L’arcivescovo di Spoleto, Renato Boccardo, ha “pregato” insieme all’imam Abdelilah Saouf

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Boccardo è un cognome molto comune in Piemonte, e da questa stirpe sono usciti anche due beati, due fratelli, Luigi (1861-1936) e Giovanni Battista, il primo fondatore della Suore di Gesù Re, ramo contemplativo composto da religiose cieche della congregazione delle Povere Figlie di San Gaetano, fondate dal fratello Giovanni Maria. Entrambi strinsero amicizia con i grandi santi subalpini del tempo. Oggi, invece, abbiamo un vescovo Boccardo che si stringe religiosamente alla comunità islamica, parliamo di Renato, nativo di Sant’Ambrogio di Torino, classe 1952, che governa la diocesi di Spoleto e che il 24 ottobre u.s. ha pregato insieme ad un imam a Spoleto, in piazza Pianciani, distante 70 metri (1 minuto a piedi) dalla chiesa di San Filippo Neri.

Infatti, come ha pubblicato l’Agenzia di informazione religiosa SIR, «La comunità cristiana e la comunità islamica di Spoleto insieme per invocare il dono della pace in Ucraina e nelle altre regioni del mondo dove si combattono guerre». L’incontro di “preghiera” è stato organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes diocesano, al quale hanno preso parte l’arcivescovo Boccardo e l’imam locale Abdelilah Saouf. Non c’erano solo i due rappresentanti religiosi, ma anche del Comune di Spoleto con il vice presidente del Consiglio comunale in jeans, Maura Coltorti.

Monsignor Boccardo ha sottolineato, laicamente, che la diversità è un’autentica ricchezza: «Siamo qui per elevare all’unico Dio il nostro grido di pace e per ridire che mai la violenza e la guerra possono invocare il nome di Dio. Sarebbe bello se tornando a casa ciascuno di noi facesse un proposito di pace: chiedere perdono a qualcuno, trattenere parole cattive che possono ferire l’altro, impegnarmi in qualcosa per il bene comune. Perché la pace nasce e si veicola nei piccoli gesti quotidiani». Al di là delle vuote parole secolarizzanti, c’è un gravissimo errore dottrinale perché: il Dio della Chiesa cattolica non è affatto Hallah, sono due entità assolutamente distinte!

Religioni monoteiste, con un solo Dio, non significa per nulla che tali entità siano uguali fra di loro. Neppure linguisticamente hanno gli stessi nomi, rimarcando la netta differenza.

Il termine Allāh deriva linguisticamente dalla radice arabo-semitica ʾ-l-h, che indica la generica «divinità», unita all’articolo determinativo arabo al. Dunque, significa «il Dio» supremo. In un passo del Corano, questo è uno dei due nomi con cui la divinità chiama se stessa. Ma Allāh possiede molti più nomi: ben 99, che servono a formare nomi teofori molto diffusi nell’onomastica araba quando sono preceduti dal termine ʿabd («servo di»).

Allāh è diverso dal Dio degli ebrei. Il nome «Yahweh» è una vocalizzazione dell’ebraico biblico יהוה, parola composta da quattro lettere: yodh, he, waw, he, corrispondenti alle quattro lettere dell’alfabeto latino YHWH, o JHVH, quindi detta «tetragramma». È indiscusso che il nome del Dio ebraico è indicato nella Tanakh con queste quattro lettere, la loro pronuncia resta incerta e oggetto di dibattito sia tra gli studiosi, sia tra i fedeli delle diverse confessioni che fanno riferimento al «Dio di Abramo». Gli ebrei evitavano di pronunciarne il nome per non profanarlo («Non nominare il nome di Dio invano»), mentre nell’Antico Testamento è reso per iscritto con il tetragramma, ossia dalle lettere prive di vocali. La pronuncia del nome è a tutt’oggi incerta. Talvolta gli ebrei usavano il termine Adonai, che significa Signore. Gli ebrei rabbinici continuano ad utilizzare il termine Adonai per designare il Dio di Israele, mentre gli ebrei samaritani, che non hanno mai considerato proibita la pronuncia del suo nome, ma solo la profanazione di quest’ultimo, lo leggono come Iahvè.

Sia Allah, sia Adonai-Iavhvé non possono essere raffigurati.

Il Dio della Chiesa Cattolica è la Santissima Trinità, è il Dio Uno e Trino: Padre, Figlio, Spirito Santo. Tre persone nella perfetta Unità. Una diversità che non può essere ignorata. Non è possibile per la Chiesa cattolica, che possiede la Verità (Cristo ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» Gv 14,6), rivelata dal Figlio di Dio, pregare insieme ad altri perché lede il rispetto verso la Sacra Verità portata dal Figlio di Dio in terra, dunque profana ignobilmente la Santissima Trinità, che non può essere messa per alcuna ragione sullo stesso piano con qualsiasi altra divinità, portatrice di menzogne o con qualsiasi chiesa fuori dal Vangelo, come afferma a chiare lettere san Paolo:

«Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!

Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal 1, 1-12).

Non abbiamo dubbi su quanto san Paolo insegna con autorità, divinamente assegnatagli: «Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti» (Atti 17, 29-31).

Il Figlio di Dio annuncia: «“Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniarvi queste cose nelle chiese. Io sono la Radice e la progenie di Davide, la lucente stella del mattino”. E lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ode dica: “Vieni”. E chi ha sete, venga; e chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita. Io dichiaro ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro che, se qualcuno aggiunge a queste cose, Dio manderà su di lui le piaghe descritte in questo libro. E se alcuno toglie dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita dalla santa città e dalle cose descritte in questo libro. Colui che testimonia queste cose, dice: “Sì, vengo presto. Amen”. Sì, vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen. (Ap 21, 16-20).

Pregare insieme a coloro che rappresentano le false confessioni è un atto anticattolico e insensato poiché al di fuori del Dio Uno e Trino non ci sono altre divinità, sono invenzioni, storie irreali ed illusioni; non si può mischiare ciò che esiste e ciò che non esiste, altrimenti, oltre ad essere una blasfemia, è il caos per le anime che non sanno più a chi e a che cosa credere.

Il direttore della Caritas e dell’Ufficio Migrantes, don Edoardo Rossi, ha espresso l’intenzione di proseguire sulla politica progressista, che si prende beffe di Cristo e della missione evangelica della Chiesa: «Abbiamo pensato a questo momento nel contesto delle iniziative della 108sima Giornata del Mondiale del Migrante e Rifugiato celebrata lo scorso 25 settembre. È il primo passo di un cammino che si intraprende tra la comunità cristiana e quella musulmana di Spoleto a favore della pace, nella comune consapevolezza che gli stranieri non sono invasori e distruttori, ma lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti. La nostra volontà è che sia un percorso duraturo e non solo occasionale».

 

 

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