L’invito di Papa Francesco a pregare San Michele Arcangelo

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Oggi, festa di San Michele Arcangelo, è uscito un Comitato stampa della Santa Sede, nel quale Papa Francesco invita i fedeli di tutto il mondo «a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.».

Prima della sua visita apostolica nei Paesi Baltici, il Pontefice ha incontrato Padre Fréderic Fornos S.J., Direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera per il Papa, al quale ha chiesto di diffondere in tutto il mondo questo suo appello, invitando i fedeli a concludere la recita del Rosario con l’antica invocazione Sub Tuum Praesidium[1] e con la preghiera a San Michele Arcangelo scritta da Leone XIII.

Perché questa richiesta orante così “tradizionale”? La Chiesa sta attraversando, sotto il pontificato di Papa Francesco, un maremoto di ampie proporzioni fra rinuncia della dottrina, diffusione di eresie e corruzione dei costumi.

L’attribuzione nel nome Michele del titolo di santo ha origine già nell’Antico Testamento e San Michele è considerato Principe, difensore degli amici di Dio e protettore del Suo popolo. Nell’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse di San Giovanni, dopo la prima guerra in Paradiso, l’Arcangelo è protagonista anche nella seconda guerra terrena della Madre di Dio contro il drago: San Michele Arcangelo guida nuovamente alla vittoria la milizia celeste degli angeli del Signore contro Satana e i suoi angeli, ribelli ed apostati. Secondo l’Apocalisse, alla fine dei tempi, San Michele Arcangelo, quando ogni cosa sarà ricapitolata in Cristo, squillerà la tromba che annuncerà il Giudizio universale.

Michele deriva dall’espressione «Mi-ka-El», che significa «chi è come Dio?» e poiché nessuno è come l’Onnipotente, l’Arcangelo combatte tutti coloro che si innalzano con superbia, sfidando l’Altissimo.  In tutti i passi biblici è considerato «capo supremo dell’esercito celeste», ovvero degli angeli in guerra contro il male. Nella tradizione San Michele è l’antitesi di Lucifero, capo degli angeli che decisero di fare a meno di Dio e perciò precipitarono negli Inferi.

Il Generale degli angeli è colui che difende la Fede, la Verità e la Chiesa. Dante illustra mirabilmente la bellezza e la potenza di questo Principe celeste e la sua solerzia nel proteggere il genere umano dalle insidie di Satana. Alla fine del Canto VIII della prima Cantica, Dante e Virgilio sono di fronte alla città infernale di Dite, sbarrata al loro passaggio. Sarà l’intervento autorevole di San Michele, che punì il superbo atto di violenza degli spiriti ribelli, a spalancare le porte per far procedere i due viaggiatori. Nelle litanie dei Santi pregate in Purgatorio da coloro che in terra furono invidiosi, San Michele è il secondo nominato, nella Divina Commedia, dopo Maria Santissima, segno, dunque, del suo grande potere di intercessione.

Maria Vergine e l’Arcangelo Michele sono associati nel loro combattimento contro il demonio ed entrambi, nell’ iconografia cristiana, pestano con i loro piedi, a seconda dei casi, il serpente, il drago, il diavolo in persona, che l’Arcangelo tiene incatenato e lo minaccia, pronto a trafiggerlo, con la sua spada.

Il culto micaelico è molto diffuso sia in Oriente che in Occidente, ne danno ampia testimonianza gli innumerevoli santuari, monasteri, chiese  e anche monti intitolati al suo nome. La prima Basilica dedicata all’Arcangelo in Occidente è quella che sorgeva su di un’altura al VII miglio della Via Salaria, ritrovata dalla Soprintendenza archeologica di Roma nel 1996. E il giorno della sua dedica, risalente a prima del 450, è rimasto il 29 settembre.

In Europa è presente la Linea Sacra di San Michele, in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio di Estate, che per oltre 2000 chilometri taglia l’Europa collegando sette monasteri dedicati proprio all’Arcangelo San Michele. Esiste, quindi, un simbolismo di elevata profondità religiosa, angelologica, storica, sociale, culturale, artistica. La Linea micaelica rimanda all’invito dell’Arcangelo Michele ai fedeli nel perseverare sulla via retta, ma anche alla difesa dell’Europa stessa da Satana. I tre siti più importanti, ovvero Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val di Susa e il Santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano, si trovano tutti alla stessa distanza l’uno dall’altro.

 

Skellig Michael, Irlanda

 

St Michael’s Mount, Gran Bretagna

 

Mont Saint Michel, Francia

 

Sacra di San Michele, Monte Pirchiriano in Val di Susa, Italia

 

Basilica di San Michele, Monte Sant’Angelo sul Gargano, Italia

 

Monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis, isola greca di Simi 

 

 

Monastero carmelitano Stella Maris, Monte Carmelo di Haifa, Israele 

 

I sette santuari della Linea Sacra sono: Skellig Michael (in Irlanda), St Michael’s Mount (in Gran Bretagna), Mont Saint Michel (in Francia), Sacra di San Michele (in Italia, nella regione Piemonte), San Michele (ancora in Italia, nella regione Puglia), Monastero di San Michele (in Grecia). L’unico a trovarsi fuori dall’Europa, ma che fa parte del proseguimento della Linea Sacra è il Monastero di Monte Carmelo, che si trova nella terra d’Israele, dove nacque il Cristianesimo. Ricordiamo che il logo di «Europa Cristiana» si rifà proprio alla Linea Sacra micaelaica. Tutti questi punti della presenza del culto a San Michele erano, nel Medioevo, mete obbligate dei pellegrini che intraprendevano il cammino devozionale e penitenziale sulla Via Francigena.

L’8 maggio 490 d.C. l’Arcangelo apparve a San Lorenzo Maiorano, Vescovo di Siponto, nella grotta sul Gargano, da qui la devozione si diffuse rapidamente. Il culto di San Michele fu caro ai Longobardi convertiti, infatti, l’Arcangelo, è patrono di molti comuni italiani e a Gualdo Tadino, in Umbria, si svolge un Palio in suo onore. Sul monte Pirchiriano, in provincia di Torino, proprio i Longobardi costruirono una piccola edicola dedicata all’Arcangelo Michele, sulla quale nel 986 fu edificata l’Abbazia, chiamata Sacra di San Michele. Ricordiamo ancora che il missionario irlandese San Colombano, vissuto fra il VI e VII secolo, nella sua prodigiosa opera evangelizzatrice in Europa, si prese a cuore questa devozione, fondando numerose chiese intitolate al Principe delle schiere angeliche di Dio.

Infine, la tradizione ricorda che la dedica del Castel Sant’Angelo di Roma a San Michele risale ad una visione avuta da Papa Gregorio Magno, vissuto fra il VI e VII secolo. In atto propiziatorio per la cessazione della peste, il Pontefice realizzò una processione lungo le Mura della città in tempo di Pasqua. All’avanzare della stessa processione, la pestilenza retrocesse, mentre dal cielo si udì un coro angelico intonante inni dedicati a Maria Vergine. Gregorio Magno vide, in cima al Mausoleo di Adriano, l’Arcangelo Michele  che riponeva la sua spada nel fodero, così comprese che Dio aveva arrestato l’epidemia. Da allora il castello venne chiamato Castel Sant’Angelo. Una decina d’anni dopo, a memoria dell’evento, Bonifacio IV fece costruire una chiesetta dedicata a San Michele in cima al Mausoleo, dove originariamente era stata collocata la quadriga bronzea. All’epoca dominavano in Italia i Longobardi, come sappiamo molto devoti a San Michele Arcangelo, e Bonifacio IV fu nei loro confronti conciliante a motivo del loro adattamento alla civiltà romana e al loro progressivo ripudio dell’eresia ariana.

Leone XIII, il 13 ottobre 1884, dopo aver terminato di celebrare la Santa Messa nella cappella vaticana, restò immobile una decina di minuti in stato di profondo turbamento. In seguito si precipitò nel suo studio. Fu allora che il Papa compose la preghiera a San Michele Arcangelo[2]. Successivamente racconterà il Pontefice di aver udito Gesù e Satana e di aver avuto una terrificante visione dell’Inferno: «ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve San Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo».

Dopo aver redatto l’orazione, fece chiamare il Segretario della Sacra Congregazione dei Riti, ordinandogli di far stampare il foglio che aveva in mano e farlo pervenire a tutti i vescovi della Chiesa: il manoscritto conteneva la preghiera che il Papa dispose di far recitare al termine della Santa Messa, la supplica a Maria Santissima e l’invocazione al Principe delle milizie celesti, per mezzo del quale si implora Dio affinché ricacci il Principe del mondo nell’Inferno.

Tale supplica è caduta in disuso. Nessun Pontefice ha abrogato questa preghiera dopo il Santo Sacrificio e neppure il Novus Ordo la nega, tuttavia negli anni Settanta si prese a non recitarla più, dando ascolto a quello «Spirito del Concilio Vaticano II» che ha inghiottito anche ciò che non era stato abolito. Oggi Francesco – preoccupato per le sorti sue e/o della Chiesa? Oppure cerca, con sguardo politico, di aderire alle devozioni di sempre per apparire un rivoluzionario moderato? – la ripropone. Non importa quale che sia la risposta alle due domande, l’importante è pregare San Michele Arcangelo.

 

[1] «Sub tuum praesidium confugimus Sancta Dei Genitrix. Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo Gloriosa et Benedicta» («Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta»).

[2] «Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen». («San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen»).

 

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5 commenti su “L’invito di Papa Francesco a pregare San Michele Arcangelo”

  1. Carla D'Agostino Ungaretti

    Questa notizia mi conforta e mi incoraggia perché mi fa capire che il Signore sta accogliendo la nostra quotidiana preghiera per questa disastrata Chiesa, resa tale dalla superbia e dall’arroganza degli uomini. Vuol dire che Papa Francesco si sta lasciando ispirare dallo Spirito Santo e allora dobbiamo tutti esultare e ringraziare il Signore. Io comincerò oggi ad aggiungere al mio Rosario quotidiano l’invocazione a s. Michele Arcangelo. Gratias agimus tibi, Domine, propter magnam gloria Tuam!

  2. Grazie, dottoressa Siccardi, per questo prelibato “tartufo” di cui abbiamo estremo bisogno e che mi riprometto di “cucinare” quotidianamente. Come Lei afferma, al di là delle personali intenzioni, la richiesta di pregare il potente difensore può fare solo del bene a ciascuno di noi e alla Santa Chiesa. Contribuirò a dare diffusione all’iniziativa anche tramite il Suo articolo. Grazie di cuore e buona domenica a tutti.
    Cristina Zaccanti

  3. ci vuole una bella faccia tosta, da parte di chi la Chiesa la vuol morta e seppellita, e con essa la fede cristiana, per invitare a pregare san Michele Arcangelo, il Difensore della Chiesa e della fede…. Ma io prendo al balzo l’ ‘alto’ invito e prego il Principe della milizia celeste che con virtù divina, ricacci nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni – e loro agenti – che si aggirano per il mondo per causare la perdizione delle anime.

  4. Alla fine del nostro rosario quotidiano recito sempre la preghiera a San Michele Arcangelo e lo faccio pure dopo la S. Comunione. Ma questo invito di Francesco mi lascia un po’ perplessa, venendo da uno che finora ha fatto del tutto per chiamare quelle nequitiae et insidiae diaboli che adesso parebbe voler scongiurare. Insomma, incendiario e pompiere allo stesso tempo.
    Mah…

  5. Anche San Giovanni Paolo II ci sollecitava gia il 24 Aprile 1994 durante il Regina Coeli(vedi Vatican) a rispolverare la famosa preghiera rivolta al Principe delle Schiere celesti,ancor piu oggi con la pandemia del corona Virus suggerisco la notissima Corona Angelica(della Portoghese Astonac, dettatagli dallo stesso Arcangelo San Michele in una Visione o interlocuzione) quotidiana meglio dopo il Santo Rosario

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