La segretaria del Presidente, Bella, arriva in ufficio per svolgere le sue solite mansioni e, come nell’episodio precedente, trova Vasily Petrovyč, che almeno questa volta si è preparato, per evitare un’altra situazione imbarazzante con lei. O quasi…
Come scusa, il Presidente afferma di essere arrivato in ufficio presto per evitare i manifestanti, ma la segretaria si ritrova a doverlo smentire, visto che essi non sono mai venuti. Stupito della notizia, Vasily Petrovyč esce dal Palazzo Presidenziale, constatando che la piazza è assolutamente vuota. C’è da chiedersi come abbia fatto a non accorgersene da solo, visto che è stato nel suo ufficio per tutta la notte e non ha udito le grida di protesta.
Arriva, poi, il Ministro degli Esteri Serhij Viktorovič Muchin, a bordo della sua auto sportiva e, per l’ennesima volta (se basta dir così), il Presidente dell’Ucraina cade dalle nuvole; Serhij Viktorovič racconta al suo amico la storia del meteorite che minaccia di distruggere l’intera Ucraina (episodio precedente).
Ma il vero shock è il passaggio nella scena successiva, che mostra Vasily Petrovyč in preda ad un attacco di rabbia contro tutti i ministri, sempre a eccezione della sua “squadra privata”, ovviamente. Conoscendo Vasily Petrovyč, e considerando che anche Serhij Viktorovič ci aveva creduto, come ha fatto a capire che la storia del meteorite era solo una messinscena per far disperdere i manifestanti che, ricordiamo, erano al massimo una trentina?
Che il Presidente ucraino sia diventato di colpo Sherlock Holmes? Chissà…
«Come diavolo è venuta fuori questa idea del meteorite, eh?!» sbraita Vasily Petrovyč contro i ministri «Da dove è spuntata?!».
«Da lassù.» risponde ironicamente il Primo Ministro Jurij Ivanovyč Čuiko.
«Da dove?! E verso dove?!».
«A quaggiù».
«Jurij Ivanovyč, mi sta prendendo in giro?! Credevo che foste persone ragionevoli! Mi aspettavo consigli e proposte da voi!».
Nel sentire questa affermazione, c’è da chiedersi come Vasily Petrovyč possa essere così ingenuo, visto che non si è mai fidato di nessuno di loro. Inoltre, la responsabilità maggiore della situazione che si è appena creata è sua, visto che nella puntata precedente ha lasciato via libera ai ministri per gestire la manifestazione di protesta.
«Vasily Petrovyč» interviene il Primo Ministro «non capisco perché è deluso. Voleva che le persone si disperdessero e lo hanno fatto».
«Jurij Ivanovyč, ma non intendevo con questi mezzi! Ci mancava soltanto che usaste un bel idrante!».
«Io lo avevo proposto» interviene un ministro.
«Che cosa?!».
«Oppure il gas lacrimogeno» aggiunge Jurij Ivanovyč.
«Ma state scherzando?!» esclama allibito il Presidente. Chiedo scusa, ma per disperdere dei manifestanti, l’idrante e il gas lacrimogeno non sono i mezzi più efficaci e più indolori? Per non dire i meno ridicoli, rispetto ad un meteorite apocalittico… Se è così, allora perché Vasily Petrovyč reagisce come se i ministri avessero detto di volerli prendere a fucilate? E, poi, parliamoci chiaro: per una manifestazione di una trentina di persone, tenuta un solo giorno, tutto questo ne vale la pena?
Tra scarica barile e risposte difensive, alla fine, ordina (per la prima volta) che la faccenda del meteorite venga cancellata da tutti i media e dal web.
«Vasily Petrovyč, mi spiace, ma ormai sta viaggiando» risponde Jurij Ivanovyč che non sa cosa inventarsi per smentire la storia del meteorite.
«Viaggiando dove?!» domanda il Presidente.
«Su di noi!».
«Mi ascolti! Faccia tornare indietro il meteorite da dove è venuto! Lo faccia girare intorno alla Terra! Ovunque, tranne che in Ucraina! Va bene anche se punta il Cremlino!».
«Era la mia proposta!» interviene un altro ministro. C’era da aspettarselo…
«Cosa?! Era… Era ovviamente una metafora!» risponde il Vasily Petrovyč (o Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj), anche se non si può sapere quanto quel «ovviamente» sia sincero. Specie se pensiamo agli eventi recenti, quando il Cremlino è stato attaccato da dei droni, anche se non è certo che siano stati ucraini.
E per quanto riguarda i manifestanti, per non farli tornare più, il Presidente decide quanto segue: «Per prima cosa, via le tasse per gli impiegati del settore pubblico. Perché è assurdo, pensateci: come facciamo a riscuotere le tasse dalle persone a cui paghiamo gli stipendi con quelle stesse tasse? Un’enorme idiozia, è del tutto ridicolo…
E secondo, imporremo una tassa sul lusso, sì. Con questo i ricchi pagheranno per i poveri.
Ecco fatto. Qualche domanda? Nessuna domanda? Tanti saluti».
Detto questo, senza aspettare ovviamente che qualcuno risponda, recupera la sua giacca, sbatte la sua sedia a terra e lascia la sala.
Evidentemente, quando Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj) ha preso questa decisione, non ha tenuto conto di una legge basilare per l’economia: la legge della domanda e dell’offerta. Tassare il settore pubblico potrà anche sembrare eticamente scorretto, ma non può essere definita «un’idiozia». Tassare un impiegato del settore pubblico significa trattenere una parte del suo salario, parte che andrà allo Stato. Togliere questa tassa è, di conseguenza, un costo per lo Stato. Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj) pensa di poter facilmente coprire queste spese e, forse, addirittura guadagnare qualcosa in più, tassando i beni di lusso. Ma una decisione del genere, presa così, senza un minimo di strategia, è destinata a naufragare. Tassare un bene ha delle conseguenze, che dipendono, appunto, dalla legge della domanda e dell’offerta. Alcune di queste conseguenze possono ricadere sui consumatori, ovvero i «ricchi», come li chiama Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj), ma altre possono ricadere anche sui «poveri», ovvero sulle aziende e, di conseguenza, sui loro dipendenti.
Quando un’azienda produce un bene, ovviamente, lo vende ad un prezzo che possa portarle guadagno. È qui che interviene la legge della domanda e dell’offerta: il prezzo dipende dai costi della fabbricazione del bene in questione, ma anche dalla domanda dei consumatori ovvero da quanto il prodotto viene richiesto e, di conseguenza, dall’offerta, vale a dire dalla distribuzione del prodotto: più c’è domanda e più il prezzo sale; più c’è offerta e più il prezzo scende. Se un bene viene tassato, ovviamente, il suo prezzo è destinato a salire, per coprire i costi della tassa e per salvaguardare il profitto dell’azienda. È per questo che la tassazione sui beni non può essere adoperata in una visuale generale, perché tutto dipende dalla legge della domanda e di offerta di ciascun bene, oltre che dalla rigidità o elasticità della domanda del consumatore rispetto al prezzo. Se la domanda è rigida, cioè se il compratore è disposto aa acquistare quel bene indipendentemente dal prezzo, allora sì che lo Stato trova guadagno dai «ricchi» che intende Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj). Ma se, invece, la domanda del compratore è elastica, vale a dire che egli compra in base al prezzo, allora a rimetterci sono le aziende, e, quindi, i «poveri».
Complimenti al Presidente dell’Ucraina per la “geniale” soluzione per salvaguardare l’economia del Paese…
Risolta (si fa per dire) la questione economica con, o forse sarebbe meglio dire senza, i ministri, Vasily Petrovyč si dirige verso il suo ufficio, ma Bella lo ferma: «Vasily Petrovyč, non può entrare lì. La stanza è occupata».
«… La stanza occupata sarebbe il mio ufficio?» domanda Vasily Petrovyč, inizialmente allibito.
«Il Ministro Muchin sta discutendo con la sua assistente».
Facciamo un passo indietro. Mentre Vasily Petrovyč era ancora in riunione, sia il Ministro degli Esteri che la sua assistente volevano parlare con lui: Serhij Viktorovič per questioni politiche, e Oksana per lamentarsi sull’atteggiamento del suo superiore, a quanto pare ancora troppo frivolo per la carica che ricopre. Ritrovandosi tutti e due nell’ufficio di Bella, si mettono a discutere; allora la segretaria presidenziale domanda se non potessero andare da un’altra parte. Dove? Nell’ufficio presidenziale…
Finora Bella, dopo Tolja, è stata la persona più impeccabile nello svolgere il proprio lavoro, ma una segretaria che lascia che due persone entrino nell’ufficio del Presidente della Nazione per parlare di faccende del tutto personali, per poi impedire al Presidente stesso di entrare… Dire che è un’azione negligente è dire poco.
Ma (ed è la cosa più assurda) quando Vasily Petrovyč viene a conoscenza di questa situazione, il massimo che fa è domandare alla segretaria: «Chi sta vincendo?».
«Non ho origliato. Ma sembra un pareggio».
E dopo qualche secondo di riflessione, il Presidente decide di andare a prendersi un caffè, nell’attesa che i due “piccioncini” finissero di litigare. Da quando un Capo di Stato smette di lavorare, solo perché una coppia ha deliberatamente occupato il suo ufficio per litigare? Questo sarebbe più importante che gestire un intero Paese? La cosa è così inverosimile, che non può far né ridere né piangere.
Comunque, la discussione del Ministro degli Esteri con la sua assistente finisce non appena i due si sono detti quello che pensano l’uno dell’altra: lui non presta attenzione all’etichetta e lei, pur di lavorare, trascura la propria persona, svalutandola. In conclusione, fissano un incontro con gli inglesi per quella sera stessa.
Intanto, i tre oligarchi, di due dei quali, grazie alla puntata precedente, conosciamo l’identità (Michailo Semenovyč Rojzman e Andrij Mykolajovyč Nemčuk), stanno giocando a carte, questa volta insieme ad una donna. Ma non una donna qualunque: si tratta niente meno di Anna Michailovna, la donna di cui si è subito infatuato Vasily Petrovyč, alla fine dello scorso episodio. Ella, infatti, si vanta con i suoi “datori di lavoro” di essere riuscita a conquistarlo senza il minimo sforzo, assicurando loro di poterlo controllare entro un breve lasso di tempo. C’è da domandarsi cosa sia più deludente: il fatto che l’unica attrice bella della serie interpreti una donna che si rivela una traditrice o il fatto che questo colpo di scena sia stato rovinato da questa rivelazione arrivata fin troppo presto. Inoltre, cosa assolutamente sconcertante, da qui in poi, il personaggio di Anna Michailovna perde tutta l’innocenza che sembrava avere alla sua prima apparizione. Siccome è stata quella innocenza, oltre alla bellezza a far invaghire Vasily Petrovyč di lei, perché adesso, invece, deve assumere il comportamento di una maliarda della peggior specie?
Arrivata la sera, Serhij Viktorovič giunge al ristorante dove ha l’incontro con gli inglesi e, al suo tavolo, vede seduta una donna dall’abbigliamento provocante. Figurarsi il suo stupore quando scopre che si tratta proprio della sua “aspra” assistente.
«Oksana, sei tu?» domanda incredulo il Ministro degli Esteri.
«Sono così cambiata?».
«Ehm… No, non tanto» risponde Serhij Viktorovič, ben consapevole di stare mentendo.
«Ho solo dato ascolto ai consigli del mio superiore, non le piace?» domanda Oksana, mantenendo il suo solito tono seccato.
«Certo, mi piace parecchio…».
In effetti, Oksana Skovoroda è migliorata notevolmente, ma indossare una giacca che mostra il petto un po’ più del necessario è una cosa del tutto inappropriata. E Oksana ha pure la faccia tosta di dire al suo superiore: «Serhij Viktorovič, la delegazione sarà qui a momenti. Stia concentrato».
Chiedere ad un play-boy di restare concentrato mentre è in compagnia di una donna con indosso un abbigliamento che “mette a nudo” le sue forme, è come chiedere ad un cobra di non morderti la mano mentre cerchi di accarezzarlo.
Il mattino dopo, come aveva promesso alla fine della scorsa puntata, Vasily Petrovyč riceve Anna Michailovna, per sentire i progetti del settore Ricerche e Sviluppo, ma, proprio come il suo amico Serhij Viktorovič, non riesce a restare concentrato. Anna, a differenza di Oksana, non ha un abbigliamento provocante, ma il tono della voce lo è. L’immaginazione di Vasily Petrovyč fa il resto, facendogli vedere Anna Michailovna con indosso un abbigliamento sexy da marinaretta, mentre effettua movimenti sproporzionalmente sensuali. A salvarlo da questa immaginazione disgustosa e patetica è l’arrivo della sua segretaria Bella, che gli rammenta un incontro con i rappresentanti della Banca Centrale, tra cui la Direttrice, nonché sua ex-moglie, Olha Jurijivna Miščenko. Dispiaciuto di interrompere la “dimostrazione” di Anna Michailovna, Vasily Petrovyč va all’incontro, ma la bella dipendente del settore Ricerche e Sviluppo non molla la sua “preda”, tant’è vero che, nel bel mezzo della riunione, proprio mentre sta parlando la sua ex-moglie, gli manda due foto sconce.
Visto che i rappresentati dei sindacati lo stavano aspettando, il Presidente interrompe la riunione con i rappresentanti della Banca Centrale, che non ha portato a niente, dato che era troppo concentrato sulle foto per ascoltare Olha Jurijivna; anche quando da Direttrice diventa ex-moglie, chiedendo a Vasily Petrovyč dei documenti per permettere a loro figlio di partire per la Polonia.
Mentre si dirige verso l’ascensore, Vasily Petrovyč si scontra “accidentalmente” nientemeno che con Anna Michailovna, la quale fa l’innocentina, anche quando il Presidente menziona le foto; si giustifica dicendo che gliene aveva mandate per errore. Ma il vero errore di Vasily Petrovyč è stato entrare in ascensore con lei, la quale riesce a bloccarlo e finge di avere un attacco di claustrofobia, approfittando palesemente della situazione. Ma ancora una volta viene salvato dalla sua fedele segretaria, che, parlando attraverso l’interfono dell’ascensore, gli assicura di liberarli al più presto.
A proposito di coppie, i genitori di Vasily Petrovyč sono stati tranquillizzati dalla notizia, avuta dai giornali, che il meteorite non sarà più una minaccia per nessuno, ma continuano ad avere dei diverbi a causa del figlio: Mariya Stefanovna Goloborodko lo ha perdonato, mentre Petro Vasil’ovyč Goloborodko no; ragion per cui si rifiuta categoricamente di aiutarlo in qualunque cosa, persino di restituirgli il passaporto.
Arrivata la sera, Anna Michailovna, non soddisfatta dell’ascensore, fa un altro tentativo, arrivando con i capelli sciolti e una bottiglia di vino rosso in mano nell’Ufficio Presidenziale. Ma, con sua sorpresa, trova il Presidente in compagnia della sua “squadra”. Come scusa per il suo inaspettato arrivo, Anna dice di aver portato il vino come scelta migliore per l’esportazione, dopo aver preparato un elenco di potenziali produttori di vini ucraini. E Vasily Petrovyč conferma in maniera del tutto patetica la sua versione. Anna Michailovna se ne va, ma nessuno degli amici del Presidente ha “bevuto” alla storia delle esportazioni di vini, in particolare Olha Jurijivna, che ha notato, più di tutti, quanto la nuova consulente del ex-marito sia “professionale”.
In conclusione, sembra che Serhij Viktorovič sia riuscito a trovare l’appoggio di cinque Paesi per combattere la corruzione: servono solo 20.000 «bigliettoni», come li chiama lui, per che cosa non si sa; come non si sa se la valuta sia la grivnia o il dollaro, ma definirla una somma «piuttosto ingente», come ha fatto la Direttrice della Banca Centrale, è senza dubbio assurdo, dal momento che si tratta di operazioni di Stato. Data la buona notizia, Serhij Viktorovič propone di fare un brindisi con il vino appena arrivato. Olha Jurijivna stava per andarsene, ma, sentendo la proposta del Ministro degli Esteri, torna indietro e prende la bottiglia, dicendo: «Vi spiace se lo prendo? Non vedo l’ora di scoprire come faremo ad esportare questo vino italiano…».
E se ne va, soddisfatta per aver mostrato a tutti chi è davvero Vasily Petrovyč (o Volodymyr Zelens’kyj): l’uomo più stupido di tutta l’Ucraina.
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