Una “chiesa di campagna” a Roma, opera di Gian Lorenzo Bernini

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A ridosso della Stazione Termini a Roma, immersa nel traffico e nel contesto urbano si trova la chiesa di Santa Bibiana. È di modeste proporzioni e la sua facciata barocca è seminascosta nel cortile delimitato da una ringhiera, se ne può avere quindi solo una visione laterale dal marciapiede che la delimita ma, provenendo da dietro, si apre una vista del complesso che restituisce, con i tetti di tegole e i suoi colori, l’impressione di una chiesa di campagna, quello che era fino allo sviluppo della città nella zona del colle Esquilino, fino ad allora immerso tra campi e laghetti.

La piccola basilica paleocristiana costruita nel V secolo, probabilmente sulle rovine della casa paterna di Santa Bibiana divenuta domus ecclesiae, aveva avuto un primo restauro nel XIII secolo da parte di Papa Onorio III per onorare la memoria della giovanissima Santa martire cristiana flagellata a morte nel 362.

Nel XVII secolo, Papa Urbano VIII Barberini decise di operare un radicale restauro della chiesa e di affidarlo al suo artista più amato, Gian Lorenzo Bernini che ricevette l’incaricò del suo primo lavoro di architettura.

I lavori di rifacimento, durati due anni in occasione del Giubileo del 1625, interessarono la facciata, rinnovata totalmente secondo la moda architettonica del tempo, ma anche una generale rivisitazione dell’interno.

Durante il cantiere furono rinvenute sotto l’altare primitivo le spoglie di Santa Bibiana in una cassetta, il sarcofago con il corpo di San Demetria (sua sorella) e, ad una profondità ancora maggiore, la vasca romana di alabastro orientale poggiata su zampe di leone che oggi, sotto l’altare, conserva le reliquie della Santa, di sua sorella Demetria e di sua madre Dafrosa, protetto da una grata in bronzo dorato disegnata sempre da Bernini come quella a protezione della colonna del supplizio situata all’ingresso della chiesa.

Gian Lorenzo Bernini nel creare la statua della Santa, che campeggia sull’altare maggiore, fu probabilmente ispirato ancora di più da quel ritrovamento quasi prodigioso e realizzò una delle sue statue più intense.

Era la sua prima opera pubblica a soggetto sacro: una Santa a figura intera ritratta nell’attimo che precede il martirio, appoggiata alla colonna con in mano la palma in bronzo dorato con ai piedi un cespuglio (in parte si è perso) dell’erba di Santa Bibiana, pianta curativa che doveva trovarsi nelle campagne intorno la chiesetta.

La Santa guarda verso l’alto dove Bernini fa posizionare un affresco di Dio Padre che la accoglie, è in una sorta di espressione estatica già totalmente immersa nella gloria che la accoglierà, con la bocca socchiusa in un sorriso appena accennato.

I drappeggi, i riccioli dei capelli disordinati, si inseriscono in un movimento di mezza torsione dove i chiaroscuri e la posa creano uno straordinario senso di movimento verso l’alto.

Questa bellissima opera d’arte è una sintesi esemplare di bravura tecnica, potenza ideatrice, ispirazione di fede, pura espressione di arte sacra rappresentativa del primo barocco.

 

Statua di Santa Bibiana, opera di Gian Lorenzo Bernini. I lavori della chiesa, durati due anni, furono eseguiti in occasione del Giubileo del 1625

 

 

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