva cappella, poco più di un secolo dopo, fu costruito il bel Santuario che vediamo oggi.

L’immagine della Madonna campeggia al centro della crociera sotto la cupola, all’interno di un magnifico tempietto in marmo realizzato da Bartolomeo Picchiatti nel 1621, sormontato da un cupolino di legno aggiunto poco meno di 100 anni dopo.

Il fervore della devozione alla Madonna dell’Arco sembra essere, anche nei tempi disincantati che si vivono oggi, incredibilmente sempre più coinvolgente.  Culmina nella famosa processione dei «fujenti» (i battenti) ogni anno il lunedì in Albis, e vede la straordinaria  partecipazione di più di 450.000 fedeli provenienti dalla Campania e da ogni dove, che compiono un pellegrinaggio a piedi, con spirito di penitenza, di affidamento, e con fede sincera e appassionata.

Eppure l’immagine della Madonna non è bella! Non è la soavità dello sguardo, né la grazia dei lineamenti la sua forza, è deturpata dal segno della violenza subita, ecco perché questa immagine lascia interdetti, ancora di più se di tutta la sua storia di devozione si è ignari! Ma basta girare intorno al tempietto e guardare i muri del Santuario per capire cosa significhi la Madonna dell’Arco nel cuore dei fedeli che quotidianamente affollano il Santuario.

La storia di questo amore è raccontata in una miriade di tavolette votive, che raccontano storie di miracoli, di grazie ricevute, come storie a fumetti, espressive, un po’ naif, un po’ ingenue, dove non c’è perizia particolare, né ricerca di abbellimenti di sorta, questi quadretti servono solo a raccontare nel modo più immediato possibile la storia della grazia ricevuta in quell’unico fotogramma.

Si conservano sin dall’inizio e se ne contano oltre 7000 e rappresentano, insieme ai classici ex voto in argento, oppure di natura eterogenea, la collezione di ex voto più grande al mondo.

Su ognuno di questi campeggia l’acronimo: V.F.G.A. «Votum Fecit, Gratiam Accepit», la scena infatti descrive l’avvenimento che sarebbe stato fatale senza l’intercessione della Vergine e sono espressione di un’arte popolare che si perpetua da oltre 5 secoli e che racconta e documenta le condizioni di vita del popolo campano, ma anche la grande fede espressa nella quotidianità e nel desiderio di ritrovare una vita senza sofferenza, senza infingimenti, senza paura.

Si tratta di una enorme testimonianza della presenza di Dio attraverso l’intercessione della Vergine.

Ed è questa la Bellezza che si respira in questo luogo santo.

 

 

 

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