Servitore del Popolo: il gioco politico di Zelens’kyj – Parte XVI

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L’inizio di questa puntata è ambientato di notte, con l’arrivo di ministri non compresi nella “squadra Vasily Petrovyč” e di parlamentari; c’è chi, prima di arrivare, si stava preparando per andare a Monte Carlo, chi stava cacciando, chi stava facendo equitazione, chi era alle terme, chi stava ballando. Com’è possibile, poi, svolgere due attività come la caccia e l’equitazione di notte, al buio, è un mistero… Ma la vera domanda è questa: perché andare alla sala del Parlamento ad un’ora così tarda, interrompendo i propri programmi di svago?

Il merito va al Primo Ministro Jurij Ivanovyč Čuiko che, in seguito alla telefonata degli oligarchi, alla fina dell’episodio precedente, è entrato in azione, riunendo tutti i politici corrotti, per preparare un tiro mancino al Presidente.

Jurij Ivanovyč, tuttavia, non è l’unico ad agire contro di lui. Il mattino seguente, Vasily Petrovyč si sveglia per scoprire che il padre, Petro Vasil’ovyč Goloborodko, e la sorella, Svetlana Petrovna, non fanno altro che trattarlo come un estraneo che sta in affitto a casa loro, anzi peggio: discutono su dove farlo dormire (nello spazio minimo possibile), sul suo consumo di elettricità o della schiuma da barba. Una soluzione estrema, nonché vendicativa e provocatoria, per rimediare qualche soldo visto il rialzo improvviso delle tasse (puntata precedente). Durante la colazione, Vasily Petrovyč si giustifica con il padre sempre nello stesso modo: «Come Presidente, non avevo altra scelta! Il Fondo Monetario ci ha costretto ad aumentare tutte le tariffe come condizione per entrare nell’Unione Europea!».

Giustificazione interessante, ma non accettabile, principalmente per due ragioni.

Primo: quando Vasily Petrovyč ha chiesto a Jurij Ivanovyč di aumentare le tasse e l’età pensionabile, egli era ubriaco fradicio, tanto che il mattino seguente non ricordava proprio niente di quello che aveva fatto; quindi, logicamente parlando, ha agito senza intendere e volere, e questo fatto non gli dà il diritto di dire che ha agito per il bene del proprio Paese.

Secondo: se entrare nell’Unione Europea, solo per un tornaconto politico, significa impoverire il proprio Paese, allora c’è da dire che Vasily Petrovyč avrebbe dovuto trovare un’altra soluzione per saldare i debiti pubblici. Non per niente, tornando alla realtà e ai giorni nostri, nonostante l’Ucraina abbia tentato per anni ed anni ad entrare nell’UE, non ci è mai riuscita.

Insomma, tornando alla fiction, c’è da dire che, come Presidente, Vasily Petrovyč avrebbe avuto ben più di una scelta. E questo il padre lo sa benissimo: «Fino a ieri, noi potevamo anche andare in vacanza in Turchia e, tra la mia pensione e il suo stipendio [della moglie], non ci siamo mai lamentati. Adesso la bella vita è finita per tutti; io non sono ricco e neanche Sveta non stampa moneta, quindi anche per te è arrivato il momento di stringere la cinghia, brutto idiota. Grazie al tuo Fondo Monetario, da adesso qui dentro scatta l’austerità! […]».

In risposta al padre, Vasily Petrovyč si alza rabbioso dalla tavola parlando in inglese. Ma Svetlana lo richiama per fargli pagare il conto della colazione. A questo gesto, il Presidente risponde: «Questo è un furto».

«No, Vasia. Questo è un furto!» risponde a sua volta Petro Vasil’ovyč, mostrando al figlio la bolletta del gas. Questa scena può essere definita un’ironia della sorte, vista l’impennata del costo del gas dopo l’interruzione del suo commercio con la Russia, da parte dell’Unione Europea, in seguito all’inizio della guerra. Viene quasi da dire che Petro Vasil’ovyč, che vuole far pagare al figlio la bolletta del gas, rappresenti un popolo europeo (nel nostro caso l’Italia) e Vasily Petrovyč (o Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj) rappresenti l’UE, visto che riconsegna al padre la ricevuta dicendo: «[…] Questa te la lascio, ciao! Io ho degli impegni di governo!».

E si avvia verso la propria camera per cambiasi, lasciando padre e sorella da soli e quest’ultima domanda: «Le nuove elezioni quando sono?».

Si sa come si dice: «Voi avete votato per noi, quindi prendetevela con voi stessi».

A volte non riusciamo a vedere l’illusione che è dinnanzi ai nostri occhi. La stessa illusione che il Presidente Vasily Petrovyč Goloborodko (o Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj) abbia avuto nei confronti dell’entrata nell’Unione Europea. Mentre Vasily Petrovyč si reca al Palazzo Governativo, riceve una telefona internazionale che dice: «Good morning, Mister Goloborodko. Can I cannect you with Angela Merkel? [Buongiorno, signor Goloborodko. Posso connetterla con Angela Merkel?]».

«Yes, you can connect [Sì, potete connettermi]» risponde il Presidente ucraino.

«Hello, my congratulations! We signed your country inside the European Union [Pronto, le mie congratulazioni! Abbiamo inserito il suo Paese nell’Unione Europea]».

Ovviamente, la reazione di Vasily Petrovyč è euforica, ma allo stesso tempo priva di autocontrollo lasciandosi sfuggire addirittura una parolaccia mentre è ancora in collegamento con Angela Merkel. Alle sue spalle, si vede la fontana spruzzare acqua non appena riceve questa “splendida” notizia, mentre come musica di sottofondo si sente il celebre «Inno alla Gioia» di Ludwig van Beethoven (1770-1827). Il grande obbiettivo di Vasily Petrovyč (o Zelens’kyj) sembra ormai raggiunto, finché non nomina l’Ucraina. Allora, Angela Merkel risponde: «Oh… I’m so sorry, that’s a mistake. I had to call Montenegro [Oh… Sono molto spiacente, c’è un errore. Dovevo chiamare Montenegro]».

Svanita l’illusione, svanisce anche la musica e la fontana smette di zampillare. E così, a Vasily Petrovyč non resta altro che fare le congratulazioni al Montenegro per l’adesione all’UE (che nella realtà non ha ancora raggiunto), per poi, una volta riattaccato, esclamare con forte rabbia la stessa parolaccia che prima egli aveva detto con gioia, sotto lo sguardo perplesso dei passanti.

Non soddisfatto delle reazioni dei suoi famigliari, per non dire di tutto il popolo ucraino, Vasily Petrovyč cerca di scaricare le responsabilità delle sue scelte sul Primo Ministro, accusandolo di aver agito troppo in fretta con l’aumento delle tasse e dell’età pensionabile. Ma la loro conversazione viene presto interrotta e il Presidente mostra ancora una volta il suo concetto di coraggio e di senso della responsabilità. Vasily Petrovyč si pietrifica non appena vede il Presidente della Banca Europea per lo Sviluppo Matilda Olsen. Ricordiamo che, sempre nella puntata precedente, Vasily Petrovyč, quando era ancora ubriaco, era salito su di un taxi con lei, ordinando all’autista di portarli in albergo e, in seguito a quella vicenda, Matilda Olsen gli aveva inviato dei messaggi sul cellulare. Prima che ella riesca a vederlo, il Presidente si dilegua silenziosamente, senza farsi notare neppure da Jurij Ivanovyč. La scena successiva è tra il comico e il patetico; Vasily Petrovyč cerca in tutti i modi si sfuggire a Matilda Olsen, prima nascondendosi goffamente prima nell’ufficio della sua fedele segretaria Bella, poi cercando di raggiungere disperatamente l’ascensore e, infine, nascondendosi ridicolmente dietro una statua della caffetteria, dove la donna riesce finalmente a fermarlo, anche se questa scena, cinematograficamente parlando, non è riuscita molto bene. Volodymyr Zelens’kyj (Vasily Petrovyč) è uscito dal suo nascondiglio dopo che la sua collega attrice si era già girata, mentre avrebbe dovuto farlo prima, in modo da dare allo spettatore l’impressione  che egli volesse continuare ad evitarla.

Nonostante sia appena stato scoperto, Vasily Petrovyč non demorde e fugge letteralmente, correndo e  sorridendo stranamente, come se, in fondo, si stesse divertendo; difficile dire se si stia divertendo il personaggio (Vasily Petrovyč Goloborodko) o l’attore (Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj), anche perché la scena assume sempre più la forma di cartone animato, visto che i due si rincorrono ruotando intorno ad una stanza con due porte d’entrata e/o di uscita, finché Vasily Petrovyč non si nasconde dietro ad una pianta lì vicino. Così facendo, riesce a disorientare la povera Matilda Olsen e, alla fine, il Presidente corre a nascondersi in una stanza dove il suo amico Michail Ašotovyč Tasunjan, Capo della Sicurezza Pubblica, sta tenendo una riunione con i membri del comitato della sicurezza, tra cui Igor Vasiljevič Krivitskiy, che, ricordiamo, lavora per gli oligarchi. Ma l’instancabile Presidente della Banca Europea per lo Sviluppo lo raggiunge anche lì; allora il nostro “coraggiosissimo” Presidente si nasconde dietro la cartina di Michail Ašotovyč, per poi andarsene portandosela dietro sotto gli occhi di tutti i presenti.

«[…] Ah, non si preoccupi della carta semovente» cerca di spiegare, ai limiti più estremi della credibilità, Michail Ašotovyč a Matilda Olsen «è un nuovo brevetto. Top segret!».

Alla fine, Vasily Petrovyč si nasconde nella Sala del Parlamento, per poi essere trovato dal Primo Ministro, venuto in soccorso alla fanciulla (se si può definirla così), sotto il banco del relatore. Non avendo più scampo, il Presidente invita Matilda Olsen a prendere un caffè, non prima però di aver lanciato un’ultima occhiata a Jurij Ivanovyč. Non è chiaro se fosse uno sguardo maledicente, per aver aiutato la donna a trovarlo, o supplicante, affinché il Primo Ministro aiuti lui, adesso.

Al bar, il Presidente della Banca Europea per lo Sviluppo ricorda a Vasily Petrovyč gli impegni presi sempre la sera in cui lui si era ubriacato. Il Presidente ucraino teme di aver fatto un accordo basato sul sesso con la Matilda, ma alla fine ella chiarisce il malinteso.

Una volta arrivati davanti all’albergo, Vasily Petrovyč ha continuato a delirare, ma i due non sono mai entrati insieme dentro all’edificio. Matilda Olsen voleva parlargli del debito che l’Ucraina ha con la Banca Europea, ma siccome si è resa finalmente conto che il Presidente era a malapena capace di sentire quello che diceva, gli chiese solo di prometterle che ne avrebbero parlato quando si sarebbe ripreso da quella pesante sbornia. Ottenuta la promessa, Matilda era entrata in albergo, lasciando Vasily Petrovyč all’entrata.

Estremamente sollevato nell’aver capito di aver frainteso tutto, il Presidente ucraino fa un brindisi con il Presidente della Banca Europea per lo Sviluppo, facendo un’altra promessa: «[…] Vi restituiremo quanto ci avete dato!».

A differenza dell’episodio precedente, questa volta Vasily Petrovyč è totalmente sobrio. Eppure, ha fatto una promessa che non possiede attualmente i mezzi per realizzare, cosa che gli ricorda anche la sua ex-moglie, nonché Direttrice della Banca Nazionale, Olha Jurijivna Miščenko: «Le nostre riserve sono esaurite. Non so proprio come farai a mantenere quel impegno!».

Ancora una volta, la “squadra Vasily Petrovyč”, escluso Michail Ašotovyč, si riunisce la sera nell’Ufficio Presidenziale, per trovare una soluzione.

«Mi spighi come hai fatto a prometterle una cosa del genere?!» domanda, giustamente allibita, Olha Jurijivna.

«Devi sapere che con Vasia basta soltanto la parola» risponde il Ministro degli Esteri Serhij Viktorovič Muchin. «[…] Ieri sera [che poi erano due sere fa], ha anche fatto una scommessa con il Capo del Fondo Monetario [Elga Rasmussen]».

«Io non andrei oltre» cerca di difendersi Vasily Petrovyč.

«Ah sì? E perché?» continua Serhij Viktorovič «Non sono certo io quello che ha bevuto dal vaso di fiori».

«E allora chi ha cominciato ad ordinare vodka?».

«E chi ha avuto la brillante idea di farmi fare da balia alla svedese più brutta del mondo?».

«Ah, quindi sarebbe colpa mia?!» risponde rabbiosamente Vasily Petrovyč, mentre l’ex-moglie rimane allibita, e con ragione. Nella parte XIV, si vede chiaramente come il Presidente abbia gestito la cosa. Voleva che Serhij Viktorovič usasse il suo fascino su Elga Rasmussen per indurla a dare una prologa all’Ucraina. E, in quanto alla vodka, è Vasily Petrovyč stesso che l’ha ordinata per sé, non il suo amico, come invece vuol fare credere a tutti gli altri, pur di fare la figura del povero martire.

A placare la discuassione è il Ministro delle Finanze Michajlo Ivanovič Sanin, dicendo di aver trovato una soluzione per raccogliere dei fondi: «In un certo senso è stata la vodka a metterci in questa situazione. E adesso, potrebbe aiutarci sempre la vodka ad uscire da questa situazione. In fondo, basta solo aumentare… Tieni forte [Vasily Petrovyč] … le tasse sugli alcolici. Il gettito è assicurato».

Ancora una volta, mentre ritorna a casa, Vasily Petrovyč telefona a Jurij Ivanovyč per impostare il nuovo aumento di tasse, pretendendo che venga effettuato immediatamente. Piuttosto ipocrita da parte sua, visto che il giorno stesso se ne era lamentato con il Primo Ministro. E per la terza volta, i ministri e i parlamentari vengono convocati di notte per votare sulla nuova decisione del Presidente e, anche questa volta, il voto è unanime: tutti a favore.

Il giorno dopo, Petro Vasil’ovyč si addormenta davanti al telegiornale, per poi svegliarsi non appena sente la notizia della nuova tassazione sugli alcolici (30% in più). Arrivata la sera, Vasily Petrovyč torna a casa e manda via Tolja, credendo di non aver bisogno di lui per il resto della nottata. Vista la sua continua indole di guardia del corpo, Tolja non sembra intenzionato ad andarsene e, ancora una volta, il Presidente gli parla in malo modo per cacciarlo. Peccato che Tolja non sia l’unico ad essere stato cacciato. Appena entrato in casa, Vasily Petrovyč inciampa su di una valigia, sotto lo sguardo sdegnato del padre. Che cosa succede? Il Presidente dell’Ucraina è stato cacciato di casa…

 

 

 

– 16 continua

 

 

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