Quei re sacerdoti venuti dall’Oriente ad adorare il Re dell’Universo

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Piotr Merkury, Re Magi, in vetro soffiato e istoriato, 2003, cm. 55 x 70, Collezione privata

 

Cristo, il Re dei re, il Sommo Sacerdote, discende da una progenie di sovrani (qui) fin dalla sua nascita è stato adorato da dei sovrani sacerdoti, i Re Magi. Gesù, Figlio di Dio e di Maria Vergine, venne adorato fin dal principio: i primi a riverirlo e contemplarlo furono Maria Santissima, san Giuseppe, gli Angeli, poi i pastori e i Re Magi. Nacque in povertà, ma ricevette gli onori di un Re.

Emanuele, il «Dio con noi», il Re dell’Universo venne esaltato al suo arrivo in terra, ma sarà umiliato, disprezzato e ucciso al termine della sua missione salvifica; tuttavia là, sulla Croce alla quale venne appeso come un infame, stava comunque scritta la sua riconosciuta regalità: I.N.R.I., ovvero Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, così Cristo, l’«Unto di Dio», spirò considerato Re pubblicamente, come lo avevano salutato e adorato i sovrani venuti dall’Oriente alla sua nascita.

Perché i Re Magi partirono alla volta della Palestina? Erano studiosi di astrologia e, vedendo la stella cometa, diedero ad essa un valore straordinario poiché la dottrina di Zoroastro parlava di «un soccorritore partorito da una fanciulla senza che alcun uomo l’avvicini», il soccorritore avrebbe ristabilito il regno del bene e del male e la sua nascita sarebbe stata segnalata dall’apparizione di un astro luminoso. Seguirono quindi il percorso della stella e, conoscendo l’attesa di un Messia da parte degli ebrei, s’incamminarono, illuminati dalla grazia divina.

Il Vangelo secondo Matteo è l’unica fonte cristiana canonica a narrare l’adorazione ai piedi di Gesù dei Re Magi venuti dall’Oriente. Al loro arrivo a Gerusalemme, come primo atto fecero visita ad Erode, il re della Giudea romana, domandando dove fosse «il re che era nato», poiché avevano «visto sorgere la sua stella». Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell’Antico Testamento (Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi dove doveva nascere il sovrano atteso dagli ebrei. Informato che si trattava di Betlemme, inviò là i Re Magi, esortandoli a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, «affinché anche lui potesse adorarlo» (Mt 2,1-8).

Secondo atto: il loro arrivo a Betlemme, città del re Davide e del Salvatore. Giunti sul luogo della nascita di Gesù si prostrano in adorazione e gli offrono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fanno ritorno alla loro patria per un’altra strada (Mt 2,9-11). Scoperto l’inganno, Erode s’infuria e manda ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni, dando luogo alla Strage degli innocenti (Mt 2,16-18), ma Giuseppe, avvertito anticipatamente in un sogno, fugge in Egitto (Mt 2,13-14) con la sua famiglia.

Matteo parla di «alcuni Magi dall’Oriente” (μαγοι απο ανατολων, magoi apo anatolōn). Dal Vangelo secondo Luca si apprende che Giuseppe, Maria e Gesù rimasero a Betlemme almeno 40 giorni, cioè sino alla Presentazione al Tempio ed è in questo tempo che si compì, dopo i pastori, l’autorevole visita dei Magi.

Il termine Magi è la traslitterazione del termine persiano antico magūsh, accadico magūshu, siriaco mgōshā, passato al greco màgos (μάγος, plurale μάγοι). Si tratta di un titolo riferito specificamente ai sacerdoti dello Zoroastrismo tipici dell’Impero persiano. I tre re pagani vennero chiamati Magi a motivo della loro grande competenza nella disciplina dell’astrologia, ma anche della loro saggezza. I Magi divengono Re Magi nella tradizione liturgica cristiana in quanto la festa dell’Epifania è collegata al Salmo 72 (71), 10: «I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,/ i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi./A lui tutti i re si prostreranno,/lo serviranno tutte le nazioni.»

La tradizione ha dato loro un nome, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, e un volto, con la sterminata iconografia, ai Rei Magi. E, sempre secondo la tradizione, poiché erano sacerdoti, sebbene zoroastriani, seguendo la stella celeste e raggiungendo il neonato Re di Israele, essi hanno riconosciuto Gesù Bambino come unico Dio. Dunque i Magi giunsero alla mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita di Cristo, l’unto di Dio.

Infatti, secondo il Vangelo di Matteo, i Magi sono state le prime autorità religiose e civili ad adorare Cristo. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Quando videro il divino Bambino si prostrarono e lo adorarono. Quindi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, simbolo della regalità; incenso, simbolo del sacerdozio di Gesù; mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, la quale indica l’espiazione dei peccati attraverso il sacrificio.

 

A parlare dei Re Magi ci sono anche altre antiche fonti, oltre ai Vangeli canonici e ai vangeli apocrifi, come l’Opus imperfectum in Matthaeum (opera latina anteriore al secolo VII), La Vita di Adamo ed Eva e il Libro della rivelazione di Adamo al figlio Seth trovato nella biblioteca gnostica copta di Nag Hammadi nel 1945, Il Protocollo Etiopico di San Giacomo, La Caverna dei Tesori, testo siriaco del VI secolo, dove per la prima volta si presentano i Magi come Caldei, definendoli «re e figli di re». E ancora:  il testo siriaco Gadla Adam, Il conflitto di Adamo ed Eva con Satana (V-VI secolo); i commenti ai Vangeli di Zaccaria Crisopolitano (Zaccaria di Besançon (secolo XII); le Revelationes del poeta irlandese Pseudo Metodio (IX secolo); il filosofo e teologo Origene (II-III secolo) fissò il numero dei Magi a tre. I loro nomi compaiono nel VI secolo nei cosiddetti Excerpta Latina barbari, ma anche in un manoscritto di Parigi del VII secolo e in quello del prete cronista Agnello del IX secolo. Un altro documento che nomina i Magi è il Liber nomine Seth (III secolo), che tratta della predicazione di San Tommaso in India e in Persia e del suo incontro personale con i Magi.  Infine ricordiamo Il Milione di Marco Polo (capp. XXII-XXIII), dove l’autore sostiene che i Re Magi erano venerati nel XIII secolo a Savah in Persia, ritenuta loro città di origine, in tre tombe grandi e bellissime. Le salme erano integre, con i capelli e le barbe. Informazione confermata anche dal beato Odorico da Pordenone, che verso il 1320 si trovava in quella terra. Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270:

«In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente.» (Marco Polo, Il Milione, cap. XXX.)

Nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio a Milano si trova la cappella dei Magi, nella quale è conservato un colossale e vuoto sarcofago di pietra, risalente al tardo Impero romano. Secondo le tradizioni ambrosiane, la basilica sarebbe stata fatta costruire dal vescovo Eustorgio intorno all’anno 344: la volontà del vescovo era quella di essere qui sepolto, dopo la sua dipartita, vicino ai corpi dei Re Magi. Per questo motivo, con l’approvazione dell’imperatore Costante avrebbe fatto arrivare i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, dove erano stati portati alcuni decenni prima da sant’Elena, madre di Costantino, e che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, quando trovò le Sacre reliquie della passione di Cristo.

Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa, con la conquista di Milano, fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio e si impossessò delle spoglie dei Magi. Nel 1164 l’Imperatore ordinò al suo arcicancelliere, Reinald von Dassel, che era anche arcivescovo di Colonia, di portarle in Germania al fine di rafforzare il prestigio della corona imperiale. Vennero trasportate, attraverso la Lombardia, il Piemonte, la Borgogna e la Renania, nel duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate in un prezioso reliquiario. Ai milanesi rimase solo una medaglia realizzata, così si dice, con parte dell’oro donato dai Magi al Signore, che da allora venne esposta il giorno dell’Epifania in Sant’Eustorgio, accanto al sarcofago vuoto. Invano e a più riprese Milano tentò di riavere le reliquie. Né Ludovico il Moro nel 1494, né papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né papa Pio IV, né papa Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a riavere le spoglie in Italia. Ma il 3 gennaio del 1904 il cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare in Sant’Eustorgio alcuni frammenti ossei delle reliquie: due fibule, una tibia e una vertebra, offerti dall’arcivescovo di Colonia Anton Hubert Fischer. Furono posti in un’urna di bronzo, accanto all’antico sacello vuoto con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum» (tomba dei tre Magi). Il cronista Galvano Fiamma lascia testimonianza che nel 1336 a Milano si celebrava un corteo dei Magi a cavallo attraverso la città. Una versione del dettagliato racconto è contenuta nella Historia Trium Regum (Storia dei tre re) del chierico, del XIV secolo, Giovanni di Hildesheim. L’autore, per spiegare la presenza a Colonia delle reliquie mummificate dei saggi orientali, inizia la sua narrazione con il viaggio a Gerusalemme di sant’Elena:

«La regina Elena […] cominciò a pensare grandemente ai corpi di quei tre re, e si schierò e con un largo seguito si recò nella terra dell’Indo […] quand’ebbe trovato i corpi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, la regina Elena li mise in uno scrigno che ornò di grandi ricchezze, e li portò a Costantinopoli […] e li pose in una chiesa chiamata Santa Sofia.»

 

Nella cattedrale di Colonia è quindi conservata l’arca preziosa d’argento dorato, fatta realizzare dal successore di Reinald, Filippo di Heinsberg, nella chiesa di San Pietro, trasformata successivamente nella magnificente cattedrale gotica.

 

Il reliquiario dei Re Magi all’interno della cattedrale di Colonia, nella copertina dell’articolo

 

Ricordiamo ancora che il 24 luglio la Chiesa fa memoria della traslazione delle reliquie dei santi Magi d’Oriente, adoratori di Gesù Bambino, da Milano a Colonia. Nel 1247, a motivo del grande culto che si era formato intorno alle loro figure, papa Innocenzo IV concesse speciali indulgenze per i pellegrini. Sta scritto nel Martirologio romano: «A Colonia nella Lotaringia, in Germania, traslazione dei tre magi, che sapienti di Oriente, vennero a Betlemme portando doni a contemplare nel Bambino il mistero della gloria dell’Unigenito».

 

 

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