Leggende regionali – Valle d’Aosta: I giorni del Creatore – Parte IV

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Col passare degli anni, gli uomini si erano dimenticati che dovevano al Cielo ogni cosa. I valdostani, poi, avevano lasciato inaridire il loro cuore, erano diventati egoisti ed ingiusti e pensavano ad arricchirsi.

Il Buon Dio, rammaricandosi di aver dato una così bella vallata a uomini tanto malvagi, decise un giorno di richiamarli al bene, infliggendo loro il castigo che ben meritavano, col privarli del pane quotidiano.

«Va’» ordinò dunque ad un angelo, la vigilia della mietitura «e portami una spiga».

L’angelo volò in un campo di frumento e colse uno stelo, curvato dal peso dei grani: perché i chicchi, a quel tempo, si formavano lungo l’intero gambo, e la spiga partiva dal più basso dei nodi, attestando la generosità del Creatore nell’elargire agli uomini il pane.

Dio guardò con tristezza il suo dono e, stretta nel palmo destro l’estremità del gambo, che teneva fermo con la sinistra, lentamente risalì verso l’alto. Quando le dita giunsero alla spiga, gli angeli costerni la videro man mano ridursi al tocco divino, che distaccava i chicchi dallo stelo; e capirono che, quando fossero caduti, gli uomini non avrebbero avuto più pane.

«Fermati, mano di Dio!» supplicò allora Maria.

Ma la spiga continuava a rimpicciolirsi.

Impulsivamente la Vergine si protese ad afferrare la cima: le dita del Creatore si arrestarono, incontrando quella pietosa, ed al fusto rimasero attaccati tanti chicchi quanti ne aveva protetti il pugno di Maria.

L’indomani i contadini, trovando le spighe raccorciate, compresero che il Signore aveva voluto punirli e gli furono grati che, nella misericordia, avesse lasciato loro grano sufficiente per il pane quotidiano. Promisero di mutar vita e diventar più buoni: ed ancor oggi qualcuno si sforza di mantenere la promessa.

 

 

Chi risparmia la verga odia i loro figli, ma chi ama i loro figli ha cura di disciplinarli[1]

Così dice Iddio, Padre Onnipotente, nel Vangelo. Per poter educare e, quindi, disciplinare i propri figli, le punizioni sono inevitabili. Le punizioni fanno soffrire, ma proprio per questo sono utili, sia per chi le infligge sia per chi le subisce. Oltre a questa leggenda, un altro esempio è quando nostro Signore Gesù Cristo scaccia i mercanti dal tempio, rovesciando le loro bancarelle, liberando le loro bestie e prendendoli a frustate. Questo è avvenuto perché i mercanti avevano osato profanare il tempio, luogo sacro, trasformandolo in un mercato.

Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri![2]

Se Gesù non avesse usato quella frusta, il Suo tempio sarebbe rimasto profanato e quei venditori non avrebbero mai capito quale grave offesa avevano recato a Dio. Nel corso della storia, molti sono stati i castighi che il Buon Dio ha inflitto all’umanità per punirla della sua cattiveria. E questo è un altro buon motivo per fare una cosa semplice, ma essenziale: pregare. La preghiera è l’arma e, allo stesso tempo, lo scudo più forte che nostro Signore potesse mai donarci. È grazie alla preghiera se noi abbiamo la forza di conservare la Fede che Iddio ci ha donato. È grazie alla preghiera se possiamo contribuire nel salvare anime. È grazie alla preghiera se possiamo ricevere la misericordia di Dio. Se si prega la Madonna, Madre di Dio, allora possiamo sperare nella sua pietà, ma non dobbiamo dimenticare che Dio non agisce mai senza giustizia. Se Dio vuole punirci, significa che ce lo siamo meritato. Ma se Maria Vergine può intercedere per noi, allora noi non dobbiamo dimenticare quali siano i nostri doveri verso di lei e verso nostro Signore. Quando arrivano le punizioni divine, dobbiamo accettarle e ringraziare il Creatore per avercele inflitte, così da poter migliorare la nostra vita e, soprattutto, la nostra anima.

Dobbiamo accettare le punizioni per imparare dai propri errori, proprio come hanno fatto i contadini alla fine di questa storia.

 

[1] Proverbi 13:24

[2] Lc 19-46

 

 

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